Lungo la Rotta del Mediterraneo Centrale. Indagine sul campo.

Recentemente è stata pubblicato il risultato dell’indagine sul campo compiuta da MHUB lungo la rotta migratoria del mediterraneo centrale. L’indagine è basata su 122 interviste compiute tra il 3 marzo e il 24 giugno 2016 presso centri di accoglienza nelle città di Roma, Torino ed Asti.
L’indagine è un’istantanea sui profili, le intenzioni e le esperienze di coloro che migrano e che sono arrivati da poco sul suolo italiano.
Naturalmente visti i numeri minimi del campione non possono essere statisticamente rappresentativi dell’intera popolazione migrante, ma forniscono strumenti per capire e affrontare il processo migratorio.

I dati:
  •   L’ 80% degli intervistati non aveva originariamente intenzione di venire in Italia. Molti sono giunti in Italia perché scappati dalla Libia, oltre che dal loro paese di origine, quando l’insicurezza è aumentata, e circa il 25% dichiara di essere in transito attraverso il nostro Paese.


  •    I 2/3 degli intervistati non si aspettava un viaggio duro e faticoso come quello appena compiuto.  Se ne fosse stato a conoscenza, il 52% avrebbe compiuto ugualmente il viaggio, il 44% no e il 4% è indeciso. Il dato suggerisce che molti partono senza valutare i rischi del viaggio e la conoscenza degli stessi li avrebbe portati a fare delle scelte differenti.


  •           Tra coloro che non sarebbero partiti,  in caso di consapevolezza dei rischi del viaggio, per la maggior parte sono gli Etiopi, i Gambiani e i Senegalesi. Mentre tra coloro che sarebbero partiti comunque vi sono gli Eritrei, gli Ivoriani e i Maliani


  •           Il 57% degli intervistati non ha cercato alcuna informazione circa il viaggio prima di partire; Il 35% ha parlato con amici, parenti, e conterranei migrati all'estero, l’8% si è informato attraverso i Social Media  (Facebook e Twitter principalmente).


  •       Tra coloro che si sono informati attraverso i social media (8%), i due terzi non sono stati sorpresi dalle difficoltà del viaggio perché  sapeva cosa li aspettava. Al contrario, tra coloro che hanno ottenuto informazioni parlando con altre persone, una sola persona su dieci è stata preparata e informata circa i possibili i rischi del viaggio.


  •        La maggior parte degli Eritrei ha riferito di essere a conoscenza dei rischi del viaggio prima della partenza, infatti sono anche tra coloro che in maggioranza hanno cercato informazioni prima di partire.


  •        Il costo del viaggio è estremamente variabile. Dipende molto dal percorso, dalla nazionalità e dalla capacità di pagare. In generale, gli Eritrei pagano di più rispetto agli Etiopi, anche se il percorso è lo stesso. Molti hanno pagato fino a 12.000 dollari per il viaggio dall'Eritrea fino all'Italia. Il riscatto richiesto dai contrabbandieri per essere liberati variava da 1.500 dollari a 5.000 dollari.


  •     Alcuni intervistati eritrei hanno riferito che i contrabbandieri, lunga la rotta del Sahara che li portava verso le coste libiche, ha controllato se tra i numeri di telefono vi erano numeri Europei o Americani; in tal caso il costo del viaggio era di certo più costoso perché si partiva dal presupposto che il migrante avrebbe potuto chiedere di pagare ad amici e parenti all’estero.


  •          Il 90% ha subito abuso lungo il viaggio. Solo un intervistato, che ha seguito la rotta Egiziana non ha subito abusi. Questo dato conferma la pericolosità della rotta libica, ma non ci dice che la rotta Egiziana sia sicura.


  •           Tutti gli intervistati eritrei ed etiopi vorrebbero aderire al programma di Relocation e/o chiedere asilo in altro paese Europeo. In particolare, il 32% vorrebbe andare in Olanda (cenfermando il trend 2015), il 24% in Germania, l'8% in Gran Bretagna e il 24% in Danimarca, Svezia, Svizzera, e Francia.




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