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Durante il 2016 241.000 persone sono sbarcate in Europa via mare. Il 31% di queste sono bambini di cui più di 15.000 arrivati da soli, senza un adulto di riferimento al loro fianco. I bambini e le famiglie costrette ai confini d’Europa in condizioni detentive, le vittime inghiottite dal mare nei terribili naufragi sono le tragiche conseguenze di una politica europea fallimentare. Il salvataggio di vite in mare e la protezione dei bambini alle frontiere devono diventare le nostre priorità.
Le politiche migratorie messe in atto negli ultimi mesi, in risposta ai frequenti spostamenti di persone in fuga, da guerre, povertà e violenze hanno messo in secondo piano i valori fondativi della stessa Europa negoziando i diritti umani con il controllo delle frontiere. È quello che è accaduto con l’accordo UE – Turchia dello scorso marzo che ha aggravato le condizioni di vita dei migranti in Grecia rallentando i reinsediamenti di coloro che hanno diritto alla protezione internazionale. Il 36% di tutti i richiedenti asilo in Europa sono bambini ma le ragioni che spingono i minori, spesso non accompagnati, a migrare mettendosi in pericolo di vita sono diverse: alcuni sono in cerca di asilo politico e scappano da guerre, discriminazione e persecuzioni, altri sono vittime di tratta e traffico; alcuni di loro cercano migliori condizioni educative e lavorative e scappano da una povertà estrema.

Chiediamo che tutti i bambini, senza alcuna distinzione, ricevano il giusto supporto per aiutarli a vivere e a progettare il loro futuro. Per loro raccomandiamo quelle priorità che bussano alle nostre porte con urgenza.

  1. Salvare vite umane in mare. Anteporre il superiore interesse dei bambini al controllo delle frontiere. Coordinare gli sforzi e le soluzioni dei paesi europei e di quelli che hanno adottato l’Agenda europea delle Migrazioni nelle attività di ricerca e soccorso.
  2. Combattere il traffico e il contrabbando di vite umane. Accrescere i meccanismi di cooperazione alle frontiere e provvedere allo sviluppo di rotte legali e sicure per chi arriva in Europa, vittima dei trafficanti. Garantire forme di empowerment per le famiglie e i bambini, rendendoli consapevoli dei rischi dello sfruttamento.
  3. Anteporre il superiore interesse del bambino al suo rimpatrio, verificando attentamente le condizioni di vita a cui andrebbe incontro nel suo paese d’origine. La valutazione del possibile rischio è molto delicata in quanto potrebbe non essere collegato a ragioni politiche o statali ma a forme di abuso e sfruttamento nel contesto familiare o sociale.
  4. Supportare e promuovere in ogni modo la riunificazione familiare qualora non costituisca, come già osservato prima, uno dei rischio del rimpatrio.
  5. Andare alle radici delle migrazioni. Focalizzare gli sforzi, attraverso un maggior focus e pressione internazionale, per la fine del conflitto in Siria. Supportare i paesi e le regioni d’origine dei bambini migranti includendo i Paesi di confine, come il Libano e la Giordania, dove i rifugiati sono quasi un terzo della popolazione. Sviluppare programmi sia informativi sia operativi che rafforzino la protezione nazionale dei bambini.
  6. Lavorare con i Paesi terzi deve essere una priorità. Fallimentari accordi di cooperazione hanno determinato il mancato rispetto del diritto d’asilo per milioni di persone e bambini. Alla base di una nuova strategia di partnership deve esserci l’esclusione, negli accordi di gestione delle migrazioni, dei Paesi che violano i fondamentali diritti umani.
  7. È necessaria un’armonizzazione delle procedure d’asilo che non deve condurre ad un abbassamento degli standard di accoglienza. Innanzitutto non possiamo più assistere alle condizioni di detenzione, sperimentate dai bambini in Grecia, ai confini con gli altri paesi europei: devono essere eliminate in quanto la detenzione dei bambini non è giustificabile dal loro status di migranti.
  8. Creazione di canali sicuri di accesso all’Europa e durante il percorso migratorio dei minori. Ilreinsediamento deve essere velocizzato in quanto è uno dei più importanti canali per i bambini per raggiungere l’Europa, in modo sicuro. Il ricongiungimento familiare, nel caso sia ricercato dal minore, è naturalmente il canale privilegiato per sfuggire al rischio di viaggi illegali: tutti i bambini che lo chiedono dovrebbero veder analizzata individualmente la loro richiesta.
I bambini sono bambini, prima di essere rifugiati o migranti: la situazione di estrema vulnerabilità in cui si ritrovano i minori migranti li espone a una negazione dei diritti di cui sono portatori in quanto bambini, rendendoli invisibili e senza protezione.
Noi vogliamo che non siano lasciati indietro, non li vogliamo intrappolati alle frontiere ma protagonisti del loro futuro.Fonte Blog Save The Children

Report “Putting children at the forefront”





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I Minori Stranieri non Accompagnati

8 proposte per l’Agenda Europea sui bambini migranti

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