Leading Australian Not for Profit Organisations – including Baptcare, Mission Australia and Amnesty Australia – have welcomed the High Court’s ruling which effectively stops the Gillard Government’s asylum seeker swap deal with Malaysia.
Refugee lawyers had asked the High Court to intervene in the government’s plans to send 800 asylum seekers – including unaccompanied minors – to Malaysia in exchange for 400 processed refuges.
In a 5-2 majority decision, the High Court found that Malaysia was not bound by law to look after the human rights of the asylum seekers, therefore the Immigration Minister could not declare Malaysia a country to which Australia can send refugees.
Not for Profit organisations are now calling on the government to consider alternative proposals to house unaccompanied asylum seeker children while their asylum applications are processed.
The Court also ruled that unaccompanied asylum seekers under the age of 18 cannot be taken from Australian without the Minister for Immigration’s written consent under the Immigration Act.
The High Court ruled that the Minister cannot send asylum seekers to a country for processing unless the country is legally bound (by international or domestic law) to:
  • provide access for asylum seekers to effective procedures for assessing their need for protection;
  • provide protection for asylum seekers pending determination of their refugee status;
  • and provide protection for persons given refugee status pending their voluntary return to their country of origin or their resettlement in another country.
  • In addition to these criteria, the Migration Act requires that the country meet certain human rights standards in providing that protection.
The Court also held that the Minister has no other power under the Migration Act to remove from Australia asylum seekers whose claims for protection have not been determined.
Along with Melbourne’s Crossway Baptist Church – whose members offered to accommodate and care for unaccompanied asylum seeker children for free – Baptcare and Mission Australia had campaigned to stop the Gillard Government from
Baptcare’s Chief Executive, Mr Jeff Davey says they welcome the High Court ruling, and implore the government to consider alternative proposals to house unaccompanied asylum seeker children.
Davey says Baptcare would welcome the opportunity to work with government to create options to release asylum seeker children into the community where they will have access to the supports that every child deserves,” said
Dale Stephenson, Senior Pastor of Crossway, says the offer made to the government to accommodate and care for the children still stands. He says asylum seeker children should get a chance to be looked after in the community which is far more beneficial to the child's long term wellbeing while their asylum application is processed
Lawyer David Manne, the director of the Refugee and Immigration Legal Centre, who brought the case before the High Court told journalists there was a real sense of relief following the finding.
Human Rights advocacy organisation Amnesty International described the ruling as a landmark victory for human rights.
Amnesty International refugee spokesman Dr Graham Thom says they are delighted that the High Court has prevented this outrageous, politically- motivated scheme from going ahead.
Dr Thom says Malaysia is clearly not a safe destination for refugees and asylum seekers. The Government should never even have contemplated outsourcing Australia's refugee protection obligations to a country which regularly canes, detains and abuses asylum seekers, and which refuses to sign the UN Refugee Convention.
He says now that the High Court has put an end to this sorry saga, it's time for common sense to prevail. Australia should treat all asylum seekers equally, regardless of whether they come by boat or by plane. All asylum seekers should be processed on the mainland in accordance with our obligations under the UN Refugee Convention.

Charities Applaud High Court Ruling Against Malaysia Swap Deal

Leading Australian Not for Profit Organisations – including Baptcare, Mission Australia and Amnesty Australia – have welcomed the High Court...

 effettuata da Transcrime diretto da Ernesto U. Savona, professore di criminologia ha l’obiettivo di ricostruire le scelte ed i percorsi di vita che gli ex MSNA hanno hanno seguito dopo il compimento del diciottesimo anno di eta’ con l’uscita dal sistema di presa in carico da parte dei Servizi, ricostruendone traiettorie, motivazioni, tappe ed eventi critici…. Questa ricerca si concentra sulle storie di alcuni ex minori stranieri che sono stati assistiti dai Servizi territoriali della Provincia autonoma di Trento. Una delle principali criticita’ del percorso di vita dei MSNA e’ infatti rappresentato dalla transizione all’eta’ adulta.

 

Lo scopo e’ quello di aprire una riflessione per capire se e come le politiche sociali locali hanno avuto un ruolo nell’orientare in positivo la vita del minore e cosa si potrebbe fare, in aggiunta a quello che si sta gia’ facendo, per rendere questi interventi piu’ efficaci.

Cosa Farò da Grande

La ricerca   “Cosa farò da grande. La transizione nell’età adulta degli ex minori stranieri non accompagnati nella Provincia di Trento”  ef...
La comunità Progetto Sud di Lamezia Terme ha aperto il servizio “Comunità per minori stranieri non accompagnati” per la promozione della tutela dei Minori stranieri non accompagnati: minori che giungono in Italia da soli, senza nessun parente adulto che li accompagni.
Oltre alla responsabilità nei confronti di questi adolescenti e giovanissimi - dice don Giacomo Panizza - crediamo che accogliere “l’altro” significhi riconoscere prima di tutto pari dignità ad ogni uomo, ad ogni donna, a ogni bambino e bambina e a ogni storia di vita, nessuno escluso. Pensiamo – ha poi aggiunto - che ogni persona sia portatrice di esperienze e di identità culturali e riconoscendo l’originalità e l’unicità delle esperienze è possibile tessere scambi per ricostruire un cammino comune basato sui valori che stanno alla base dei diritti umani riconosciuti dall’ONU e dalla nostra Costituzione. Significa anche pensare alla persona migrante come risorsa umana, produttiva e culturale e non come problema di sicurezza pubblica, valorizzando l’identità culturale quale ricchezza per tutti”.
Pertanto al fine di favorire l'inserimento e l'integrazione l'Associazione Comunità Progetto Sud e gli ospiti del centro S.P.R.A.R. di Lamezia Terme hanno organizzato per il 30 Agosto 2011 la festa di fine Ramadan.

Festa di fine Ramadan Made in Lamezia Terme organizzata dalla Comunità per Minori Stranieri non Accompagnati

La comunità Progetto Sud di Lamezia Terme ha aperto il servizio “Comunità per minori stranieri non accompagnati” per la promozione della tut...
Un bambino rom di 5 anni, proveniente dall'Europa dell'est, è stato trovato da solo, abbandonato vicino a un ristorante della stazione Termini intorno alle 20 di domenica sera. E' stato il personale del ristorante a segnalare ai carabinieri dello scalo Termini e della stazione mobile di piazza dei Cinquecento quel bambino che ormai da tempo girovagava per lo scalo ferroviario. Il bambino è stato affidato a una struttura di accoglienza vista l'impossibilità di rintracciare i genitori. 

I militari l'hanno avvicinato e accudito, comprandogli anche un giocattolo per tranquillizzarlo. A loro, tramite una ragazza rumena che ha fatto da interprete, il piccolo ha raccontato di essere giunto al ristorante con la mamma e che questa si sarebbe allontanata dicendogli che doveva comprare le sigarette. La donna però non ha fatto ritorno e il bambino, agitato e piangendo, ha cominciato a girare per i negozi dello scalo. 

I carabinieri sono al lavoro per rintracciare la donna. Apparentemente, dicono gli investigatori, sembrerebbe un caso di abbandono, anche in considerazione del fatto che nessuna segnalazione di scomparsa è arrivata finora alle forze dell'ordine. Non è ancora escluso definitamente, comunque, che alla donna invece possa essere accaduto qualcosa.(repubblica.it)



Termini, bimbo abbandonato in stazione Ora è affidato a casa famiglia

Un bambino rom di 5 anni, proveniente dall'Europa dell'est, è stato trovato da solo, abbandonato vicino a un ristorante della stazio...

