L’effetto del criminale progetto TRITON

Dopo Le immagini e le notizie di centinaia di migranti morti in mare, non possiamo che dirci sconvolti.
I dati dell’UNHCR  parlano di oltre 230 migranti, ma il numero potrebbe salire, qualora venisse confermata la notizia di un quarto gommone disperso.  Dalle notizie fornite dai sopravvissuti alla tragedia e riportate dalla portavoce di Save The Children a Lampedusa, sarebbero partiti 4 gommoni di cui uno è quello  soccorso, mentre altri 2 sono di certo affondati e poi vi è un quarto che al momento risulta scomparso. I gommoni, come sempre sono carichi di bambini, di giovani uomini e donne costretti a fuggire da guerre, torture e persecuzioni. Da quanto riportato da  Giovanna di Benedetto di Save The Children, 6 Minori non Accompagnati sono ospitati nel centro di cui 3 sono della Costa d’Avorio. Questi minori hanno confermato che altri minori erano presenti sul gommone ed i paesi di provenienza sono il Mali, il Gambia, la Costa d’Avorio ed il Senegal.

Volendo fare un più ampio ragionamento su quanto è successo, due sono le parole che caratterizzano le cronache dell’immigrazione, una è Naufragio e l’altra è Migranti. Infatti, nelle cronache giornalistiche queste due parole vengono messe sempre o spesso insieme e, quanto non stanno insieme vuol dire che non ci si occupa dei migranti. Dall’incontro di queste due parole si è soliti individuare una terza parola derivata, cioè il conteggio dei numeri. Migranti, naufragio, un numero. Questo numero è sempre un numero per sottrazione,  nel senso che facciamo la cronaca di una barca che arriva, diciamo un numero e poi diciamo .... dal loro racconto erano un  ....TOT e quindi poi il resto Dio solo lo sa.

Quel resto che Baumann chiama “lo scarto umano”, il rifiuto della società. Chi sono perchè diventano “scarto”, perchè accettano di diventare “scarto”. Sono Uomini, Donne e tanti bambini che cercano di raggiungere l’Europa per avere una speranza, una speranza di un furturo migliore, una speranza di sopravvivenza  lontano da torture e guerre, o semplicemente una speranzadi Vita!!!

Siamo abituati a questa contabilità tragica dei morti nel canale di Sicilia, etichettiamo tutto con le parole naufraghi, naufragio, barconi, migranti. Parole che non hanno più alcun peso, non scuotono coscienze, non fanno più comprendere la realtà delle cose. Dall’ultimo naufragio, in cui sono morte 29 persone, assistiamo ad una cosa ancor più shockante, una cosa che non si era ancora vista. Sono morte 29 persone assiderate. 29 uomini salvate dall’equipaggio della guardia costiera  con mare forza 8 con onde altissime, eppure 29 sono morti di freddo durante il trasporto verso l’isola di Lampedusa.

