“Arcipelago CIE” : storie di diritti negati

I CIE si confermano strutture congenitamente incapaci di garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona.”  E’ fondamentale che vengano chiusi e che l’Italia dia inizio a un nuovo cammino di progresso civile.  E’ quanto sostengono i Medici per I diritti Umani che, ieri, a Roma, hanno presentato il primo rapporto “Arcipelago CIE. Indagine sui centri di identificazione ed espulsione (Infinito Edizioni)”. Si tratta del primo documento del  genere redatto in Italia, ed è stato costruito attraverso 12 mesi di pazienti indagini, compiute in maniera serrata presso tutti i centri di identificazione e di espulsioni presenti del nostro Paese. Fondamentali, poi, sono state le segnalazioni e le testimonianze dirette degli stranieri trattenuti e del personale operativo. Non sempre, tuttavia, questo tipo di comunicazione è stato reso concretamente possibile. I Medici per i Diritti Umani, infatti, hanno talvolta segnalato difficoltà a parlare con gli immigrati e le immigrate nonché col personale medico presente oppure a visitare gli alloggi.

Dal racconto e dalla lettura del documento, poi, emergono reiterate situazioni di disagio e tensione che, a volte, sfociano in episodi di aggressione a danno degli operatori. Tali situazioni esplosive, secondo questi ultimi, dipendono, nella stragrande maggioranza dei casi “dalle drammatiche condizioni di vita dei trattenuti”. Al CIE di Crotone, ad esempio, “alcuni migranti hanno più volte raccontato di essere tenuti come animali e  hanno invitato più volte il team di MEDU ad entrare negli alloggi per prendere visione diretta delle condizioni, a loro avviso fatiscenti, della struttura”.
In un comunicato stampa diffusa da MEDU (Medici per i diritti umani) si legge che: “le evidenze acquisite confermano in modo univoco la palese inadeguatezza dell’istituto della detenzione amministrativa nel tutelare la dignità e i diritti fondamentali dei migranti trattenuti tra cui la salute e l’accesso alle cure. Inoltre, anche alla luce di un’analisi prettamente utilitaristica e sulla base dei dati forniti a MEDU dalla Polizia di Stato, il sistema dei CIE si dimostra fallimentare in quanto scarsamente rilevante e poco efficace nel contrasto dell’immigrazione irregolare. Il prolungamento dei tempi massimi di trattenimento a un anno e mezzo non ha inoltre sortito alcun effetto significativo in termini di efficacia nei rimpatri mentre ha contribuito ad aggravare in modo allarmante la tensione all’interno dei centri. Anche l’efficienza dell’intero apparato dei CIE appare quanto meno discutibile. In effetti, anche a prescindere dall’alto costo umano che i CIE comportano, l’insieme dei costi economici necessari ad assicurare la gestione, la sorveglianza, il mantenimento e la riparazione di queste strutture non appare commisurato ai modesti risultati conseguiti nell’effettivo contrasto dell’immigrazione irregolare”.
Infine, i Medici per i Diritti Umani chiedono alle istituzioni:
  1. la chiusura di tutti i centri di identificazione ed espulsione attualmente operativi in Italia, in ragione della loro palese inadeguatezza strutturale e funzionale;
  2. la riduzione a misura eccezionale, o comunque del tutto residuale, del trattenimento dello straniero ai fini del suo rimpatrio.
Foto | Flickr
Fonte: www.terranuova.org
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