Mille sbarchi in 24 ore Emergenza per i minori

Non si arrestano gli sbarchi di migranti sulle coste siciliane: sono già 633 le persone soccorse oggi nelle acque siciliane dove ieri erano approdate più di 400 persone. Per un totale di oltre mille arrivi nelle ultime 24 ore. 
Il gruppo più consistente (336 persone, tutte di origine eritrea) viaggiava su un barcone raggiunto al largo di Porto Empedocle (Agrigento) da due motovedette della Guardia costiera e una della Guardia di finanza.  Altri 233 profughi, compresi donne e bambini, erano su un secondo barcone, abbordato dalla nave "Foscari" della Marina Militare a 50 miglia da Lampedusa dove hanno poi operato anche da unità della Guardia costiera cui sono stati imbarcati i migranti. Infine, sulla spiaggia di Ognina, a Siracusa, sono stati rintracciati 67 uomini, che hanno detto di essere siriani e pakistani. 


E nell'isola esplode l'emergenza per i minori stranieri non accompagnati. Sono 154 i ragazzini, prevalentemente egiziani e somali, ancora in attesa di una comunità che li possa accogliere. Tutta colpa di un meccanismo farraginoso e della mancanza di adeguate risorse che non permettono un'accoglienza tempestiva. «Ci sono comunità che non possono accollarsi l’accoglienza se il Comune non garantisce i rimborsi – spiega Viviana Valastro, responsabile dei progetti sui minori per Save the Children -. In altri casi sono i Comuni a diffidare le comunità dall’accogliere i ragazzi. Non sono in grado di sostenere le spese della presa in carico». La normativa nazionale, infatti, prevede che siano i Comuni a farsi carico dell'accoglienza dei minori soli. 

E così i ragazzi restano sospesi, costretti a restare all’interno di centri di prima accoglienza (a Lampedusa come a Pozzallo) totalmente inadatti alle loro esigenze. Al 16 agosto erano 154 i minori soli ancora presenti nei centri di prima accoglienza, soprattutto adolescenti (l’età media oscilla tra i 15 e i 17 anni) in fuga dall’Egitto e dalla Somalia. Pochi gli adolescenti siriani che fuggono soli, la maggior parte dei minori in fuga dal Paese, infatti, viaggia con un genitore o un familiare. 19 si trovano a Lampedusa, 10 a Trapani, 30 a Siracusa, 73 a Pozzallo (Ragusa) 6 a Porto Empedocle (Agrigento) e 20 a Reggio Calabria. «La presenza di minori all’interno di queste strutture è accettabile se temporanea – sottolinea Valastro -. In realtà questo tempo si sta molto dilatando. E di conseguenza cresce il rischio che questi ragazzi scappino dai centri». 

Un problema che si trascina da anni, ogni estate gli operatori sono costretti a lavorare in un'ottica emergenziale, quando invece sarebbe necessario un approccio sistematico. Servirebbe, ad esempio, un database nazionale centralizzato, per organizzare in tempi rapidi l'accoglienza dei minori anche in regioni diverse dalla Sicilia. Essenziali anche adguate risorse economiche. Il fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ha avuto uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro per il 2012. «Ma non è stato rifinanziato per il 2013», sottolinea Valastro.  A disposizione ci sono 5 milioni di euro: uno stanziamento ad hoc per accogliere i minori stranieri richiedenti asilo, in attesa del loro collocamento nello Sprarr. «Ma questo ha complicato ulteriormente la gestione: non tutti i minori stranieri vogliono chiedere asilo», sottolinea Valastro.

Gli operatori chiedono poi una revisione della normativa (che risale agli anni 80). Save the children il 25 luglio scorso ha presentato un “Disegno di legge organico per la protezione e la tutela dei minori stranieri non accompagnati”, che vuole armonizzare la normativa sull’immigrazione con quella sulla protezione dei minori in un testo organico, che recepisca anche i principi fondamentali della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. «Prevede in particolare una sistema informatizzato per la ricerca dei posti in comunità, visto che ora è lasciato al caso -spiega Viviana Valastro-. Inoltre una certezza dei fondi, che sarebbero garantiti dalla possibilità per i cittadini di destinarvi il 5 per mille».

Avvenire.it
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