Immigrazione. La polizia contro i Cie: “Sono bombe ad orologeria”

Assenza di personale e di regolamento, soggiorni troppo prolungati: le condizioni dei Cie italiani sono disperate, tanto da far allarmare anche i sindacati di polizia che ora richiedono un intervento atto a risolvere la situazione d’emergenza.
-18 agosto 2013- Le condizioni in cui gli immigrati devono vivere all’interno dei Cie è nota, così come le situazioni di tensione che in essi si verificano, con rivolte da parte degli immigrati che richiedono di essere trattati con dignità e rispetto.

Il panorama in merito è piuttosto desolante, tanto che si è tornati a lanciare l’allarme in merito: questa volta, a farlo, è stato il sindacato di polizia Sap che, ha denunciato la “drammatica situazione” che vige, con agenti impegnati 24 ore su 24 nel controllo e nella vigilanza, dovendo affrontare le problematiche legate alla carenza di personale e le rivolte che, inevitabilmente, si scatenano.
“C’è bisogno di regolamenti comuni per tutti i centri e di nuove norme sullo status degli ospiti di queste strutture che non sono detenuti, ma che comunque devono essere trattenuti. La situazione ormai è esplosiva”, ha scritto  il sindacato, secondo cui i problemi sono legati per lo più ai “soggiorni prolungati degli immigrati nei Cie, con i consolati che hanno il compito di identificare coloro che sono trattenuti e che invece non rispondono o lo fanno con estremo ritardo”.
“Abbiamo fatto presente questa situazione al ministero dell’interno“, ha spiegato il segretario generale del sindacato, Nicola Tanzi, “ma per ora non abbiamo avuto risposte soddisfacenti.” “Il nodo è tutto politico”, ha aggiunto, “Finchè non verrà sciolto la situazione dei Cie continuerà a essere a rischio”.
Ma il Sap non è l’unico sindacato a preoccuparsi in merito. Anche il Siulp, in relazione alle rivolte verificatesi nei giorni scorsi nella struttura di Gradisca, reputa i Cie ”bombe ad orologeria pronte ad esplodere in qualunque momento e inaspettatamente”. Quanto accaduto a Gradisca altro non sarebbe dunque che ”un esempio emblematico dell’alternanza di periodi di apparente calma a periodi di alta tensione dagli esiti imprevedibili”.
Per questo, il sindacato ha domandato che venga ridotto il periodo di trattenimento degli immigrati all’interno dei Cie. Ma non solo: le richieste spaziano anche ad una stesura di un regolamento nazionale e univoco delle procedure di trattenimento, la verifica deicosti di gestione, l’assunzione di personale ad hoc, nonché la dislocazione delle strutture secondo criteri che prendano in considerazione anche la dimensione geografica del territorio che ospita la struttura.
Fonte: www.articolotre.com
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