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Un progetto di disseminazione circa il tema migratorio, nelle scuole di primo e secondo grado (biennio).Di seguito la restituzione del progetto didattico e di raccolta dati che si è svolto nel periodo aprile – settembre 2015.

Il progetto patrocinato dall’Università di Ferrara, all’interno del Master in Tutela, Diritti e Protezione dei Minori, condotto dalla Prof.ssa Paola Bastianoni, ha visto coinvolti 500 studenti. Sono stati invitati a riflettere circa la rappresentazione dei processi migratori e la conseguente inevitabile trasformazione, in senso multietnico e multiculturale, della società. Anche la più prossima ai minori: la scuola, il gruppo dell’oratorio, la squadra sportiva.

Il progetto ha permesso, nella sua strutturazione di azione e ricerca, di raccogliere ed elaborare dati finalizzati a consentire il monitoraggio della percezione del fenomeno migratorio di minori da parte di coetanei residenti in Italia. Agli stessi è stato proposto un percorso per la comprensione delle norme che tutelano l’infanzia, sovranazionali ed italiane, con diverse figure istituzionali di riferimento, nonché una panoramica del movimento migratorio e del fatto che, nelle pieghe dello stesso, siano coinvolti tantissimi minori, anche “non accompagnati”.

Per sollecitare una riflessione è stato loro proposto un questionario.

In sintesi le risposte ai quesiti:

“chi è il minore migrante?” le riflessioni convergono circa il fatto che la spinta migratoria è di per sé “obbligata” ed avviene in condizioni di illegalità.

“perchè emigra secondo te?” le parole ricorrenti degli intervistati si riassumono nelle seguenti: guerra, lavoro, ricerca di un futuro migliore. Le motivazioni espresso escono dallo stereotipo spiccio: il pensiero è volto ad un’esistenza quotidiana che non restituisce felicità e stabilità , alla guerra come minaccia dell’esistenza ed all’assenza di lavoro come opportunità non solo di sussistenza, ma anche di occasione di realizzazione personale.

“cosa potremmo fare per i migranti?” le riflessioni sono di tipo dualistico: astratte e concrete, nella loro più viva semplicità. Trovargli un lavoro , dargli una casa, aiutarli ad integrarsi, dargli un futuro.. qualcuno ha anche accennato a riflessioni di macreoeconomia: aiutarli nel loro paese per evitare che debbano partire.

Certamente il concetto di lavoro e di casa ha un rimando molto forte ad un aspetto di sicurezza, di sostentamento.

“Conosci parole con cui vengono nominati i migranti?” nella classifica generale compaiono in ordine di prevalenza: negro, straniero, marocchino, extracomunitario. Nella percezione totale ancora il “colore” della pelle rappresenta un elemento qualificante del migrante

“Cosa potrebbe portarti a migrare? Cosa vorresti trovare?” da una verifica delle risposte risulta una tensione emotiva da parte delle femmine, mentre le espressioni dei maschi appaiono più pragmatiche. La tenzione unanime è , tuttavia, percepibile in una “vita migliore” dalle condizioni di partenza. Sono state riscontrate delle condizioni speculari molto concrete: emigrerei a causa della guerra per trovare la pace; per mancanza di lavoro per trovare lavoro; a causa della povertà per trovare ricchezza. Non meno importanti la prospettiva di “rispetto e libertà”.

Bisogna seminare semi di tolleranza per avere adulti capaci di comprendere la complessità dei popoli.

Dott.ssa Elena Crestani – collabora con l’Università di Ferrara circa lo studio della tematica dei Minori Stranieri non Accompagnati



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