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 Esattamente un anno fa, lanciavamo con altri 3 attivisti (Alessandra Ballerini, Paola La Rosa e Carmelo Gatani) l’Appello al Papa affinché si adoperasse per aprire canali umanitari per fermare le stragi in mare, unica ancora di salvezza di fronte all'immobilismo dei governi dell’Unione Europea.
Oggi, per l’ennesima volta il mare ci restituisce il corpo senza vita di una bimba siriana di 5 anni, identificata come Sajida Ali, annegata in un naufragio di alcuni giorni fa (ieri altri 6 bambini annegati). Il corpo della piccola è stato ritrovato sulla spiaggia di Pirlanta a Cesme, nella provincia turca di Smirne sul mar Egeo. La drammatica immagine, diffusa dai media locali, ricorda quella del ritrovamento del piccolo Aylan Kurdi, il bambino curdo-siriano di 3 anni annegato a inizio settembre con la madre e il fratellino di 5 anni, diventato simbolo della tragedia dei migranti. Dopo la foto del corpo di Aylan sulla spiaggia di Bodrum che aveva provocato sgomento, indignazione, orrore ma anche accesi dibattiti e polemiche circa la necessità di pubblicare l'immagine diventata il simbolo dell'esodo forzato dei siriani che scappano dalla guerra, dalla morte, si era assistito ad un sano impeto di solidarietà da parte dei governanti Europei, per poi ritornare subito dopo alla solita routine della conta di bambini morti annegati nel Mare Nostrum, a causa delle scellerate politiche securitarie.



Da cittadino Europeo chiedo all’Europa di assumersi le proprie responsabilità e di risolvere la questione dei migranti ripartendosi le persone in arrivo (senza la farsa delle quote) e creando corridoi umanitari adesso che è inverno, perché, come dice la Presidente On. Boldrini «se non realizzeremo un corridoio umanitario funzionante noi conteremo i morti, e chi ne sarà responsabile?. Pensare di lasciare al freddo, alla pioggia, persone in marcia non è qualcosa degno dell’Europa», aggiungerei dei valori su cui si fonda il sogno Europeo.
 Proprio le facce di questi bambini guardati distrattamente nei tg rivelano la vera tragedia umana che si stà vivendo con l’insensato immobilismo dei governi europei, fermi ad attendere al varco per capire se si fugge da guerre, violenze ecc. o se si è migranti “economici” senza comprendere che chi fugge lo fa perché ha bisogno di libertà e di vivere in pace, in quanto qualcun altro ha distrutto e depredato la terra in cui è nato ed avrebbe voluto vivere. 
Quel qualcuno potremmo essere proprio noi.

È quindi decisiva l'azione dei governi Europei su questo fronte.


Mettere gli ultimi al centro della politica significa affrontare eticamente le incognite che qualificano lo stare dentro la storia. Per cogliere il significato politico di questa emergenza umanitaria occorre riumanizzare il senso della relazione tra i soggetti, cercando di alimentare una cultura della solidarietà e dei diritti, contrastando la cultura della paura, della contrapposizione e dell'esclusione. 

Se neanche le immagini dei bambini smuovono le coscienze sulla tragedia dei migranti...

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