Minori: le responsabilità delle istituzioni italiane

Qualche giorno fa è stato presentato a Roma il rapporto finale del progetto IMPACT (Improving Monitoring and Protection Systems Against Child Trafficking and Exploitation) cofinanziato dal Programma della Commissione EU, Prevenzione e Lotta contro la Criminalità. L’iniziativa ideata e coordinata da Defence for Children Italia, con il supporto della Fondazione Migrantes, si propone di migliorare e rafforzare l’impatto delle politiche volte alla protezione dei bambini particolarmente vulnerabili di fronte ai fenomeni di tratta e sfruttamento. 
L’analisi sviluppata intende porsi come complementare alla conoscenza esistente sul fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, riconsiderandola tuttavia da un’angolatura differente. Il lavoro, infatti, intende mettere in evidenza i fattori strutturali che contribuiscono a determinare il contesto e le condizioni che rendono possibili queste violazioni e questi atti criminali nei confronti dei bambini. “La ricerca esistente in materia è sufficiente a evidenziare gli errori commessi nelle politiche attualmente promosse e attuate in Italia e in Europa per contrastare la tratta di esseri umani”. Afferma Pippo Costella, Direttore di Defence for Children International Italia “E’ ormai chiaro che le azioni intraprese dalle istituzioni non incidono in modo decisivo sulle cause che determinano la vulnerabilità rispetto al rischio di tratta e sfruttamento ma anzi, in molti casi, questa vulnerabilità è determinata dalle stesse politiche o dalla incapacità di tradurle dalla teoria alla pratica” e aggiunge “è fondamentale comprendere gli errori e le omissioni per dare avvio a una riforma capace di rendere il sistema di protezione più efficace, rispondente e in grado di prevenire queste gravi violazioni”.
Una maggiore attenzione alle vulnerabilità definibili come “strutturali” offrirebbe preziose opportunità dal punto di vista della prevenzione. Potrebbe essere infatti opportuno, anche dal punto di vista economico, investire in strategie di lungo termine tese ad un’efficace prevenzione dello sfruttamento e all’ottimizzazione degli standard di protezione ed empowerment dei minorenni, volgendo un’attenzione particolare ai fattori strutturali che producono il rischio.
Una riflessione su nuovi approcci da adottare nella prevenzione dei fenomeni di sfruttamento, non solo è opportuna in un momento in cui l’Europa è colpita dalla crisi finanziaria con tutte le sue conseguenze, ma è anche imperativa sotto il profilo dei diritti umani che devono essere tutelati e garantiti secondo la legge. Defence for Children Italia considera l’applicazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza come misura e dimensione essenziali per contribuire a ridurre i rischi di sfruttamento e tratta. Nella prefazione del rapporto, Marta Santos Pais, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla violenza contro I bambini afferma: “Il costo dell’assenza di azioni attente all’infanzia e al progresso sociale dei paesi è troppo alto per essere ignorato.
In questo venticinquesimo anniversario di commemorazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la protezione delle ragazze e dei ragazzi da fenomeni di tratta e sfruttamento risulta ancora più importante. E’ tempo dunque di tradurre l’imperativo proposto dai diritti umani in azioni tangibili come dimensione fondamentale nei processi di sviluppo di tutte le nazioni”. Il rapporto è stato presentato a Bruxelles, alle istituzioni europee competenti, il 21 febbraio. Alla presentazione è intervenuto anche il Direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego che nel suo intervento si è soffermato sui minori vittime di tratta per sfruttamento sessuale.
Tra i 23.000 e più contatti registrati da una recente ricerca di Caritas Italiana e CNCA, presentata anche nel XXIII Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes, il 4,5% sono minorenni. Sono minori, ragazzi e ragazze, incontrate sulle strade, nei night club o alberghi, nelle stazioni ferroviarie e nelle piazzuole autostradali, in prossimità di ospedali o di piazze, in alcuni campi (penso al tema dei rom): luoghi normalmente non presidiati dai servizi sociali. “Un mondo che si apre è lo spazio di incontro virtuale del web: un mondo da considerare culturalmente e socialmente con attenzione”, ha sottolineato mons. Perego.
Fonte: www.migrantesonline.it
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