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Le Associazioni che operano a Ventimiglia accusano la polizia francese di falsificare le dichiarazioni sull'età dei minori stranieri non accompagnati così da farli passare come maggiorenni e poterli respingere.
È quanto si legge in una lettera inviata alla Commissione europea e alle autorità italiane da ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), INTERSOS (organizzazione che ha condotto uno studio monitorando per mesi le frontiere italiane, leggi articolo), Terres des Hommes Italia, Oxfam Italia, Caritas Diocesana di Ventimiglia-Sanremo e Diaconia Valdese. La lettera si rivolge alla Commissione europea chiedendo di verificare se le competenti autorità italiane e francesi abbiano violato la normativa europea, valutando se sussistano gli estremi per l’apertura di una procedura d’infrazione.
Una dura condanna nei confronti dei respingimenti di minori stranieri non accompagnati, effettuati dalle autorità francesi sistematicamente, come più volte denunciato, alla frontiera di Ventimiglia, ma anche delle violazioni dei diritti perpetrate in Italia.
L'accusa  è molto precisa e preoccupante, «La polizia francese – spiega Daniela Zitarosa, assistente legale del progetto Intersos a Ventimiglia – falsifica le dichiarazioni dei minorenni che arrivano dall’Italia e tentano di entrare in Francia. Ne abbiamo le prove, con tanto di date di nascita cancellate e modificate nei documenti ufficiali. Purtroppo questa è la normalità». 
Secondo le normative europee, il respingimento alla frontiera dei minori stranieri non accompagnati è illegittimo.
“Come è noto – si legge nella lettera – ai sensi del Regolamento Dublino e della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, i minori non accompagnati che presentano domanda d’asilo in Francia, non possono essere rinviati in Italia: a differenza degli adulti, infatti, ai MSNA non si applica il criterio del paese di primo ingresso. Nel caso in cui invece il minore non manifesti la volontà di presentare domanda d’asilo in Francia (spesso perché non adeguatamente informato di tale diritto), e venga fermato nella zona di frontiera, le autorità francesi potranno respingerlo in Italia. La normativa francese stabilisce però precise garanzie che devono essere rispettate nel caso di respingimento di un msna: in particolare deve essere nominato un tutore provvisorio (c.d. “administrateur ad hoc”) e il respingimento non può essere effettuato prima del termine di 24 ore (c.d. “jour franc”)”. Tali norme e garanzie vengono costantemente disattese dalla polizia di frontiera francese". Non solo i minori fermati "non vengono messi nella condizione di presentare domanda di asilo, ma il respingimento viene effettuato immediatamente, senza che sia nominato l’“administrateur ad hoc” e senza attendere la scadenza del termine di 24 ore previsto dalla legge francese. Un comportamento che espone i minori, che tentano nuovamente di attraversare la frontiera, al controllo dei trafficanti e in alcuni casi al rischio della vita".
 "La dichiarazione di minore età da parte del migrante – spiega Zitarosa - da sola dovrebbe essere sufficiente, per legge, a far sì che lo Stato francese prenda in carico la persona, per poi verificare l’effettiva età in un secondo momento. Succede invece – aggiunge – che i pubblici ufficiali francesi non tengano minimamente conto delle dichiarazioni dei ragazzi e, scrivendo una data di nascita fittizia sui Refus d’entree (una specie di foglio di via), li rispediscono indietro come maggiorenni". 
Il foglio nella foto scattata da un minorenne eritreo dimostra quanto denunciato dalle associazioni.
Il foglio è stato consegnato al minore, nel giugno 2017, da un poliziotto francese della cittadina di Menton.
Si può vedere che la data di nascita dichiarata dal ragazzo (1/10/2001), è stata cancellata e modificata in 1/1/2000, così da far sembrare il ragazzo maggiorenne. 
Le associazioni, partendo da questi fatti hanno inviato la lettera alle istituzioni al fine di "adottare nei confronti delle competenti autorità francesi tutte le misure necessarie affinché cessino i respingimenti illegittimi dei minori stranieri non accompagnati".
Quanto accaduto al giovane eritreo è una prassi nota, adottata molto spesso dalla polizia francese, in particolare a seguito della famosa ordinanza emessa dal Tribunale di Nizza con cui veniva riconosciuto come illegittimo il respingimento di minore.  
Per ovviare all'ordinanza, la gendarmeria "ha parzialmente modificato le proprie prassi. Non, però, nel senso del rispetto della normativa vigente, in ottemperanza alle decisioni giudiziarie. Al contrario, la Polizia francese ha adottato la prassi di identificare sistematicamente i minori fermati in frontiera come maggiorenni".