Un total de 746 menores extranjeros de 82 nacionalidades diferentes han sido atendidos por la Conselleria de Justicia y Bienestar Social de enero a mayo de 2011, de los cuales 491 corresponden a la provincia de Alicante, 270 a Valencia y 36 a Castellón. 

Según ha indicado la directora general del Menor, Carolina Martínez, del total de 746, tan solo 256, que supone el 34%, son menores extranjeros no acompañados. Entre los 82 países de diferente procedencia de los menores destacan por el número de casos, Marruecos que con 224 supone el 30% del total y después con menos incidencia Rumania y Argelia con 59 y 58 menores.Por otro lado, de los 746 menores extranjeros atendidos desde el 1 de enero a 31 de mayo, 561 son tutelados y 185 están en guarda. De ellos 438 se encuentran en acogimiento residencial y 308 en acogimiento residencial. Según la distribución por sexo, 496 (66,5) son varones y 250 (33,5%) mujeres. La edad mayoritaria se sitúa entre 16 y 18 años, aunque "algunos tienen más, y ocultan su edad", ha advertido Carolina Martínez. Así, uno de los principales problemas detectados por los organismos involucrados, es concretar la edad de los menores recién llegados. La directora General del Menor ha destacado el esfuerzo del Consell "para ofrecer una atención adecuada a los menores que necesitan protección, para lo que la Generalitat ha incrementado en función de las necesidades los recursos de atención residencial y diurna y ha reforzado la calidad con la especialización y diversificación de los centros". No obstante, la atención residencial se realiza también en cualquiera de los centros de la red de protección, especialmente en Centros de Recepción. Asimismo, Carolina Martínez ha subrayado que la atención a los menores extranjeros en la Comunitat Valenciana, se realiza tanto a través de las plazas residenciales como con el recurso de acogimiento familiar. En este sentido, ha puntualizado que para dar respuesta al fenómeno migratorio de los menores extranjeros, la Comunitat Valenciana dispone de 13 centros específicos para menores extranjeros del sistema de protección, concretamente, 1 de recepción, 7 de acogida y 5 centros de emancipación. Con un total de 134 plazas residenciales de las cuales 93 están en la provincia de Valencia y 41 en la provincia de Alicante. Paralelamente a la atención que los menores reciben en la red de centros de la Generalitat, la Conselleria de Bienestar Social ha subvencionado en los últimos años a la Asociación Valenciana de Ayuda al Refugiado (AVAR) un programa de atención integral a menores. Entre las actividades que se desarrollan con esta iniciativa para facilitar la integración en los ámbitos escolar, residencial y social, se presta asesoramiento legal, enseñando la lengua española y la contextualización cultural, apoyo al desarrollo psicosocial, actividades de salidas los fines de semana y tiempo libre. Los menores extranjeros también son beneficiarios de los programas de inserción laboral para menores del sistema de protección que financia la Conselleria de Justicia y Bienestar Social. Protocolo de actuación Respecto al protocolo de actuación con los menores, la directora general de la Familia ha explicado que cuando los menores son detectados son atendidos, en un primer momento, en un centro de primera acogida, "con el objeto de proceder al estudio de su situación personal, social y familiar, y de su entorno, para elaborar la correspondiente propuesta de medida de protección". Estos centros son establecimientos residenciales abiertos, de atención inmediata y transitoria, de carácter integral de acogida a niños y adolescentes en el momento den que se produce la necesidad por razones de desprotección. En estos casos, según indica Carolina Martínez, la Conselleria de Justicia y Bienestar Social comunica la situación a la Fiscalía de Menores y a la Subdelegación de Gobierno, "con el propósito de facilitar el reagrupamiento familiar siempre que sea posible, o en su defecto articulando medidas de procesos de inserción intensivos". También ha matizado que la Generalitat presta a los menores extranjeros "la misma atención que a los menores nacionales", pero, primando en su condición de inmigrantes, "la realización de programas que faciliten su integración social, cultural y laboral, procurando respetar al mismo tiempo su idioma, su religión y sus hábitos culturales". 

Quasi 750 bambini immigrati sono presi in custodia dalla Generalitat Valenciana

Un total de 746 menores extranjeros de 82 nacionalidades diferentes han sido atendidos por la Conselleria de Justicia y Bienestar Social de...
At the age of 15, Nestor Tata watched rebel soldiers in the Democratic Republic of Congo (DRC) kill his father and not long afterwards came home from school to find the murdered body of his mother. With no siblings or anyone else to turn to, he took his parent's savings from their hiding place under a mattress, packed a small bag and fled.
"I decided if I stayed, they would kill me too," he told IRIN. "I took a taxi to Kalemie [in eastern DRC] and then a boat across Lake Tanganyika and then a bus to Lusaka [in Zambia]...I still had no idea where I was going."
After a month in Zambia and another two months in Zimbabwe, Tata made his way to South Africa where his youth and lack of English got him across the border despite having no documents.
"I arrived here by God," he said.
But Tata's troubles were far from over. South Africa's progressive constitution and laws extend the same protections to unaccompanied minors (the term given to children who cross border without parents or adult care-givers) as to local children, but in practice they face immense bureaucratic hurdles and are often left to fend for themselves.
Although no figures are available, Mmone Moletsale of the UN Refugee Agency (UNHCR) said that based on reports from their partners, South Africa was receiving an increasing number of such children, but still lacked an efficient system for dealing with them.

