A Reggio Calabria il "barcone dei bambini" salvati in mare 226 profughi siriani

Sorridevano, per fortuna. Stanchi certo, ma finalmente sereni. Ancora chiusi nelle felpe con il cappuccio calato sulla fronte a proteggerli dalla brezza marina. Oppure stretti nei giubbotti di salvataggio che i militari dalla Guardia di Finanza hanno fatto indossare loro durante il trasbordo. Qualcuno accennava a un sorriso, altri ad un timido saluto con la mano, solo pochi dormivano esausti  tra le braccia della mamma o del papà. A Reggio Calabria l'hanno definito il barcone dei bambini. Ed è così che è partita la corsa alla solidarietà che ha mosso i primi passi già in serata, quando si è sparsa la voce del loro arrivo al porto. Sul molo dove sono stai fatti scendere intorno alle 21 e 30, ne hanno contati 79, quasi tutti tra i tre e i 12 anni. 


Più di un terzo dei migranti arrivati ieri sera - complessivamente 226 - erano bimbi, 45 le donne, 106 gli uomini. Stanno bene. Appena scesi dai due pattugliatori della Finanza che li ha raccolti a 150 miglia a largo di Capo Spartivento nello Jonio, sono stati visitati da una dozzina di pediatri allertati nel tardo pomeriggio. Solo per due di loro è stato deciso il ricovero in ospedale. Niente di grave, solo febbre e un sospetto di varicella, ma i sanitari si sono detti tranquilli. Stanno bene i bambini e stanno bene i loro genitori. Sono stati fortunati, loro. E infatti alcuni dei soccorritori ieri sera si sono fatto sfuggire quel "per fortuna", che la dice lunga anche sul fatto che in porto il barcone sul quale viaggiavano non è mai arrivato. Il "legno" su cui stavano assiepati imbarcava acqua già da alcune ore. Sarebbe affondato, e loro sarebbero finiti in mare nell'arco di qualche miglio ancora. Una strage sfiorata dunque. Per evitare la quale gli ufficiali dei due pattugliatori hanno deciso il trasbordo immediato sul posto e l'abbandono del barcone che, infatti, si è poi inabissato. Per fortuna c'era il tempo di chiudere le operazioni con una certa calma. Così i 226 migranti, quasi tutti siriani, sono arrivati a Reggio Calabria, in buone condizioni di salute. 

Segno, secondo gli inquirenti, che in mare ci sono stati poco. Non a caso ad attenderli sul molo di Reggio Calabria, c'era il procuratore aggiunto Nicola Gratteri. Il magistrato ha parlato fitto con gli ufficiali della Guardia di Finanza che avrebbero le idee chiare su come siano andate le cose in mare. Secondo le prime testimonianze dei siriani i migranti sarebbero stati imbarcati su grosso cargo (forse in Grecia) che avrebbe navigato con a traino il barcone. Quindi, in acque internazionali, i profughi che fino a quel momento avrebbero viaggiato nelle stive della nave, sarebbero stati fatti salire sul barcone e indirizzati verso la costa. Non è ancora chiaro se la meta fosse la Calabria o un qualche approdo siciliano. Sta di fatto che il sistema di controllo predisposto dai militari italiani ha consentito di individuare l'imbarcazione nel giro di poche ore e, cosa più importante, di attivare il protocollo per i soccorsi. Un intervento fulmineo che avrebbe consentito anche di individuare la grande nave con cui, probabilmente, i migranti sono partiti. Tra l'altro, grazie alla collaborazione dei siriani è stato possibile individuare lo scafista che ieri sera stesso è stato fermato al porto e portato via della Fiamme Gialle.

I profughi, dopo i primi controlli medici, sono stati trasportati in un centro di accoglienza allestito nel quartiere Pellaro a sud della città dello Stretto. Qui saranno ospitati per alcuni giorni fino all'identificazione da parte della Questura e al disbrigo delle richieste di asilo politico. 

Nella notte, intanto, da Reggio e non solo gli uomini della Guardia di Finanza e della Marina Militare sono ripartiti verso il mare aperto. Questa volta pattugliatori e motovedette d'altura non avevano come obiettivo il soccorso di altri migranti. In queste ore si tenta di individuare e bloccare la nave da trasporto che li ha abbandonati in mezzo al mare. E' caccia aperta alla nave madre.Repubblica.it
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