Leonardo Cavaliere

Minori non Accompagnati: polizia francese accusata di falsificare i dati

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Due storie di frontiere sbarrate e di diritti negati contenute nel dossier realizzato da Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e dall’associazione svizzera 'Firdaus' in cui si denunciano numerose violazioni della normativa vigente sul diritto d’asilo da una parte e dall’altra della frontiera che separa Como da Chiasso. «Tra luglio e agosto le autorità svizzere hanno effettuato quasi 7mila riammissioni in Italia di cittadini stranieri, di cui almeno 600 hanno riguardato minori non accompagnati », denunciano le due associazioni.

Si tratta di persone che sono state fermate dalle autorità elvetiche e che sono state rimandate in Italia per ingresso o soggiorno irregolare. Tornando così ad affollare il parco davanti alla stazione ferroviaria di Como dove, da settimane, vivono diverse centinaia di migranti (400-500), prevalentemente eritrei ed etiopi.

Particolarmente gravi le violezioni dei diritti dei minori non accompagnati, stigmatizzate nel rapporto: la maggior parte dei ragazzini rimandati in Italia, infatti, «non è stata collocata in strutture di accoglienza per minori, né per essi risulta essere stato nominato un tutore, secondo quanto previsto dalla legge», denuncia il rapporto.

«Quasi tutti i migranti che abbiamo ascoltato riferiscono di non aver mai ricevuto adeguate informazioni riguardo a tali diritti e più in generale sulla protezione internazionale, né all’arrivo in Italia né successivamente – spiega Anna Brambilla dell’Asgi –. Sia alle frontiere italiane che a quelle svizzere si riscontra una grave carenza di servizi di informazione e orientamento legale, oltre che di interpreti delle lingue maggiormente diffuse tra questi migranti». Inoltre, in base alle informazioni raccolte, molte delle persone respinte hanno un familiare a cui ricongiungersi una volta varcata la frontiera. Pertanto, in base a quanto previsto dal Regolamento Dublino, avrebbero diritto a riabbracciare i propri familiari.

«Dal nostro punto di vista, il diritto di chiedere asilo non è stato e non sarà garantito se ciascuna delle persone respinte dal confine svizzero non potrà nuovamente esprimersi sulla propria volontà di chiedere protezione internazionale alla Svizzera», aggiunge Lisa Bosia Mirra, presidente dell’associazione Firdaus.

Dal canto suo, la polizia di frontiera svizzera ha risposto precisando che i migranti vengono ascoltati da un agente che deve valutare le intenzioni del soggetto (se vuole chiedere asilo o meno) ma in questa fase non è prevista la presenza di mediatori. Al termine di questo colloquio è l’agente a decidere se la persona è realmente intenzionata a chiedere asilo o meno. Il respingimento – infatti – avviene sulla base di un accordo bilaterale siglato tra Roma e Berna nel 1998, che prevede anche una procedura semplificata per la riammissione dello straniero rintracciato nella zona di frontiera che non vuole chiedere asilo in Svizzera. Ancor più difficile, a questo punto, capire come mai Robiel e Ismail, che volevano raggiungere i propri familiari residenti nei cantoni elvetici, siano stati rimandati in Italia.
Fonte: Avvenire.it;
Autore: Ilaria Sesana

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