"Children's Court, Social Development and Home Affairs all have different standard operating procedures when it comes to unaccompanied minors," said Samantha Mundeta of Lawyers for Human Rights, who is currently helping 75 such children navigate the maze of conflicting regulations. "There's a lot of passing of the buck."
With government social workers in short supply and often reluctant or unsure what to do with unaccompanied minors, most of whom are over the age of 15, Mundeta often resorts to linking them with NGOs like the Refugee Aid Organization (RAO), which has funding from UNHCR to help about 110 migrant and refugee children in Pretoria and Johannesburg with their immediate needs for food, shelter and counselling. According to Moletsale, Social Development has agreed on the need to better define the role of social workers with regard to unaccompanied children and to work with other government departments to develop one set of procedures for assisting them.Xenophobic element? However, Claudia Serra, director of RAO, believes it is not just a dysfunctional system that is working against unaccompanied minors but an unwillingness to view them as deserving of care. "There is a xenophobic element to it, especially when the attitude is, 'I'd rather help a South African child'," she told IRIN. Abale Justin, director of the Refugee Children's Project in Johannesburg, said that the Department of Social Development was always their first port of call when they received an unaccompanied minor in need of a safe place to stay. "They always say the shelters [places of safety] are full but in our experience, most shelters funded by Social Development are not willing to take refugee children, they are giving priority to local children."The Department of Home Affairs is responsible for issuing the immigration permits and identity documents the children need to attend school or access social services but will not do so unless they have been assigned a social worker by the Department of Social Development and have a Children's Court order setting out their care arrangements. "This is where one of the major problems arises," said Moletsale, explaining that the type of assistance social workers are supposed to provide is not clearly defined and that there are inconsistencies between different government departments about which should come first - documentation or the Children's Court order.After six months selling sweets on the streets and learning English, Tata started receiving a R500 (US$70) a month stipend from RAO and, at the age of 18, was finally able to start attending school in January. He had also acquired an asylum-seeker permit which put him in a better position than many other unaccompanied minors who have fled poverty rather than war. "For the migrant children it's even worse, because if there's no asylum claim, documenting those children is one of the biggest nightmares," said Moletsale. In such situations, UNHCR sometimes assists the government's International Social Services department to try to trace parents or family members of the children. "We come across parents clearly saying they don't have the means to support [the child] so let them remain in South Africa so they can get an education and a better life," she said. "We grapple with what's in the best interests of the child. Do we leave them in an institution in South Africa or send them home?"Survival skills For orphans like Tata and many other unaccompanied minors who have fled their own horrors in countries such as Burundi, Rwanda, Somalia and DRC, returning home is not an option. "I just want to study a lot," he said. "Maybe I can get a better life, maybe I can be an accountant. But it's very difficult to study because you're worrying too much about so much stuff, like what to eat."Steven Rwagasore, a 19-year-old refugee from Rwanda who lost both his parents during the 1994 genocide, is two months away from taking his final exams at the same Pretoria school as Tata, but has only got this far through a combination of survival skills and determination. He subsidized his small stipend from RAO by pasting posters on lampposts and selling fruit after school, but when he failed a year he decided to cut back on his working hours and focus on studying. "I ate two slices of bread and drank water for lunch and budgeted myself R7 for dinner," he said. "I knew that if I go to school, my life will change." Rwagasore wants to become a South African citizen and "contribute something to this economy", but in order to further his education he will need financial assistance that currently does not exist for unaccompanied children who are no longer minors. "A lot that came in as unaccompanied minors are now young adults and we have no budget to assist them," said Serra.

PURTROPPO OGNI MONDO E PAESE PER I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

At the age of 15, Nestor Tata watched rebel soldiers in the Democratic Republic of Congo (DRC) kill his father and not long afterwards came ...
Dal dossier I Piccoli Schiavi Invisibili nato dalla collaborazione tra Save the Children e l'associazione On the Road-Consorzio Nova emerge che migliaia sono in Italia i minori vittime di sfruttamento sessuale, costretti all'accattonaggio, al lavoro nero e a attivita' illegali. I minori sfruttati sono perlopiù stranieri: ragazze romene, nigeriane, albanesi, nordafricane ma anche maschi romeni, magrebini, egiziani, afghani e Rom rumeni e della ex Jugoslavia.
Allarmante è il dato dello sfruttamento sessuale, stimato tra i 1.600 e i 2.000 minori, maschi e femmine, coinvolti in prostituzione su strada, che occupano una fetta significativa rispetto alla prostituzione adulta. A preoccupare è il crescente sfruttamento sessuale “indoor”, ove le cifre si aggirano ad una quota 3 volte superiore a quello su strada, con una presenza di minori pari al 10% sul totale degli adulti.
"Nonostante i molti passi avanti fatti, anche a livello legislativo, sia sul versante della lotta al traffico e allo sfruttamento di minori sia della identificazione e aiuto delle vittime, rileviamo con preoccupazione una resistenza e persistenza del fenomeno", ha commentato Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.
Dal dossier pubblicato si può notare come lo sfruttamento delle giovani vittime avviene perlopiù al chiuso, nascoste agli occhi di tutti, dove è più difficile contrastare il fenomeno. Questo comporta il richio uno sfruttamento più feroce e invisibile.
La responsabile di Save the Children ha aggiunto che il dato preoccupante è che il controllo delle giovani vittime avviene da parte dei propri coetani.
"Bisogna aggiungere il fatto che dietro la gran parte dei minori ci sono situazioni di grande poverta', bisogno ed emarginazione su cui fanno leva le organizzazioni criminali. E' il caso delle donne e ragazze nigeriane di cui rileviamo un aumento degli arrivi via mare da Lampedusa proprio in queste settimane. Non si puo' escludere che tra esse ci siano vittime di tratta, anche in ragione del fatto che sono quasi 6.000 ogni anno le nigeriane portate in Europa per essere sfruttate".


Le vittime di sfruttamento sessuale sono in maggioranza Romene (46%)


Sono soprattutto ragazze di nazionalita' romena le vittime dello sfruttamento sessuale di minori. Lo rileva il rapporto di Save the Children stilato in collaborazione con l'associazione On the Road. Seguono le ragazze provenienti dalla Nigeria (36%), le albanesi (11%) e le giovani nord-africane (7%).
La spiegazione dei dati è che le minori romene, in quanto cittadine comunitarie e in possesso di documenti, giungono in Italia in modo abbastanza agevole, spesso con la promessa di un lavoro, insieme a fidanzati o comunque a persone di cui si fidano.
Poi la costrizione avviene, nella maggior parte dei casi, in due modi:
  1. con la violenza
  2. attraverso uno pseudo-legame affettivo.
    Questa seconda forma e' costruita dallo sfruttatore facendo percepire alla giovane vittima la prostituzione come funzionale ad un progetto comune di coppia, stabilendo un vincolo psicologico difficile da rompere. Come accennavamo sopra, nello sfruttare viene utilizzato il ruolo del controllo tra “pari” dove lo sfruttatore decide di imporre a una coetanea delle ragazze il compito di esercitare per suo conto il controllo sulle giovani, le quali hanno in genere piu' reticenze a ribellarsi, poiche' questo significherebbe essere escluse dal gruppo.
    Le ragazze nigeriane, spesso avendo gia' subito violenza nel proprio paese o durante il viaggio, arrivano già con la c.d. Maman che esercita il controllo.
    Ne l'ingresso via mare, in particolare a Lampedusa, afferma Save the Children, si e' registrato un incremento consistente di arrivi dalla Nigeria: tra aprile-agosto sono approdati sull'isola 4.935 migranti nigeriani, di cui 984 donne, 194 minori non accompagnati e 89 accompagnati, con un picco massimo nella prima meta' del mese di agosto, momento in cui sono arrivati secondo le stime della ong circa 2.170 nigeriani, di cui 388 donne, 89 minori non accompagnati (prevalentemente adolescenti femmine) e 23 accompagnati.
    Dai dati riportati, le giovani vittime Nigeriane sono sottoposte a un ferreo controllo da parte degli sfruttatori durante l'attivita' di prostituzione cui sono costrette, convinte anche attraverso riti tradizionali, con cui si vincolano a ripagare un debito molto elevato maturato con il viaggio.
    Mentre per le ragazze Romene, spesso il loro guadagno consiste solo nel vitto e nell'alloggio.


Le vittime di sfruttamento sessuale maschile sono soprattutto i Rom.


Ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 18 anni sono la maggior parte delle vittime di sfruttamento sessuale maschile, particolarmente nelle grandi citta' come Roma e Napoli.
Alcuni lavorano come lavavetri di giorno ai semafori per poi prostituirsi la notte, in luoghi della citta' conosciuti per la prostituzione maschile, o nei pressi di sale cinematografiche con programmazione porno, saune e centri massaggi per uomini.
Oltre ai minori Rom, ci sono anche maghrebini e romeni.
I Maghrebini utilizzano in mercato del sesso per “arrotondare” il lunario, mentre i Romeni è proprio la prostituzione la principale fonte di guadagno.
Una delle più becere forme di sfruttamento è quello del c.d. “Affitto”, ove Clienti “particolari” pagano consistenti cifre a sfruttatori per prestazioni di lungo periodo, dove le giovani vittime vivono con i “clienti”.

