Terre des Hommes in prima linea per aiutare i minori stranieri

Psicologi e mediatori culturali operano nella provincia di Siracusa per assistere dal punto di vista mentale i minori stranieri non accompagnati.
1800 sono i ragazzi che, nell’ultimo anno, sono stati aiutati dagli operatori diTerre des Hommes, grazie al progetto “Faro”. Maria Cristina Montagnaroha chiesto a Federica Giannotta, responsabile programma Italia di Terre des Hommes, quali sono i disturbi più frequenti:

R. – Sono casi molto, molto complessi di forti depressioni, di ansia, di panico. Molto spesso quindi di depressione, ma abbiamo - purtroppo - anche delle punte, nei casi che abbiamo preso in carico - di situazioni di ragazzi che sono sotto terapie psicofarmacologiche, perché hanno delle fortissime problematiche anche psichiatriche.
D. – C’è un rischio tratta per questi minori non accompagnati?
R. – Assolutamente sì! E c’è per varie ragioni. C’è perché i ragazzi sono anzitutto lasciati soli e sono lasciati soli perché sono contesti, questi, di primo soccorso e accoglienza, in cui vige una confusione totale dal punto di vista della gestione della loro realtà quotidiana: come quello di Lampedusa che tutti avevano letto sui giornali, sono strutture di primissima accoglienza e questo vuol dire che dopo lo sbarco, dopo la banchina, i ragazzi sono trasferiti in queste strutture, che rappresentano il "primo anello" della catena dell’accoglienza, dove dovrebbero stare 2-3-4 giorni al massimo prima di essere trasferiti nelle comunità di accoglienza vere e proprie per minori. Questo non succede!


I ragazzi con cui noi abbiamo a che fare ogni giorno sono lì, nella zona dove noi abbiamo l’intervento, da 5-6 fino a 8 mesi… Questo provoca, nei confronti dei ragazzi, quelle conseguenze dal punto di vista psicologico che aggravano la loro condizione, già fortemente vulnerabile, perché sono ragazzi che per quanto forti hanno visto quello che noi sappiamo, hanno attraversato quello che noi sentiamo e vediamo dai giornali, quindi sanno di essere vivi – molto di loro – solo per miracolo!
D. – Qual è la situazione nei Centri di prima accoglienza?
R. – Si aggiunge questo tipo di situazioni nei Cpsa (Centri di primo soccorso e accoglienza) e quindi strutture non adeguate: riguardo alla scuola di Augusta, per esempio, qualunque organizzazione umanitaria che lavora in questo contesto, dice che è una struttura che va chiusa, perché i ragazzi non sono monitorati durante la sera, sono lasciati soli, ci sono conflitti interni, ci sono risse; i ragazzi mendicano, organizzandosi dei turni, nella città di Augusta, ma poi si scontrano per la gestione anche dell’orario e delle zone in cui mendicare… Quindi la tensione è altissima, perché loro non capiscono come mai debbono stare 5-6-8 mesi in attesa di un qualcosa che non arriva, che è il trasferimento in un luogo definitivo, dove poter finalmente iniziare il percorso di vita per il quale loro hanno affrontato tutto questo.it.radiovaticana.va
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