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Nei primi sei mesi del 2016 sono arrivati 7567 minori (su un totale di 28mila migranti) di cui circa il 92% sono arrivati da soli.
La maggior parte proviene dall' Egitto, Gambia, Guinea e Costa D’Avorio. Dai racconti emergono storie di abusi e sfruttamento lungo tutto il viaggio. soprattutto per le ragazze. Infatti, molte minorenni sole, arrivano in Italia incinte.Sulla tragedia della tratta delle ragazze sarebbe da fare un discorso approfondito e a parte.

In questa sede mi limito soltanto a riportare quanto detto da Giovanni Fortugno, responsabile immigrazione della comunità Papa Giovanni XXIII a Lettera43.it «Su 1000 migranti, 200 sono ragazzine», provengono soprattutto dalle zone interne della Nigeria, la maggior parte di loro non è mai andata a scuola. Spesso i genitori, continua l'operatore, «sono collusi e ricattati». Le bambine non partono sole ma accompagnate da parenti o conoscenti, già in contatto con le madame in Italia e in Europa. Sono praticamente scortate dai carcerieri. «Hanno dai 14 ai 17 anni. Per ogni ragazzina c'è una donna adulta e una o più figure maschili», racconta Fortugno, «è difficile riconoscerle, visto che si spacciano per parenti e non hanno con sé i documenti».
Per questo i volontari quando individuano le situazioni a rischio, separano le bambine dai presunti trafficanti. «Solo una volta in disparte cominciano a parlare, a raccontarsi». Le violenze, gli stupri subiti, la paura di ritorsioni sono all'ordine del giorno. «Sono minacciate con i familiari dai riti voodoo», ha confermato Fortugno. Per questo nonostante l'orrore vissuto fuggono dalle zone di protezione. «Nemmeno la promessa dei documenti è più un deterrente efficace per una minorenne». Basta fare un giro per le città italiane, nei luoghi abituali di prostituzione e ci si renderà conto che le ragazze nigeriane sono sempre di più. Arrivano dopo essere fuggite dai centri di "accoglienza".
«Sono piccole, evidentemente minorenni», attacca Fortugno. «Se stanno sulla strada, è perché qualcuno le cerca».

"Mentre gli occhi si sono concentrati sulla Grecia e nei Balcani, nel Mediterraneo centrale si vive una tragedia silenziosa", ha detto Sarah Crowe, una portavoce dell'UNICEF, che all'inizio di questo mese ha pubblicato un rapporto dal titolo Danger Every Step of theWay in cui si denunciano i rischi di abuso, sfruttamento e morte che i minori non accompagnati devono affrontare mentre viaggiano tra il Nord Africa e l'Italia.
Le ragioni dietro l'aumento non sono ancora chiare.
Simona Moscarelli, esperta legale dell'OIM in Italia, ha osservato che un picco di arrivi dall'Egitto quest'anno è in gran parte costituito da minori.
L'instabilità economica e politica in Egitto, così come la pressione della famiglia sui minori per dare una mano finanziariamente può essere tra i fattori di spinta. Per capire l'aumento di minori provenienti dall'Africa occidentale bisogno partire dalla comprensione di quanto sta accadendo in quei territori, dove una forte instabilità ed una mancanza di prospettive sono un fortissimo fattore di spinta.
"L'Italia sta facendo così tanto per salvare vite umane in mare, ma il problema inizia davvero quando i bambini arriva a terra ferma", ha detto Judith Sunderland di Human Rights Watch (HRW), che ha visitato gli Hotspot in Sicilia nel mese di giugno. Quando approdano sulle nostre coste e il loro viaggio sembra ormai essersi felicemente concluso, si trovano in realtà in uno stato di limbo. Nel rapporto diffuso da Human Rights Watch il 23 giugno scorso, confermato anche dalla commissione parlamentare d'inchiesta sui centri di accoglienzaha rilevato che nel centro di accoglienza di Pozzallo ci sono ragazzi (che in teoria dovrebbero restare negli Hotspot al massimo 72 ore, ma poi ci restano anche mesi) appena dodicenni costretti a vivere in una struttura sovraffollata dalla quale non gli è consentito uscire (mentre gli adulti possono muoversi liberamente).
Alcune ragazze eritree hanno anche dichiarato di essere state molestate da uomini adulti, e oltretutto non hanno alcun accesso a supporto psicologico e assistenza medica.

Il problema è organizzativo, credo volutamente, dato che basterebbe osservare cosa accade al di là delle nostre coste e prepararsi per tempo ad accogliere. Infatti, le autorità non sono ancora riuscite ad approntare un sistema per ridistribuire i minori non accompagnati in strutture collocate sul resto del territorio nazionale.
Insomma, il nostro paese sembra impreparato a occuparsi dell’alto numero di minori non accompagnati che arrivano sulle nostre coste, ma Vincenzo di Mauro, direttore di un centro per minori non accompagnati di Catania, denuncia che alla sesta estate di emergenza è ormai chiaro che qualcosa non funziona.
Per quanto gli arrivi non siano prevedibili, l’inadeguatezza della risposta è sorprendente. Nel tentativo di affrontare la situazione, il governo italiano prevede di creare circa 1.000 nuovi posti ( a mio avviso troppo pochi) di accoglienza per i minori non accompagnati con risorse provenienti asilo dell'UE, migrazione e Fondo per l'integrazione.

Vorrei concludere con la Storia di Maria, nome di fantasia, che ha appena 16 anni ed è scappata dal suo Paese, la Nigeria, in cerca di un futuro migliore. Prima di arrivare in Italia, ammassata e impaurita a bordo di un barcone, ha subito “brutalità” ed è “stata tenuta per giorni in una prigione sotterranea”. Le sue lacrime, mentre chiede allo Stato che la sta ospitando “di aiutarla a costruire un’opportunità per il futuro e un’educazione” sono l’immagine che più ha colpito il vice direttore generale dell’Unicef internazionale Justin Forsyth, in visita in Sicilia e a Lampedusa: “A questi bambini non serve solo un letto e un pezzo di pane, ma un futuro e un’educazione”. 


Minori Non Accompagnati, ecco cosa succede una volta arrivati in Italia.

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La maggior parte dei Minori Non Accompagnati approda in Sicilia, ma ad oggi la redistribuzione equa in tutte le regioni non avviene, come invece accade per i migranti maggiorenni. Il motivo per cui questa distribuzione ad oggi non avviene è per la mancanza di una competenza regionale da superare. Verso questa direzione va l'affermazione del Capo del Dipartimento Immigrazione Morcone "Quote per redistribuire in tutta Italia i migranti minori non accompagnati". Per far ciò bisognerà trovare un meccanismo che anche sui minori, come per gli adulti, porti fuori dalla Sicilia e ridistribuisca su tutto il territorio italiano lo sforzo della loro accoglienza.
"Quello dei minori non accompagnati è un tema importante su cui il Paese deve dare una mano alla Sicilia, il numero è troppo elevato, la Sicilia non può reggere questo sforzo. Dobbiamo vedere quali strumenti normativi e amministrativi si possono usare per alleggerire la sicilia da una presenza minori troppo importanti". Lo ha detto il prefetto Mario Morcone, Capo Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione, a conclusione della riunione del Consiglio Regionale per l'Immigrazione svoltosi il9.6.2016  presso la Prefettura di Palermo. 
Infatti, i Comuni, ai quali vengono affidati i minorenni, non hanno più soldi per pagare le comunità
di accoglienza e, soprattutto in vista di una nuova stagione di sbarchi, il Viminale ha deciso di intervenire per affrontare questa che - secondo il prefetto Morcone - è l'unica emergenza.

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