Nel caso della prostituzione c.d. “Indoor”, il 10% sono minori.

Il fenomeno della prostituzione dai luoghi “aperti” è forse quello più allarmante, visto il controllo esercitato dagli sfruttatori sulle vittime e la limitata capacita' di raggiungerle da parte degli operatori delle organizzazioni sociali.
Infatti secondo il documento prodotto da Save the Children e dall'associazione On the Road il fenomeno è sempre più crescente come emerge da un'analisi attenta delle riviste di annunci espliciti di vendita di sesso a pagamento cui si evince la giovanissima eta' di molte prostitute. 

migliaia sono in Italia i minori vittime di sfruttamento sessuale, costretti all'accattonaggio, al lavoro nero e a attivita' illegali

Dal dossier  I Piccoli Schiavi Invisibili  nato dalla collaborazione tra Save the Children e l'associazione On the Road-Consorzio Nova ...
23 Agosto:
Giornata Onu in Ricordo della Schiavitu' 
e
 della sua Abolizione .
23 Agosto: Giornata Onu in Ricordo della Schiavitu'  e  della sua Abolizione .
Egiziani e afgani sono i minori che, giungendo in Italia da soli, dunque 'non accompagnati', sono esposti al rischio di cadere nella rete dello sfruttamento.

Lo denuncia Save the Children nel nuovo dossier 'I piccoli schiavi invisibili', in collaborazione con l'Associazione On the Road -Consorzio Nova.

Sono 6.340 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia: Afganistan, Tunisia, Egitto e Marocco i principali paesi di provenienza.

I ragazzi egiziani, spiega Save the Children, giungono in Italia con una ''forte determinazione a lavorare per contribuire al proprio sostentamento e a quello delle famiglie che, d'altra parte, pagano ai trafficanti cifre notevoli, anche fino a 8 mila euro, per garantire loro il viaggio verso il nostro paese''.

Alla ricerca dunque spasmodica di un lavoro i minori egiziani, come rilevato da Save the Children attraverso le sue attivita' di protezione di almeno 5.850 minori migranti non accompagnati fra il 2010 e il 2011, possono finire in circuiti di sfruttamento lavorativo, per esempio nel settore ortofrutticolo con 'guadagni' giornalieri di pochi euro, o cadere vittime di organizzazioni criminali per essere sfruttati nello spaccio di sostanze stupefacenti.

L'Italia, conclude Save the Children, ''si conferma un paese di transito per i minori afgani, spinti a partire dall'Afghanistan o dal Pakistan o dall'Iran, dove spesso le loro famiglie decidono di rifugiarsi per sottrarsi alla guerra. Pur di raggiungere la meta, cioè il più delle volte i paesi del Nord Europa, sono disposti a tutto: vivere in strada, fare lavori pericolosi e non retribuiti fino anche a prostituirsi o compiere attività illegali''.

PICCOLI SCHIAVI INVISIBILI

Egiziani e afgani sono i minori che, giungendo in Italia da soli, dunque 'non accompagnati', sono esposti al rischio di cadere nell...

