MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI E GIOVANI MIGRANTI: PERCORSI DI INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA

Percorsi I (prima fase di attuazione del progetto Percorsi) ha finanziato, tramite Avviso pubblico, 960 percorsi di integrazione socio-lavorativa per minori stranieri non accompagnati in fase di transizione verso l’età adulta e giovani migranti, accolti in Italia come minori non accompagnati, compresi i richiedenti e titolari di protezione umanitaria o internazionale, in condizione di inoccupazione o disoccupazione.

Nell’ambito di ciascun percorso di integrazione socio-lavorativa, attraverso lo strumento della dote individuale, è stato offerto al destinatario un insieme strutturato di servizi di accoglienza e presa in carico, formazione e lavoro.



Il Report restituisce un primo bilancio degli interventi realizzati e offre informazioni sulle caratteristiche dei beneficiari (ovvero gli enti proponenti, come ad esempio le agenzie per il lavoro e gli enti formativi), dei destinatari (dati demografici, Paesi di origine, tipologie di permesso di soggiorno, livelli di istruzione) e degli enti ospitanti il tirocinio (settori di attività economica e profili professionali). I risultati sono inoltre discussi in termini di governance e includono le valutazioni emerse da 161 interviste semistrutturate ai destinatari.



Al 30 giugno 2017, nell’ambito del progetto sono stati attivati 975 tirocini, il 65% dei quali nel Mezzogiorno. I giovani coinvolti provengono da 29 diversi Paesi e la quasi totalità è di genere maschile (97,8%); il 49% ha 18 anni.