Con questa tragedia, nella “civilissima” Europa, pronta a piangere di fronte ad una tragedia e un attimo dopo a voltarsi dall’altra parte, scopriamo che non ci sono i mezzi, non ci sono le coperte, non ci sono le cabine, non ci sono i medici a bordo, non c’è nulla che possa far fronte, anche dal punto di vista umano, e non solo da quello del controllo delle frontiere a questi sbarchi che vanno avanti anche in inverno, con il freddo inverno.
Ripercorrendo questi ultimi mesi, i politici ci hanno raccontato la storiella (alla quale non abbiamo mai creduto) che con la fine di MARE NOSTRUM e con TRITON gli sbarchi sarebbero diminuiti, non ci sarebbero state più partenze.
L’unico effetto del criminale progetto TRITON  è stato quello di far aumentare il numero dei morti in mare. Questa è la realtà politica dell’Europa, di quello che si è deciso a livello Europeo. Questo, nelle intenzioni, e seguendo le “urla” della destra più radicale Europea (Lega compresa) , ricordando la polemica dei costi di MARE NOSTRUM, deve servire a far risparmiare dei soldi; indubbiamente i soldi vengono risparmiati ma a che prezzo? Si risparmiano circa 108 milioni di Euro all’anno, e si accetta la possibilità di far  morire di freddo delle persone. Dalle testimonianze e dalle dichiarazioni della Marina Militare, del Sindaco di Lampedusa e dal Sindaco di Agrigento, come quello di tantissimi attivisti, si capisce che questo approccio all’immigrazione vuol dire accettare di commettere degli omicidi perchè le motovedette inviate sono prive dei più elementari mezzi di soccorso, slavo qualche coperta termica. Le vittime del Mediterrraneo sono vittime di una scelta precisa, che è quella che ideologicamente ha voluto riportare indietro la possibilità di soccorso, ha voluto tenere ferme le navi della marina militare.
Come ha scritto Gad Lerner: “Menzogne, sotterfugi. La verità si è imposta in queste notti invernali di mare a forza 7, quando la rinuncia a una presenza costante della Marina Militare in acque internazionali ha ritardato l’intervento delle motovedette della Guardia Costiera, peraltro encomiabili per l’impegno profuso tra le onde di otto metri che hanno prima infradiciato e poi congelato decine di poveracci, fino a ucciderli per ipotermia.
Inequivocabili risuonano le parole di Pietro Bartolo, direttore sanitario di Lampedusa: “Non è questo il sistema giusto per salvare vite umane. Probabilmente con Mare Nostrum non avremmo avuto questi morti”. Le motovedette non sono attrezzate a prestare soccorsi immediati, a differenza delle navi della Marina non hanno medici a bordo, faticano a coinvolgere i mercantili di passaggio.” Aggiunge “Sarà bene precisare, a questo punto, che la decisione Ue di accontentarsi del presidio dei confini europei –ammesso che sia sensata e moralmente accettabile- di per sé non costituiva un impedimento alla libera iniziativa sovrana dello Stato italiano. In altre parole, l’Europa gretta e egoista non vietava affatto al nostro governo di proseguire l’azione intrapresa con Mare Nostrum. Tanto è vero che la nostra Marina Militare ha fatto pressioni sulle autorità politiche per proseguirla, ricevendo in cambio accuse di insubordinazione corredate di insinuazioni sui vantaggi economici che gliene derivavano. Insomma, l’Europa ci ha fornito un alibi per rinunciare a un’opera di soccorso umanitario della quale pure avevamo menato gran vanto. E che il governo ha pensato di poter interrompere alla chetichella, fingendo che nulla fosse cambiato.
Da questo punto di vista, i morti di freddo nel Canale di Sicilia non rappresentano solo una ferita alla coscienza nazionale di un paese civile. Segnalano anche un deficit di politica estera che offusca il nostro ruolo di potenza mediterranea.
Stiamo cedendo spazio al monopolio di mafie transazionali che insieme alla tratta dei migranti gestiscono anche il commercio illegale di armi e materie prime, avvantaggiando il radicamento jihadista sulla sponda sud del nostro mare. L’esito più immediato di questo ripiegamento potrebbe essere la chiusura della nostra ambasciata a Tripoli, ultimo avamposto occidentale in Libia, dove aumentano i rischi anche per il nostro rifornimento energetico.”
Va detto quindi che se anche l’Europa ha deciso che si doveva rimanere in acque territoriali, il governo poteva fare ciò che riteneva più giusto, ciò che riteneva più doveroso fare. L’ideologia ha preso la mano all’Europa, l’ideologia ha preso la  mano all’Italia che manda motovedette non attrezzate per salvaguardare le vite umane, ma soltanto per il controllo delle frontiere. L’inadeguatezza delle motovedette non permettono di salvare vite umane e quando sono riusciti a fare i marinai della guardia costiera è qualcosa di eroico, pur contanto il numero di morti avuti.  Oggi, questi fatti ci fanno pensare alla perdita di quella civiltà per la quale i nostri nonni si sono battuti. Bisogna che il governo faccia in modo che ciò non succeda più, che si faccia sentire e che acquisti il senso di quella civiltà solidale che ha fatto risorgere l’Italia dopo il ventennio .


Questa ennesima tragedia del mare avvenuta al largo di Lampedusa conferma l’inadeguatezza dell’operazione Triton come unica misura per la gestione dei flussi migratori e la sua limitatezza nel portare soccorso ai migranti in mare.
Occorre aprire immediatamente canali sicuri e legali d’accesso in Europa, per evitare ulteriori perdite di vite in mare, che consentirebbe di gestire un fenomeno ormai stabile e probabilmente in aumento.
Non è più tempo di affrontare il fenomeno dei flussi migratori di persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà con azioni insufficienti e poco efficaci. L’Operazione Mare Nostrum ha ampiamente dimostrato che l’Europa può affrontare meglio questo problema, dando priorità alla ricerca e al salvataggio in mare. Tuttavia è necessario un impegno diverso e condiviso in tutta Europa che preveda il dispiegamento congiunto di mezzi e risorse, con approcci e strumenti realmente utili a salvare vite umane e non solo a pattugliare le nostre coste, oltre a politiche di immigrazione e asilo che diano priorità alla dignità delle persone.

LEONARDO CAVALIERE
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