Nel comune di Milazzo, “l'accoglienza” dei Minori Stranieri non Accompagnati paga due euro e mezzo al giorno a persona.
La cittadina Siciliana “campione di accoglienza” ha vinto la “gara di solidarietà” lanciata dal Ministero delle Politiche sociali per ospitare i MSNA. Infatti, dal 12 luglio u.s. Vengono “ospitati” circa una ventina di giovani scampati miracolosamente a fame e guerre che stanno lacerando il continente Africano.
Il sindaco, Carmelo Pino, “dalle idee un po' confuse” in quanto a capo di una coalizione che unisce finiani e sinistra radicale, passando per ex forzisti, autonomisti, centristi di varia natura e Pd, con entusiasmo dice: “Siamo uno dei pochi comuni in Sicilia che hanno offerto la propria disponibilità a far parte del piano di evacuazione dell’isola di Lampedusa approntato dal governo, in collaborazione con la Protezione civile, portando avanti un’alleanza con il terzo settore”.
L'eccesso di solidarietà, la bontà, l'ospitalità di questa “colorita e assortita” amministrazione comunale viene fatta pagare cara alla Coop. Utopia, che ha in affidamento i minori immigrati. Infatti, la “colorita e assortita” amministrazione in tempi record vista la rilevanza del progetto ha concesso sempre per la Su richiamata “Solidarietà, bontà ed ospitalità” un immobile di sua proprietà a titolo di comodato d'uso gratuito!!!
Ma magari!!!!!
I filantropi del comune hanno autorizzato in men che non si dica la “locazione transitoria” di due unità abitative con una superficie utile coperta di 380,96 mq, più 198 mq di cortile e 36,98 di balconi e terrazzo.
Utopia, che riceve 67 euro al giorno per ogni minore, dovrà versare al Comune un canone mensile di 1.501,96 euro, con “rate anticipate”. Moltiplicato per i cinque mesi di durata del contratto (dall’1 agosto al 31 dicembre 2011), l’“accoglienza” dei giovani immigrati consentirà entrate nelle casse comunali per 7.502 euro, denaro che sarà decurtato dagli interventi a loro favore (cibo, servizi, formazione, ecc.). Due euro e mezzo in meno per ogni minore al giorno in nome della solidarietà al contrario, non quella del dovere morale degli enti locali a cofinanziare l’ospitalità dei rifugiati ma quella dei migranti “accolti” per contribuire a ridurre i deficit finanziari.
Ritengo non sia degno dello spirito di accoglienza dei milazzesi che invece di mettere gratuitamente a disposizione dei ragazzi le strutture necessarie al loro ricovero, il Comune si faccia pagare per ospitarli”, afferma Antonio Isgrò, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà.
In virtù del fatto che il piano di risanamento economico dell’ente, recentemente approvato, impedisca di dare gratis in comodato i locali di sua proprietà, assistiamo all’indecoroso trattamento riservato alla cooperativa Utopia che, nonostante la difficile e impegnativa presa in carico per la permanenza dei giovani africani, si vede costretta a pagare pure un esoso canone al Comune. In sede di discussione dell’atto, avevo presentato un emendamento che proponeva di concedere gratuitamente l’uso dei locali comunali per le finalità sociali. Il parere negativo dei dipartimenti furono una delle ragioni che mi spinsero a non votare il piano. Il tessuto sociale milazzese non può permettersi di chiudersi in dannose restrizioni che vanno contro il semplice buon senso”.
Dal canto loro, i MSNA per ricambiare alla filantropia di questa amministrazione pro-immigrati ha annunciato per voce degli amministratori che avrebbero compiuto delle prestazioni “volontarie” a favore dell’ente locale.
Pronto è apparso, in data 2 agosto, sul sito del Comune di Milazzo il comunicato:
Bonificata l’area monumentale all’interno del Gran Camposanto”.
L’intervento di pulizia straordinaria – prosegue la nota - è stato eseguito però dai giardinieri comunali e dai 27 ragazzi (7 sono ospiti a Santa Lucia del Mela n.d.a.) provenienti dai paesi del Nord d’Africa che da alcune settimane si trovano nella città del Capo. Muniti di rastrelli, pale ed altri strumenti per la rimozione delle erbacce, i ragazzi hanno lavorato con grande impegno e con grande entusiasmo, nonostante il gran caldo, restituendo decoro ad una zona che deve essere mantenuta in queste condizioni”.
Infine il commento dell’assessore all’ambiente, Maurizio Capone, “promotore dell’iniziativa”: “Si tratta di un momento di apertura della nostra città a questi ragazzi al fine di favorire quel processo di integrazione che è stato richiesto alle località che li accolgono. Si tratta in prevalenza di giovani, rimasti orfani e in condizioni economiche difficili, ma con tanta volontà di fare qualcosa per la comunità che li ospita anche per imparare un mestiere. Adesso contiamo di organizzare altre iniziative legate sempre al miglioramento dell’arredo urbano e al decoro di Milazzo. Quanto alla bonifica del cimitero ritengo che fosse una necessità visto che da anni non veniva fatta”.
Come se non bastasse gli “ospiti” migranti sono stati utilizzati per la pulizia di aiuole e antiche scalinate della città.
Sarebbe divertente, se non fosse drammaticamente triste, indagare con chi, nella circostanza, si siano integrati i nostri giovani ospiti e, tuttavia, i fatti dimostrano la leggerezza, la superficialità e l’assoluta mancanza di sensibilità del nostro primo cittadino e dei suoi sodali”, ha commentato l’avvocato Giovanni Formica, presidente di DeM – Democratici e Milazzesi, già candidato a sindaco per il centro-sinistra. “Siamo cresciuti nel convincimento che l’integrazione fosse un processo che si nutre dello scambio e del confronto tra le culture, che alimenta la conoscenza e conduce all’apprezzamento dell’altro ed invece impariamo oggi che si raggiunge in un cimitero a suon di pale e rastrelli”, aggiunge Formica. “Il nostro gruppo consiliare ha formalizzato un accesso agli atti del Comune per verificare se tra le attività di accoglienza siano previste quelle nelle quali sono stati impiegati i minori e se, conseguentemente, siano state assicurate tutte le tutele alle quali ha diritto chi svolge un’attività lavorativa per conto di una Pubblica Amministrazione”.
Dal canto suo, la Cooperativa sociale Utopia respinge ogni addebito difendendo il proprio operato.
La nostra è una struttura-ponte”, cioè un centro di prima accoglienza dove i minori provenienti da Lampedusa risiederanno per lo stretto tempo necessario ad individuare alloggi definitivi”, spiega Francesco Giunta, presidente di Utopia.
La creazione delle strutture-ponte per l’accoglienza temporanea dei minori stranieri non accompagnati nasce a seguito delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3933 del 13 aprile 2011 e n. 3048 del 20 giugno ed in conseguenza dell’enorme afflusso di migranti (più di 2.000 minori) in Sicilia. I nostri ospiti sono di età compresa tra i 14 e i 17 anni e provengono in buona parte da Mali e Ghana, ma anche da Ciad, Burkina Faso, Benin, Senegal e Costa d’Avorio”. “Attorno a questa esperienza – aggiunge Giunta - si è attivata una rete di solidarietà che ha coinvolto alcune parrocchie e associazioni locali, la Chiesa Evangelica, i Servizi della Medicina di base dell’ASL, l’Agesci, il Centro Sportivo Italiano, decine di giovani e meno giovani che hanno chiesto di dare una mano, hanno portato indumenti e generi alimentari”.
I nostri ragazzi non stanno svolgendo alcuna attività lavorativa in senso stretto, perché quelle svolte assieme ai giardinieri del Comune sono per noi attività di educazione al lavoro che hanno esclusivamente degli obiettivi formativi. Sono esperienze che io chiamerei di cittadinanza attiva, in termini di puro volontariato. Perché non comprendere che i nostri amici dalla pelle scura hanno un forte desiderio di sentirsi protagonisti di attività che in parte conoscono e che in parte potranno contribuire ad accrescere il loro patrimonio di esperienze personali? Tranquillizziamo infine sugli aspetti amministrativi ed assicurativi. L’attività di accoglienza presso la struttura-ponte è gestita in stretto collegamento con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e monitorata costantemente dall’associazione umanitaria Save the Children”, spiega il Presidente di Utopia.
Sarà, ma a noi di minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com non ci sembra affatto il modo corretto per ACCOGLIERE dei MSNA che avrebbero necessità di veri “percorsi educativi e formativi”.

ACCOGLIENZA A PAGAMENTO

Nel comune di Milazzo, “l'accoglienza” dei Minori Stranieri non Accompagnati paga due euro e mezzo al giorno a persona. La cittadina S...
Presentati al sindaco di Mazzarino (Tp), i nuovi minori rifugiati politici arrivati in citta' dal centro di prima accoglienza di Pian del lago di Caltanissetta ed ospiti dell'associazione ''I Girasoli''. Da 15 minori, ospiti allo stato attuale presso l'associazione ''I Girasoli'', si e' passati da giovedi' a trenta minori. ''Sono il vostro papa', il vostro tutor legale- ha detto il sindaco Vincenzo D'Asaro ai 15 minori- di tutto quello che farete ne rispondero' io, sono fiducioso in voi e speriamo che si possa aprire una nuova pagina della vostra vita, sicuramente qui troverete la giusta accoglienza''. 

Altri 15 MSNA ospiti a Mazzarino(TP)

Presentati al sindaco di Mazzarino (Tp), i nuovi minori rifugiati politici arrivati in citta' dal centro di prima accoglienza di Pian de...


L'accordo con il governo di Kuala Lumpur è naufragato. Lo scorso 8 agosto, l'Alta Corte d'Australia ha deciso la sospensione a tempo indeterminato dei trasferimenti di rifugiati verso la Malaysia, frutto di un controverso accordo tra i due Paesi per risolvere il problema dei flussi di migranti irregolari. Un duro colpo per la premier laburista Julia Gillard, ormai ai minimi della popolarità, e per il governo australiano che tenta da tempo di cavalcare soluzioni "deterrenti" che scoraggino i profughi a partire. La Malaysia, che non ha firmato la Convenzione di Ginevra per i rifugiati, avrebbe dovuto costituire l'ultima frontiera per i people-boat, impedendo lo sbarco in Australia. L'esternalizzazione della questione immigrazione, però, resta l'asse della politica nazionale. Così, dopo lo stop dell'Alta Corte, il governo di Canberra si è rivolto alla vicina Papua Nuova Guinea. Ieri, con la stretta di mano tra l'Alto commissario australiano in Papua Nuova Guinea Ian Kemish e il ministro degli Affari esteri e dell'immigrazione Ano Pala, si è conclusa la trattativa tra i due Paesi: in cambio di cospicue sovvenzioni, nell'isola di Manus sorgerà un nuovo centro di detenzione per richiedenti asilo.