La prima valutazione degli esiti dei percorsi di tirocinio realizzati attraverso l’Avviso è il risultato di 161 interviste semistrutturate dei destinatari e di altrettante contestuali visite aziendali, distribuite sui diversi territori regionali in misura proporzionale al numero di doti applicate. Pur non essendo stato costruito un campione statisticamente rappresentativo, l’universo degli intervistati rispecchia le caratteristiche anagrafiche dell’intero bacino interessato (975 tirocini avviati): la gran parte si colloca nella coorte di età tra i 17 ed i 19 anni, con un picco sui 18 anni, quasi un terzo degli interpellati; rappresentati i 20enni, meno di una decina coloro che si collocano tra i 21 ed i 23 anni. Si tratta in netta prevalenza di persone di genere maschile; quelle di genere femminile sono circa una decina. Le nazionalità più presenti tra gli interpellati sono Gambia, Egitto, Nigeria, Senegal, Albania, Mali, Bangladesh.
Dare conto delle principali caratteristiche degli intervistati costituisce premessa necessaria quando si vogliono descrivere gli esiti dei percorsi progettati e realizzati, poiché genere, età, legami sociali e familiari, background formativo, traiettoria migratoria, oltre alle sensibilità dei singoli e al capitale sociale proprio di ogni territorio di approdo, possono condizionare e polarizzare la rappresentazione sull’apprezzamento delle esperienze condotte. Pertanto, nella restituzione, si ricostruiranno le linee di tendenza principali:
 legate, in primis, alla sfera del gradimento, alla qualità degli interventi, alla loro capacità di rispondere alle aspettative e di valorizzare vissuti e competenze, di coinvolgere e motivare i destinatari, anche attraverso la relazione con i tutor (aziendali e di progetto);
 in secondo luogo, le dimensioni indagate danno conto dell’utilità dei percorsi rispetto alle traiettorie di vita nel breve periodo: accrescimento dell’autonomia personale, relazionale, professionale, formativa, abitativa; ridefinizione e/o conferma della progettualità migratoria; implicazioni per l’immediato futuro.
In generale, risulta nei ragazzi un alto grado di consapevolezza e la capacità di focalizzare l’attenzione sui temi proposti nell’intervista. Nel confronto con i pari (soprattutto della comunità di accoglienza), mostrano coscienza del fatto che l’inserimento all’interno delle attività proposte dall’Avviso offre loro la possibilità concreta di mettersi alla prova, imparare un mestiere, visualizzare un futuro con maggiore ottimismo, riducendo ansie e paure.
L’intero percorso realizzato e, in particolare, l’esperienza di tirocinio sono generalmente considerati positivi, poiché:
 consentono un miglioramento delle condizioni di vita, non solamente in termini economici;
 incrementano la possibilità di scegliere il proprio percorso professionale, avendone già sperimentato uno (anche quando non confacente perfettamente ai propri desideri e alle proprie aspettative), e la capacità di orientarsi autonomamente nel mondo del lavoro e nel sistema dei servizi;
 valorizzano le esperienze formative precedenti, soprattutto quando realizzate in Italia, e lavorative, quando presenti, condotte in ambito familiare ed informale nei Paesi di origine;
 accrescono le conoscenze e le competenze tecnico-professionali, anche in vista di una loro spendibilità più ampia;
 aumentano le occasioni di rafforzare il proprio capitale relazionale con un universo esterno alla propria comunità (di accoglienza o nazionale);
 costituiscono un’opportunità reale di nuovi apprendimenti, di inserimento lavorativo e di guadagno immediato;
 orientano e focalizzano l’autopercezione della propria occupabilità.
L’ambiente di lavoro, definito da alcuni ragazzi “ambiente familiare”, l’“ultima meta del viaggio”, è generalmente considerato accogliente e l’esperienza di tirocinio un’opportunità, anche quando non andato a buon fine o non rispondente pienamente alle aspettative individuali. Le relazioni di fiducia dichiarate con i tutor, indubbiamente, influenzano il loro vissuto e le loro valutazioni; in particolar modo, il tutor aziendale è risultato molto presente nell’attività di affiancamento ai ragazzi, per l’inserimento nelle unità organizzative ma anche nel sostegno alla costruzione di relazioni umane solide e positive. L’azione di tutoring è stata, inoltre, importante per lo sviluppo, nei ragazzi, di capacità di lettura ed interpretazione del contesto operativo e professionale, di autodiagnosi, di problem solving.
I responsabili delle aziende si dichiarano, in genere, soddisfatti dei ragazzi, soprattutto sul piano dei comportamenti organizzativi, della motivazione, del rispetto del contesto, della disponibilità. Lamentano, soprattutto nella fase di inserimento iniziale, la scarsa padronanza della lingua italiana, che non permette loro, in alcuni casi, di comunicare e di comprendere ed interiorizzare il linguaggio di settore, le mansioni, le istruzioni tecniche; anche se il contesto relazionale e lavorativo, l’appartenenza ad una comunità professionale, il rapporto con i colleghi e con i tutor, aiutano l’incremento della padronanza linguistica. Sono state segnalate sporadiche incomprensioni, culturalmente orientate, che attengono alle difficoltà di lettura delle competenze dei soggetti e alla errata interpretazione del sistema di regole connesse al contesto operativo.
Nell’attività di follow up di progetto sarà interessante misurare gli esiti occupazionali effettivi, al di là delle intenzioni manifestate dai responsabili aziendali durante le interviste. L’interesse a proseguire il rapporto attraverso contratti di apprendistato per i più giovani e/o contratti di lavoro è, in ogni caso, subordinato ad una maggiore qualificazione (attraverso formazione interna ed esterna) sugli aspetti formativi e tecnico-professionali.
Per quanto riguarda gli studi e la formazione pregressi, non sempre il settore di attività del tirocinio risulta coerente. L’ambito proposto è, a volte, distante anche dai sogni di partenza di un mestiere considerato prestigioso (calciatore, giornalista, medico, …), o da ciò per cui si ritiene di essere portati. In ogni caso, l’esperienza formativa in situazione lavorativa ha fatto emergere nuove domande di formazione e passioni mai esplicitate, ha stimolato la riformulazione di obiettivi professionali, la volontà di qualificarsi nel settore di attività sperimentato e la continuità degli studi, laddove interrotti, ovvero l’acquisizione e il riconoscimento di titoli e percorsi scolastici non lineari. La frequentazione dei corsi istituiti presso la rete dei Centri per l’istruzione degli adulti permette loro di incrementare le competenze in lingua italiana, di acquisire titoli di studio e qualifiche, di avviare percorsi di integrazione sociale. L’apprendimento della lingua italiana, una delle dimensioni maggiormente segnalate, accresce le competenze tecniche e la possibilità di comprendere e farsi comprendere dal mondo circostante. Anche se, spesso, i ragazzi esprimono la necessità di padroneggiare maggiormente il linguaggio settoriale, del mestiere, poiché la capacità di comunicare si acquisisce, a loro dire, nei contesti di vita, nel gruppo, nella relazione tra pari, più che in quelli di esclusivo apprendimento guidato e formalizzato.
I più grandi, in transizione alla maggiore età o già maggiorenni, in uscita o già fuori dal sistema di accoglienza, prestano un’attenzione specifica alla dimensione alloggiativa ed esprimono una preoccupazione per il futuro, dovuta al timore della solitudine, alla consapevolezza della necessità di acquisire un’autonomia da adulti, senza le tutele, i sostegni e gli affiancamenti ricevuti prima. Anche se dall’esperienza di tirocinio si esce rafforzati, dal punto di vista delle competenze e relazionale. Per i più grandi, la dotazione monetaria del tirocinio rappresenta un valore aggiunto, una somma da accantonare con prudenza per reperire un’abitazione. La mancata percezione o il ritardo nella riscossione del rimborso crea, pertanto, disagio e preoccupazione.
La gran parte dei minorenni utilizza, invece, la dote come rimessa, verso la famiglia di origine, per l’ordinario e per sostenere spese impreviste (matrimonio della sorella, Ramadan, …). Ma sono rilevabili anche situazioni in cui viene utilizzata “per il qui ed ora”, per esigenze personali (abbigliamento, telefonia, trasporti, …), oppure come riconoscenza/ringraziamento e contributo alle spese di vitto e alloggio della famiglia ospitante.
Proprio quest’ultima componente, soprattutto di giovanissimi inseriti nelle comunità e nelle famiglie, enfatizza il legame con il territorio di accoglienza, partecipando stabilmente ad attività ludiche e sportive, occasione di costruzione di reti sociali più ricche e stimolanti.

Leggi il Report di valutazione dell’azione Percorsi I


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