Minori stranieri, all'ultima spiaggia.

I dati riportati dal Rapporto L'ultima Spiaggia. Dalla Siria all'Europa, in fuga dalla guerra presentato da Save The Children parlano di un totale di 2.124 minori stranieri, di cui 1.542 (oltre il 72%)  sono di origine Siriana, dati al 31 maggio 2014. 5 anni l'età media ed 1 anno la durata media del viaggio per salvarsi la vita. 364, invece, i piccoli siriano non accompagnati giunti sulle coste italiane via mare.

I minori Siriani vanno ad aggiungersi aii 4.234 bambini e adolescenti stranieri che fuggono, da soli, da conflitti, dittature, violenze, fame e povertà.
La maggior parte dei minori proviene dall'Eritrea, seguiti dalla Somalia e dai piccoli egiziani. 


In questo contesto si inserisce il piano nazionale per fronteggiare gli arrivi dei migranti che si delinea in :
-       Soccorso e prima assistenza con strutture in frontiera per il primo soccorso;
-       Seconda accoglienza e integrazione nell'ambito dello Sprar.

Tra i principi alla base dell'accordo, la consapevolezza che è "necessario in tempi brevissimi un consistente aumento del numero delle Commissioni territoriali e/o delle loro sezioni per accelerare i tempi di esame delle domande di protezione".
L’ accordo per fronteggiare gli arrivi migranti specifica che nel caso in cui la capienza del sistema Sprar risulti "insufficiente o non immediatamente fruibile" è "fondamentale programmare secondo un approccio modulare la distribuzione dei migranti giunti sulle coste italiane, secondo contingenti progressivi di 10.000 unità, e in relazione alle esigenze di accoglienza", specificando i criteri di ripartizione regionale.

Sull'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, l'Anci propone "l'attivazione di strutture governative di primissima accoglienza ad alta specializzazione" che li accolgano "nella fase del primo rintraccio, con funzioni di identificazione, di eventuale accertamento dell'età e dello status, anche al fine di accelerare l'eventuale ricongiungimento con parenti presenti anche in altri Paesi dell'Ue". E poi la "pianificazione dell'accoglienza di un secondo livello di tutti i minori stranieri non accompagnati nell'ambito dello Sprar, adeguatamente potenziato e finanziato". Proprio per questo i sindaci ritengono "indispensabile incrementare la dotazione finanziaria del Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati".

Alla luce di quanto sopra richiamato, non può non farsi una riflessione circa il brancolare nel buio delle istituzioni. Infatti, la c.d. Emergenza migranti, sbarchi o come giornalisticamente la si voglia chiamare, altro non è che un non affrontare il problema in maniera strutturale e seria.

Infatti, il sistema SPRAR è già saturo: nel 2012 le persone accolte dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) superavano di 2 volte e mezza i posti disponibili. La stessa situazione riguarda i centri di accoglienza a maggio 2014: oltre 10 mila persone ospitate contro una capienza di 8.500 posti.

Emergenza sbarchi, già superato il livello del 2013. Secondo i dati del Ministero dell’Interno (aggiornati al 19 maggio) gli sbarchi di migranti sulle nostre coste hanno già superato quota 38 mila, circa 9 volte in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 
Considerando che gli sbarchi sono continuati (intensificandosi ulteriormente) anche nelle prime due settimane di giugno, probabilmente in meno di sei mesi si è già superata la quota complessiva di sbarchi del 2013 (43 mila) e si può prevedere il raggiungimento del picco massimo del 2011 (63 mila), anno dell’”emergenza Nordafrica”.

Noi di minori stranieri non accompagnati crediamo, come più volte sostenuto sulle pagine di questo blog, che quella che viene impropriamente definita "emergenza sbarchi" vada affrontata in maniera sistemica, partendo dall'istituire dei corridoi umanitari subito. 
Non è cronaca dell'ultim'ora che in Siria ci sia la guerra, che in Eritrea ci sia una dittatura sanguinaria, che la Somalia ed  altri stati africani siano in mano a criminali, e che la lunga scia di sangue e guerra sia attuale e "cronica" quindi bisognerebbe una volta per tutte affrontarla in maniera concreta e risolutiva.
In particolare, visto il fallimento di molte realtà assistenziali e di una accoglienza di facciata, bisognerebbe insistere di più sull’affido temporaneo in famiglia, perché crediamo che questi ragazzi abbiano bisogno di una famiglia che permetta loro di curare le ferite della tragica storia che hanno alle spalle e li possa aiutare a progettare un futuro; tutto questo dovrebbe avvenire cercando di mantenere, ove possibile,  vivo il legame con la famiglia dalla quale sono stati costretti a separarsi.

LEONARDO CAVALIERE

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