GRECIA: Migranti e rifugiati, le prime vittime della crisi



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Le conseguenze più spiacevoli della crisi economica in Grecia non si abbattono soltanto sugli autoctoni: a rivelarlo sono i rapporti diffusi da alcune organizzazioni umanitarie, sia locali sia internazionali, che pochi giorni fa hanno diffuso testimonianze per nulla confortanti sulla situazione degli stranieri in Grecia; queste stesse associazioni del resto, avevano denunciato già nel corso del 2012 ripetuti episodi di xenofobia e di aggressione ai danni di immigrati e richiedenti asilo, categorie sociali notoriamente più deboli.

Già nel maggio scorso l’ONG Praksis aveva diffuso alcune cifre: soltanto nella capitale più di 11.000 immigrati vivevano in edifici occupati abusivamente, mentre altri 1.500 erano costretti a dormire in strada. Una situazione così disastrosa lascia immaginare perché nel 2012, più di 6.000 stranieri tra immigrati e richiedenti asilo, approfittando di un programma di rimpatrio volontario, abbiano fatto domanda per rientrare nei propri paesi d’origine, tutto pur di non restare in Grecia. Altri 800 hanno potuto far ritorno a casa beneficiando invece di un aiuto finanziario ottenuto dal governo norvegese. Già nel 2010 però, l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (IOM) con sede centrale a Ginevra, e numerose altre sedi in altre città europee tra cui Atene, aveva registrato circa 14.000 domande di rimpatrio volontario da parte di stranieri allora residenti in Grecia; tra le cause principali la disoccupazione, il mancato ottenimento di asilo politico o di assistenza minima, e le frequenti aggressioni da parte di gruppi neonazisti.
Ma molti, moltissimi stranieri e richiedenti asilo sono ancora bloccati sul territorio ellenico: ad un gran numero di loro è stato addirittura impossibile consegnare la domanda d’asilo. Nella capitale la prefettura accoglie le richieste per la procedura una volta a settimana e per poche ore. In questo modo, impedendo la regolare consegna delle domande, le prefetture greche non producono abbastanza documenti d’identità “temporanei” come previsto dalla legge europea in merito alle procedure d’asilo. Molti di loro sono stati fermati dalla polizia, arrestati e trasportati nei centri di detenzione temporanea, dove però è frequente che gli immigrati  restino molto più del previsto: si tratta di strutture piccole, sovraffollate, senza fornitura di cibo né di riscaldamento e in cattive condizioni igieniche, dove alle aggressioni da parte della polizia si sommano i nervosismi e le reazioni tra i gruppi di detenuti.
Uno dei maggiori giornali greci ha rivelato pochi giorni fa che è stata costruita una muraglia anti-immigrati lunga 150 km, che si estende al confine con la Turchia costeggiando il corso del fiume Evros. Una lunga barriera su cui verranno installate telecamere a circuito chiuso, munita di filo spinato e di un profondo fossato pieno d’acqua, pronta a scoraggiare qualunque uomo.La realizzazione dell’opera, costata al governo circa 3 milioni di euro può dare l’idea di quanto il sentimento xenofobo in Grecia sia divenuto ossessivo e di come si stia sedimentando sempre di più tra tutti gli strati della società. La muraglia sull’Evros non ha però scoraggiato le centinaia di migranti che si aggrappano all’Europa entrando attraverso i confini meno controllati delle molte isole greche. Samos, Lesbo, Chios, le isole del Dodecaneso nel 2012 hanno visto l’arrivo di decine di stranieri, costretti a dormire per strada e a chiedere l’elemosina agli abitanti. Molti di loronon sono stati arrestati perché la polizia del luogo non avrebbe saputo dove portarli,  altri non sono mai riusciti a raggiungere le isole; gli ultimi, in 18, sono annegati  lo scorso dicembre al largo di Lesbo. Agli appelli internazionali, la Grecia risponde che la risoluzione della crisi economica ha per ora la priorità su tutti gli altri problemi presenti nel paese. L’argomentazione però non convince.
Già nel Settembre del 2010 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) aveva fatto un appello al governo greco chiedendo di accelerare i tempi per la riforma del sistema di asilo, poichè sin da 3 anni fa era emerso che ai richiedenti asilo in Grecia non fosse garantita la minima assistenza e che fossero applicati su di loro, anche su minori non accompagnati, violenze e abusi di potere da parte delle autorità. Il governo greco si era giustificato affermando che nel proprio paese  il sistema di determinazione dello status di rifugiato non avesse le stesse procedure degli altri stati europei, e per questo le persone che richiedevano protezione internazionale non avevano di fatto diritto a nulla. Nel 2009 un rapporto di Human Rights Watch riportava un dato molto significativo, e allora la crisi economica in Grecia non era ancora scoppiata: quattro anni fa nella penisola ellenica solo lo 0.05 % delle richieste d’asilo era stato accettato. In questi anni nonostante gli appelli, i 300 milioni donati dall’UE per far fronte all’emergenza immigrazione in Grecia e le promesse del governo, i numeri rivelano che in Grecia nulla è cambiato, o forse si: è peggiorato. Il mese scorso Amnesty International ha diffuso un Comunicato Stampa e briefing   sulla grave condizione in cui versano rifugiati e  immigrati  in Grecia.
Intanto il Consiglio d’Europa ha chiesto all’UE e a tutti i singoli stati di aiutare Atene a gestire l’emergenza immigrati, aumentando assistenza e aiuti economici mentre l’Osservatorio Human Rights Watch  ha da poco accusato le autorità italiane di respingere gli immigrati che arrivano sulle nostre coste, e di rimandarli in Grecia pur essendo a conoscenza dell’emergenza rifugiati che interessa la penisola ellenica da anni, e pur conoscendo le condizioni disumane di detenzione a cui i migranti vanno incontro non appena giunti in Grecia. Il rapporto diffuso da Human Rights Watch, Turned Away: Summary Returns of Unaccompanied Migrant Children and Adult Asylum Seekers from Italy to Greece” (Restituiti al mittente: le riconsegne sommarie dall’Italia alla Grecia dei minori stranieri non accompagnati e degli adulti richiedenti asilo) documenta i trattamenti sommari inflitti ai migranti, espulsi come oggetti dalle forze di polizia, senza prima effettuare verifiche e screening che rivelino storie, età e  reali bisogni degli stranieri.
eastjournal.net
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