Il progetto, però, non vedrà la luce prima di molte settimane, come confermato dal ministro dell'immigrazione australiano Chris Bowen alla radio Abc. Secondo il responsabile, inoltre, «nella struttura non si prevede alcun intervento di agenzie internazionali come l'Unhcr», l'Agenzia Onu per i rifugiati. L'importante è che «l'Australia giochi un ruolo nell'amministrazione del centro». Sull'isola di Manus, in realtà, era stata già costruito un centro di detenzione tra il 2001 e il 2004 durante il governo del premier austrialiano John Howard. Dieci anni dopo, la gestione dell'immigrazione illegale si è fatta di prima importanza nonostante i numeri degli arrivi siano irrisori rispetto alla popolazione dello Stato federale. Sono meno di duemila i visti concessi nei primi sei mesi di quest'anno dal governo australiano, mentre i tempi per la concessione dello status di protezione internazionale si sono enormemente allungati: il periodo di detenzione nei centri è passato dalla media del 2009 di 103 giorni, ai 316 dei primi sei mesi del 2011.

L'attesa si innalza a 413 giorni per i cittadini dello Sri Lanka. Secondo i dati del ministero dell'Immigrazione, nel 2010 sono arrivati in Australia 134 barconi, che trasportavano 6.535 persone. Fino all'aprile scorso, gli arrivi sono stati appena 16, per un totale di meno di mille persone. Si tratta di cittadini afgani, iraniani, pakistani e cinesi. Quest'ultimi, poi, in visibile crescita come ha dimostrato il recente Rapporto sui cinesi d'oltremare 2011, il cosiddetto libro blu, che ha individuato nell'Oceania la meta del 90 per cento degli immigrati del Colosso asiatico. Il traffico di esseri umani, inoltre, sta interessando un numero sempre più consistente di minori non accompagnati, spesso fatti partire su imbarcazioni il cui equipaggio è quasi esclusivamente composto da giovanissimi. Anche Amnesty international è intervenuta di recente per ridimensionare il problema: «Rispetto al resto del mondo, il problema dei migranti in Australia è veramente poca cosa, meno dell'1 per cento del totale dei profughi e i numeri sono in diminuzione».

Ciononostante, il trattamento riservato agli stranieri irregolari segue un modello che predilige l'alta concentrazione delle persone in luoghi circoscritti e che costa allo Stato oltre 800 milioni di dollari ogni anno. Sono 23 i centri di detenzione obbligatoria nati sul territorio, il più grande dei quali a Christmas Island, nell'Oceano indiano, in cui sono costrette quasi 800 persone, ben il doppio delle possibilità di capienza della struttura. In totale, al 30 giugno scorso, sono 6.403 gli immigrati chiusi in regime di detenzione in attesa di una risposta dalle commissioni che valutano le procedure d'asilo. Perfino il responsabile dell'Australian medical association, la maggiore associazione di medici del Paese, è finito su tutte le pagine dei quotidiani australiani per aver apertamente denunciato, durante una cena istituzionale alla Great hall del Parlamento, le disumane condizioni di detenzione nelle strutture. «Il sistema è intrinsicamente dannoso, specialmente per i minori», ha dichiarato Steve Hambleton di fronte all'uditorio di politici. Suicidi, atti di autolesionismo, disturbi fisici e psicologici sono sempre più frequenti e documentati nei report del personale medico. Secondo le testimonianze raccolte da Gerry Georgatos, medico e ricercatore, «le condizioni di detenzione dei migranti sono peggiori di quelle che si trovano nelle nostre prigioni». (TERRA)

Nei centri dei migranti è dramma per i bambini

L'accordo con il governo di Kuala Lumpur è naufragato. Lo scorso 8 agosto, l'Alta Corte d'Australia ha deciso la sospensione a...

Osman, nome fittizio, ha tredici anni ed è uno dei centinaia di minori stranieri non accompagnati che vengono «ospitati» nella ex base Loran a Lampedusa o nel Cara di contrada Imbriacola. La sua è una storia emblematica, che abbiamo raccolto tra le tante e che rappresenta, meglio di qualunque ragionamento politico, lo stato delle cose. Osman è di origine eritrea, e la sua famiglia lavorava a Tripoli da quando lui è nato. I genitori non gli hanno mai raccontato come fossero arrivati li, ma da alcuni accenni e ricordi di famiglia, affiora un viaggio pericoloso e difficile, in cui aveva perso la vita suo fratello maggiore. Ora quel viaggio mortale è toccato anche a lui, come una nemesi per non si sa quali colpe. Osman è arrivato in Italia dalla Libia una ventina di giorni fa, imbarcato a forza da qualcuno che voleva liberarsi della sua famiglia e spedirlo, come una «bomba biologica» dall'altra parte della costa. Osman non era solo all'inizio di questa drammatica avventura: aveva vicino il padre, che però è «scomparso» nel viaggio, mentre la madre è stata trattenuta in Libia, chissà dove. 
Quando gli si chiede la sua storia, ti dice che la tragica fine del padre non è stata causata dalle condizioni del viaggio, come per molti altri, bensì dal fatto che lo scafista lo abbia gettato in mare come esempio per gli altri «passeggeri». «Ma è un buon nuotatore si salverà», dice abbassando gli occhi. Al suo arrivo, dopo tre giorni di mare, stipato con altre 400 persone su un barcone fatiscente, è stato tratto a riva dalle Guardia costiera. Si ricorda che lo scafista ha gettato il navigatore satellitare in mare appena le motovedette li hanno avvistati, forse per non far capire da chi venivano le direttive per il viaggio. Dopo un sommario controllo sanitario sulla banchina è stato trasferito alla base di contrada Imbriacola, dove è stato identificato e poi trasferito alla ex base Loran, in questo posto circondato da filo spinato e guardato giorno e notte da personale di polizia o dell'esercito, che ha l'ordine di fare entrare solo le organizzazioni umanitarie preposte all'assistenza. Dopo l'identificazione e il trasferimento è partita la trafila umanitaria; i volontari delle organizzazioni non governative, o delle Nazioni Unite, lo hanno avvicinato ed hanno faticosamente conquistato la sua fiducia. 
Non è facile far capire ai ragazzi la differenza tra i ruoli ma, soprattutto, non è facile fargli capire che qualcuno stia ancora dalla loro parte. Dopo questo primo approccio, che è durato diversi giorni, superato il primo shock, Osman è stato informato dei suoi diritti, e sostenuto nelle scelte difficili che deve fare: vuole chiedere lo status di rifugiato politico? Sa cosa significa? È in grado di scrivere della sua condizione denunciando puntualmente le minacce alla sua vita? Sa che così facendo non potrà tornare in Libia? O vorrebbe tornare in Eritrea, dalla quale però la sua famiglia è fuggita ma lui non sa il perché? Oppure vuole semplicemente ritrovare qualche parente in Europa al quale chiedere l'affido? Sa che come minore straniero non accompagnato ha diritto a essere assistito ed a non essere rimpatriato? Ma sapere tutto questo non basta ad Osman; lui ha anche delle domande, e timidamente le pone: perché sono rinchiuso qui? Perché non posso uscire, ho commesso qualche reato? Cosa mi è successo? Perché ad un certo punto una pioggia di missili si sono abbattuti su Tripoli, perché ci hanno cacciato via? Se siete voi italiani che ci bombardate perché adesso non ci volete aiutare? Domande alle quali, in realtà, almeno parzialmente, vorrebbero poter rispondere centinaia di Comuni italiani, per disponibilità espressa formalmente anche dal Presidente dell'Anci, e che sarebbero disponibili ad attivare le loro reti di assistenza in favore di questi minori non accompagnati. Ma sulla strada di questa solidarietà dovuta, c'è un grosso problema: i fondi stanziati sono assicurati solo per quest'anno, e poi? E ancora, nell'immediato dell'emergenza sbarchi: solo pochissimi operatori hanno il diritto di assistere i minori, e dunque i tempi si allungano a dismisura e le loro domande restano inevase, spesso inascoltate, mettendo i ragazzi in uno stato di profonda frustrazione e di vera e propria deprivazione sensoriale, che li porta ad episodi di autolesionismo, di tentato suicidio, pur di «evadere» in qualche modo da queste prigioni senza nome, costretti come sono a fissare l'azzurro accecante del mare ed il dardeggiante del sole meridiano nel cielo, soli con i loro ricordi, senza poter uscire e reclusi senza aver commesso alcun reato. Raffaele K. Salinari(Presidente Terre des Hommes)

