Italia: occorre armonizzare le leggi sull’immigrazione con la protezione dei minori

Ogni anno le comunità di accoglienza perbambini e minori in Italia segnalano al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la presenza di migliaia di giovani stranieri non accompagnati. Si tratta per lo più di ragazzi che hanno un’età compresa tra i 15 ed i 17 anni, che non hanno cittadinanza italiana e che si trovano in Italia da soli e senza un adulto di riferimento che sia per loro legalmente responsabile. Cosa gli aspetta? Procedure non uniformi e poco chiare per l’identificazione e l’accertamento dell’età dei minori migranti, condizioni critiche nei centri di prima accoglienza, mancanza delle garanzie di copertura economica per i nuovi collocamenti in comunità e un sistema di tutela legale fortemente inadeguato nei tempi e nei modi.

Queste, dalle informazioni raccolte da Save the Children, sono solo alcune delle principali problematiche, frutto del sistema legislativo tricolore, che interessano ogni giorno i 5.656 giovani stranieri non accompagnati che al 30 maggio erano presenti nelle comunità per minori in Italia. “Ogni anno arrivano via mare almeno 2.000 minori stranieri non accompagnati, e quest’anno sono già 1.257, il doppio dello stesso periodo nel 2012. Come succede purtroppo da tempo ogni anno, l’Italia affronta l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati solo in termini di emergenza, senza poter contare su un sistema nazionale organizzato, con un continuo rimpallo di competenze e responsabilità tra istituzioni locali e nazionali, con l’effetto immediato e continuato di esporre proprio chi è più vulnerabile a rischi anche gravissimi,” ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.
Così ad un minore può capitare “di essere accolto in una comunità di qualità e di essere accompagnato verso l’autonomia, mentre ad un altro capita di rimanere invisibile, facile vittima di circuiti di sfruttamento e di illegalità” ha aggiunto Raffaela Milano, responsabile dei programmi Italia-Europa di Save the Children. Dopo un viaggio spesso drammatico, per molti ragazzi stranieri anche l’arrivo in Europa rischia così di trasformarsi in un incubo con la conseguenza dell’aumento dell’eventualità di fuga dei minori dalle comunità stesse, come è già avvenuto quest’anno per i 1.418 ragazzi che risultano irreperibili. Ma possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo dramma, non solo moralmente, ma giuridicamente? La legislazione italiana stabilisce che i minori stranieri non accompagnati non possono essere espulsi e che lo Stato deve farsi carico della loro accoglienza e della loro integrazione, assumendo ogni scelta in rispetto del loro superiore interesse. Ma non solo. Come ci ricorda il Cinformi, il Centro informativo per l’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento, “i minori stranieri, anche se entrati clandestinamente in Italia, sono titolari anche di tutti i dirittigarantiti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ove è peraltro affermato che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto prioritariamente in conto, appunto, il superiore interesse del minore”. La condizione di minore età è dunque considerata prevalente rispetto alle norme ordinarie sulla immigrazione, ma, tuttavia, in assenza di un quadro organico di riferimento il loro destino è tutt’altro che certo e non ovunque l’indice di inserimento sociale dei cittadini immigrati (anche minorenni) è come quello Trentino, oggi al primo posto nellaclassifica stilata dal Cnel (Consiglio Nazionale di Economia e Lavoro).
Occorre quindi fare chiarezza nelle procedure di identificazione e accertamento dell’età dei minori migranti, che portano spesso all’errato riconoscimento di minori come maggiorenni e viceversa, come riscontrato da Save the Children nelle procedure seguite agli sbarchi a Lampedusa, in Sicilia e in Calabria. Le inadeguate condizioni di accoglienza nei centri di primo soccorso e poi nelle comunità per minori, sono un secondo aspetto molto critico. “I 265 minori stranieri non accompagnati arrivati via mare con gli sbarchi delle ultime settimane, che sono in maggioranza Egiziani, Eritrei, Somali, con una età media dai 14 ai 17 anni, sperimentano in Italia le criticità e il sovraffollamento del CPSA di Lampedusa o dell’ex ospedale Umberto I a Siracusa, dove 95 di loro condividono una situazione di totale promiscuità con adulti, donne e uomini, nelle stanze e nei bagni, dormendo a terra su materassi vecchi e non ignifughi. Altri nelle comunità fanno i conti con problemi relativi ai beni di prima necessità e alla carenza di servizi di assistenza legale e di mediazione culturale (fondamentale per superare le difficoltà della lingua)”.
Per Save the Children affrontare queste problematiche significa risolvere a monte un problema di competenze. “Per esempio la normativa attualmente in vigore non risulta sufficientemente chiara rispetto ai criteri in base ai quali viene stabilita la competenza di un Ente locale a sostenere gli oneri dell’accoglienza – ha precisato la Milano – Paradossalmente, secondo la legge ordinaria, il Comune di Lampedusa in quanto comune di primo rintraccio dei minori ad oggi dovrebbe stabilmente prendersi carico di tutti i giovani migranti che sono approdati sull’isola”. Infine “la mancata continuità di un fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che non gravi sulle spese dei Comuni oltre alla carenze del sistema di assegnazione dei tutori, insieme alla loro frequente inadeguatezza, sono ulteriori gravi impedimenti che impediscono le condizioni minime di accoglienza e tutela per i minori migranti non accompagnati” ha concluso l’ong.
Proprio per risolvere queste criticità è nata la prima proposta per un Disegno di Legge sulla protezione e la tutela dei minori stranieri non accompagnati in Italia presentata il 25 luglio da Save the Children. Per l’associazione fondata nel 1919 da Eglantyne Jebb, “il nuovo Disegno di Legge vuole armonizzare la normativa sull’immigrazione con quella sulla protezione dei minori in un testo organico, che recepisca anche i principi fondamentali della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza”. La proposta, che si sviluppa in 26 articoli e punta a superare le principali criticità del contesto normativo e operativo attuale, nasce da un’esperienza specifica di quasi 10 anni maturata nel nostro Paese da Save the Children, che, grazie alla sua rete internazionale, agisce sulla protezione dei minori lungo le traiettorie del loro viaggio ed è impegnata anche a livello europeo e globale per rafforzare il quadro dei diritti dei minori migranti, in particolare di quelli non accompagnati. “Il Disegno di Legge organico che abbiamo presentato – ha spiegato l’ong – e che è aperto agli auspicabili contributi delle altre organizzazioni che si occupano attivamente di questo tema, può imprimere un vero e radicale cambiamento di rotta attraverso la realizzazione di un sistema stabile di accoglienza, basato su regole certe, che garantisca pari condizioni di accesso a tutti i minori non accompagnati, maggiore solidità e dunque qualità nella rete di accoglienza e di tutela, ma anche una ottimizzazione delle risorse pubbliche, visto che nella gestione in emergenza i costi sono maggiori ed è più difficile garantire efficienza e trasparenza”.
L’iniziativa ha già raccolto l’adesione trasversale di alcuni deputati dei principali gruppi parlamentari, che si sono impegnati a presentare il Disegno di Legge e a sostenerne l’iter fino alla approvazione in Parlamento. Ora occorre che il Governo lo metta in agenda.
Fonte: www.unimondo.org
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