La storia di Oman, tredicenne eritreo ora a Lampedusa

Osman, nome fittizio, ha tredici anni ed è uno dei centinaia di minori stranieri non accompagnati che vengono «ospitati» nella ex base Lora...
Marsala in ordine di tempo è l'ultima destinazione delle “rotte migranti” dal Nord Africa. Nelle campagne di Petrosino, comune limitrofo a Marsala, sono stati bloccati 35 immigrati, di cui 10 minori e una donna, mentre almeno altri 15 hanno fatto perdere le proprie tracce. I minori rintracciati sono stati condotti nei due CIE di Trapani.

A
Pantelleria nella nottata del 17 Agosto, minisbarco sull'isola di Pantelleria dove sono arrivati dieci migranti tunisini condotti nella struttura “d'accoglienza” danneggiata da un incendio appiccato da alcuni nordafricani dopo l'ennesima protesta, come già scritto sulle pagine di questo blog, contro le disumane condizioni di “ACCOGLIENZA”.

Lampedusa 65 minori non accompagnati, su disposizione del soggetto attuatore per i minori, sono stati trasferiti a Porto Empedocle.
Positiva può essere considerata l'apertura di nuove strutture di accoglienza ma rimangono sempre lente le procedure di accoglienza, nonché e soprattutto inadeguate le condizioni di accoglienza, in primis, il centro di acccoglienza di Lampedusa.
Minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com chiede alle autorità l'immediata sistemazione al di fuori di questi “CENTRI DI ACCOGLIENZA”, inadeguati a causa del sovraffollamento, della promiscuità tra minori e adulti e delle inadeguate condizioni igieniche registrate in questi giorni, oltre che essere contrari per tutti questi motivi alle norme sull'immigrazione.
I numeri dell'emergenza:
  • 575 i minori non accompagnati collocati nelle strutture di accoglienza temporanea sulla terraferma;
  • 1.726 trasferiti nelle comunità per minori di 12 regioni italiane;

Marsala, l'ultima destinazione in ordine di tempo....

Marsala in ordine di tempo è l'ultima destinazione delle “rotte migranti” dal Nord Africa. Nelle campagne di Petrosino, comune limitrofo...
http://tv.repubblica.it/dossier/emergenza-lampedusa-2010/lecce-bloccato-veliero-a-bordo-56-afgani/74323?video

La
GDF di Lecce ha scoperto nella giornata di ieri 56 migranti afghani stipati sottocoperta in una barca a vela diretta verso le coste salentine.I Migranti sono31 uomini, 14 donne e 11 ragazzi.

migranti afghani in barca a vela sulle coste salentine

http://tv.repubblica.it/dossier/emergenza-lampedusa-2010/lecce-bloccato-veliero-a-bordo-56-afgani/74323?video La GDF di Lecce ha scoperto...
Un barcone con alcune centinaia di migranti a bordo è approdato questa mattina a Lampedusa, nel molo di Cala Pisana dove stava per salpare il traghetto di linea Palladio diretto a Porto Empedocle.  Secondo le prime informazioni sono 280 e fra loro ci sono 20 donne e un bambino. In questo momento sono ancora in corso le operazioni di attracco dell'imbarcazione, assistita da una motovedetta dei carabinieri e dalla Guardia Costiera

Sbarchi senza fine a Lampedusa

Un barcone con alcune centinaia di migranti a bordo è approdato questa mattina a Lampedusa, nel molo di Cala Pisana dove stava per salpare i...

Senza sosta gli sbarchi a Lampedusa dove è giunto un barcone con a bordo 404 profughi. Tra loro 45 donne e 13 bambini.  Un altro barcone è in arrivo (ndr del quale vi daremo presto notizia)

A Lampedusa (intorno alla mezzanotte) sono stati soccorsi e portati sull'isola altri  223 migranti, tra cui 210 uomini e 13 donne. Alle 7.40 il secondo sbarco con 227 profughi, tra cui 29 donne e 4 bambini. 
Con gli ultimi sbarchi a Lampedusa si contano oltre 2.100 migranti con rischi altissimi, soprattutto per i tanti minori, che si ripetano situazioni come quelle denunciate nei giorni scorsi se non si interviene in tempi rapidi.

Non c'è tregua negli sbarchi, il mare calmo è un'autostrada per la fuga dal nordafrica.

Senza sosta gli sbarchi a Lampedusa dove è giunto un barcone con a bordo 404 profughi. Tra loro 45 donne e 13 bambini.  Un altro barcone è ...

L'Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gravi e diffuse violazioni dei diritti elementari degli stranieri respinti, espulsi o trattenuti o che hanno presentato domanda di asilo o che svolgono in condizioni irregolari lavori stagionali in agricoltura.

Violazioni che stanno pericolosamente diventando “normali o di prassi”. Pertanto si richiede la massima sttenzione da parte delle competenti Autorità.
Di seguito alcuni gravi fatti, che coinvolgono Minori, pervenuti a minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com che si unisce all'ASGI nella richiesta di immediati provvedimenti per rimediarvi, in mancanza dei quali appoggerà l'ASGI nella presentazione delle doverose segnalazioni alle competenti Procure della Repubblica nonché agli organismi internazionali ed alla Commissione europea.

  1. Si pone l'attenzione su gravi impedimenti all'effettivo esercizio del diritto di difesa derivante dalla illegale prassi adottata nei confronti dei migranti, in particolare dei potenziali richiedenti asilo e dei minori non accompagnati sbarcati in questi mesi a Lampedusa e nel resto della Sicilia che si verificano nonostante la presenza, presso le strutture di prima accoglienza, degli enti operanti nel progetto “Presidium”, come più volte denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com.
  2. Preoccupante la situazione degli stranieri trasferiti da Lampedusa e trattenuti presso i nuovi CIE Temporanei di Santa Maria Capua Vetere, di Palazzo San Gervasio (PZ) e di Kinisia (TP). Allarmante è il caso dell’ex CIE di Palazzo S. Gervasio (PZ), oggi chiuso per totale inagibilità, presso il quale sarebbero stati detenuti, in condizioni di degrado e privazione, in aprile, circa 220 cittadini stranieri. In spregio alle regole risultano essere convalidati, dal Giudice di Pace di Palazzo S. Gervasio tutti i provvedimenti di trattenimento, con unico provvedimento collettivo privo delle motivazioni di fatto e di diritto, quindi con modalità e procedure lesive del diritti di difesa senza idoneo esame delle posizioni individuali, ivi compreso il trattenimento di minori illegittimamente presenti nell'area di detenzione.
  3. Ennesima violazione, si registra relativamente alle procedure per l’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati, moltissimi dei quali giungono da aree rispetto alle quali appare evidente la necessità di garantire un rapido accesso alla domanda di protezione internazionale, ove con la consueta e “folle procedura di accertamento” si dilatano notevolmente i tempi con il palese rischio che parte di coloro che erano giunti e trattenuti come minori nelle more giungono alla maggiore età senza avere goduto dei diritti connessi alla loro condizione. Si evidenzia, altresì, che nella perdurante assenza di un protocollo nazionale che disciplini le procedure mediche di accertamento dell’età in maniera estremamente scientifica, con la conseguente riduzione dei margini di errore, si continui con la “folle procedura di accertamento” di cui alla circolare del 9 luglio 2007 del Ministero dell’Interno (Prot. N. 17272/7), che riteneva la presunzione dell’età minorile nel caso di dubbio di cui all’art. 8, co. 2, D.P.R. 448/88, affermando che detto principio “possa trovare applicazione in via analogica anche in materia di immigrazione, ogni volta in cui sia necessario procedere all’accertamento della minore età. Pertanto la minore età deve essere presunta qualora la perizia di accertamento indichi un margine di errore”.
    Con la “folle procedura di accertamento” è lapalissiano l'elevato il rischio che nei centri di Lampedusa e Pozzallo, in particolare, si possono verificare casi di illegittimo trattenimento di minori in promiscuità con adulti.
  4. Ulteriore violazione viene dagli enormi ritardi, come denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com nella comunicazione al Giudice tutelare ed al Tribunale dei minori, tant'è che molti minori vengono trasferiti nelle cd. “strutture ponte” senza avere la possibilità di poter presentare la richiesta di protezione internazionale, nonostante le disposizioni della Protezione Civile indichino con chiarezza che presso dette strutture ai minori va fornita ogni tempestiva informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale.
  5. Molto grave è la situazione nel Cara di Salina Grande (Trapani) ove si registrano sempre più risse e proteste con crescenti rischi per donne e bambini.

    SEMPRE PIù GRAVI LE CONDIZIONI DI "ACCOGLIENZA" DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

    L' Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gr...

    La “base Loran”: che nome esotico. Chissà cosa pensavano i giovani marines americani, che negli anni Ottanta venivano assegnati a presidiare questa piccola base radio, su questo scoglio in mezzo al Mediterraneo.
      
    I lampedusani ancora li ricordano, gli americani, come una presenza allegra, non ingombrante… «È vero, erano i padroni dell’isola» dice qualcuno «ma mettevano allegria quando giravano in gruppo per il paese un po’ alticci, ridendo e cantando canzoni in inglese!».
     
    Molti ancora ricordano la piscina interna alla base Loran, dove gli americani avevano trasportato la sabbia dalla Spiaggia dei Conigli per fare il campo da beach volley. Oggi non puoi spostare nemmeno una pietra su quella spiaggia, ormai diventata oasi protetta. Chissà quante uova di tartaruga Caretta Caretta saranno finite schiacciate sotto i piedi di ragazzotti americani che giocavano a beach volley... Ora siamo seduti sul bordo di quella piscina, io e Abedì, o meglio su quello che era il bordo di quella piscina.
     
    Alle base Loran gli americani non ci sono più, ora ci sono gli africani, “i turchi”, come li chiamano i lampedusani (… quanti popoli sono passati per questa isola…). La base Loran ospita oggi circa 150 “minori stranieri non accompagnati”, ragazzi tra i 14 e i 17 anni arrivati qui dal mare, a bordo dei barconi che salpano quasi ogni giorno dalla Libia. Non sono come i turchi, che venivano per depredare, non sono come gli americani, che si sentivano i padroni dell’isola, sono gli ultimi degli ultimi, giovani ghanesi, maliani, nigeriani, bangladesi, che vivevano da immigrati in Libia, senza genitori, scappati dal loro Paese per la fame o per le violenze. Come Abedì.
      
    Abedì ha interrotto la solita partitella a pallone sopra la piscina, ormai ricoperta di cemento e trasformata in cortile (la chiamano campetto da calcio, ma non ha nemmeno le porte), per unirsi a noi in preghiera. Oggi alla Base Loran c’è un gruppo di giovani italiani, della comunità di Sant’Egidio, che organizzano un momento di preghiera per questi ragazzi accolti alla base Loran. Stiamo lì seduti in raccoglimento, uno di fianco all’altro, ascoltiamo i passi del Vangelo, ascoltiamo le parole del parroco di Lampedusa, Abedì tiene le mani giunte, è veramente assorto.
     
    Al termine della preghiera scambiamo due parole. Quando gli dico che sono italiano, con gratitudine mi dice: «Gli italiani sono brave persone!». Io mi guardo intorno, e ripenso alle condizioni in cui gli italiani tengono questi ragazzi da settimane: se eravamo cattive persone cosa gli facevamo?!
     
    Così, per ricambiare il complimento, gli dico con entusiasmo: «Be', anche i ghanesi sono brave persone!” e lui mi inizia a raccontare di come i ghanesi gli hanno ucciso i genitori. Prima il padre, in piazza durante degli scontri, nemmeno sapeva perché, forse una protesta, ma chissà contro cosa. Poi la madre, in casa, prima violentata e poi uccisa davanti ai suoi occhi da un gruppo di balordi.
     
    No, secondo Abedì i ghanesi non sono brave persone. Ho fatto una gaffe terribile. Mi racconta che lui in Ghana non vuole più tornare, che non ne vuole più sapere del Ghana, che non gli importa più nemmeno del suo idolo, Abedì Pelè, il campione di calcio di cui porta il nome. Come dargli torto?
      
    Abedì a 16 anni ha già visto morire ammazzati i suoi genitori, è partito con dei coetanei verso il deserto, lo ha attraversato non si sa come (o almeno non vuole dirmelo), è finito in Libia dove aveva un cugino, ha lavorato come garzone in un banco al mercato di Tripoli e ha dormito in strada di notte per più di un anno, cercando di sfuggire alla polizia libica.
     
    Poi le bombe, la guerra, le bande per strada che andavano a caccia di “neri” e il sogno dell’Europa, la traversata in mare ed ora è qui, seduto sul bordo di una piscina che non c’è più, in una base americana che non c’è più, su un’isola che chiamano la porta d’Europa, di un'Europa che non c’è più o che forse non c’è mai stata.
     
    Forse Abedì merita di più di questo. Forse merita di più di essere accolto in questo posto ormai fatiscente, con le pareti scrostate, i materassi in terra, il mobilio scadente, un solo piccolo televisore mezzo rotto che trasmette solo canali italiani, e dove tutto il giorno passa le sue giornate senza far nulla, come gli altri ragazzi, poco più che bambini, che condividono con lui la stessa storia.
      
    Chissà cosa avrà pensato durante la preghiera Abedì, chissà cosa avrà chiesto al suo Dio. Forse avrà ringraziato per averlo fatto arrivare sano e salvo in Italia, o forse si sarà disperato e avrà chiesto perché sia dovuto nascere in Ghana invece che in Italia.(Caritas)
     
     

    "Le ore che passano lente, sul bordo di una piscina che non c'è più..."

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