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I minori stranieri non accompagnati restano i più vulnerabili: nei primi sei mesi dell’anno raddoppiati quelli giunti via mare in Italia (10.524 a fronte dei 4.410 dello stesso periodo del 2015). Tra i più colpiti, ragazze nigeriane e rumene, adolescenti egiziani e minori “in transito”, secondo il Dossier “Piccoli schiavi invisibili” 2016 di Save the Children. L’Organizzazione attiva una nuova helpline telefonica per aiutare i minori a rischio.

I minori vittima di schiavitù e grave sfruttamento nel mondo sarebbero, secondo le stime, un milione e 200 mila. Una vittima di tratta su cinque è un bambino o un adolescente. Una realtà drammatica, che resta però fortemente sommersa, registrando, al di là delle stime e delle proiezioni, un numero molto inferiore di casi realmente identificati. Basti pensare che gli ultimi dati ufficiali disponibili parlano di 15.846 vittime di tratta accertate o presunte tali in Europa, di cui il 15% è un minore[1]. In Italia, sono 1.125 le persone inserite in programmi di protezione e il 7% di loro ha meno di 18 anni.

Sono questi i principali numeri che fotografano il fenomeno della tratta e dello sfruttamento in Italia e nel mondo che emergono dal Dossier 2016 “Piccoli schiavi invisibili – I minori vittime di tratta e sfruttamento: chi sono, da dove vengono e chi lucra su di loro” di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, diffuso oggi alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio.

La maggior parte dei minori vittime di tratta, però, non rientra in queste statistiche: quello della tratta è un fenomeno estremamente complesso, soprattutto in Italia, che spesso coinvolge minori stranieri non accompagnati, cioè senza adulti di riferimento, molti dei quali sono in transito nel nostro Paese e si spostano da una città all’altra, non consentendone l’emersione e il tracciamento reale. Basti pensare che in Italia, tra gennaio e giugno 2016 sono arrivate via mare 70.222 persone in fuga da guerre, fame e violenze. Di queste 11.608 sono minori, il 90% dei quali (10.524) non accompagnati, un numero più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (4.410 da gennaio a giugno 2015).[2] In particolare, questi ultimi rappresentano un potenziale bacino di sfruttamento per coloro che cercano di trarre profitto dal flusso migratorio, speculando in vari modi sulla vulnerabilità dei più piccoli.

Il profilo dei minori vittima di tratta e sfruttamento in Italia vede una presenza significativa di ragazze nigeriane, rumene e di altri Paesi dell’Est Europa, sempre più giovani, costrette alla prostituzione su strada o in luoghi chiusi. Attraverso le attività delle unità mobili e di outreach, Save the Children ha inoltre intercettato gruppi di minori egiziani, bengalesi e albanesi inseriti nei circuiti dello sfruttamento lavorativo e nei mercati del lavoro in nero, costretti a fornire prestazioni sessuali, spacciare droga o commettere altre attività illegali. A destare particolare preoccupazione sono i minori “in transito”, tra i quali spiccano eritrei e somali che, una volta sbarcati sulle nostre coste, in assenza di sistemi di transito legali e protetti, si allontanano dai centri di accoglienza e si rendono invisibili alle istituzioni nella speranza di raggiungere il Nord Europa, divenendo facili prede degli sfruttatori.

Se da un lato è difficile dare un quadro numerico reale delle vittime di sfruttamento, dall’altro lo è ancora di più quantificare il numero degli sfruttatori. Nel nostro Paese, però, la tratta di persone costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga.[3] Il numero dei procedimenti a carico degli sfruttatori, e soprattutto quello delle condanne in via definitiva, rimane però piuttosto limitato, per la capacità delle organizzazioni criminali di agire adeguando le proprie strategie per aggirare gli interventi legislativi dei vari Paesi. In Italia, in particolare, dal 2013 al 2015, sono stati denunciati per reati inerenti la tratta e lo sfruttamento un totale di 464 individui, alla maggior parte dei quali viene contestato il reato di riduzione in schiavitù.[4] Per lo specifico reato di tratta di persone sono stati arrestati più di 190 soggetti di nazionalità prevalentemente rumena, albanese e nigeriana. Secondo i dati riportati dal Ministero della Giustizia, il 12% degli autori di reati connessi alla tratta e allo sfruttamento sono di nazionalità italiana.[5]

“Sono tantissimi i minori che raccontano ai nostri operatori di essere vittime di drammatiche forme di sfruttamento, nella maggior parte dei casi assimilabili alla schiavitù, e che anche qui in Italia troppo spesso si affidano a persone senza scrupoli”, spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “È importante che questi ragazzi trovino punti di riferimento affidabili per decidere del loro futuro: per questo motivo, oltre alle nostre attività di protezione dei minori migranti in frontiera Sud, a Roma, Milano e Torino, abbiamo attivato un nuovo servizio di helpline[6] dedicato ai minori migranti, un numero gratuito che risponde in sei lingue, fornendo orientamento legale e psicologico, e che vuole essere un punto di riferimento per tutti i minori che possono trovarsi in situazioni di rischio e per tutti coloro che vogliono aiutarli.”

Le ragazze nigeriane vittime di sfruttamento sessuale

Il numero delle minori e giovani donne nigeriane arrivate in Italia potenzialmente ad alto rischio di sfruttamento è in continuo aumento: nei primi sei mesi del 2016, sono state registrate 3.529[7] donne di nazionalità nigeriana sbarcate sulle nostre coste, tutte molto giovani, e 814 minori non accompagnati, tra cui si registra una significativa presenza di ragazze adolescenti. Questo dato riflette un trend in aumento che ha visto un incremento del 300% degli arrivi di ragazze nigeriane nel nostro Paese tra il 2014 e il 2015.[8] La maggior parte di loro sono adolescenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni, con un numero crescente di bambine di 13 anni. Secondo le testimonianze raccolte da Save the Children, le ragazze vengono adescate nel circuito della tratta tramite conoscenti, vicini di casa, compagne di scuola o spesso anche sorelle maggiori già arrivate in Italia. Una volta reclutate, vengono costrette ad un giuramento tramite i riti dello juju o del voodoo, con cui si impegnano a restituire allo sfruttatore il proprio debito, che si aggira tra i 20.000 e i 50.000 euro. Spesso vengono costrette alla prostituzione già durante il viaggio che le porterà in Italia, mentre attraversano il Niger e durante la successiva sosta in Libia, e arrivano nel nostro Paese sotto il controllo dei trafficanti. Molte ragazze vengono dunque indotte alla prostituzione già nelle aree limitrofe ai centri di accoglienza e identificazione, oppure vengono trasferite dai trafficanti in Campania, per essere smistate e distribuite nelle principali città italiane.

Le vittime di tratta devono prostituirsi per ripagare il loro debito allo sfruttatore, ma la cifra aumenta ulteriormente perché le ragazze sono costrette a pagare un affitto sia per il luogo in cui vivono che per il marciapiede, con un costo per quest’ultimo che va dai 100 ai 250 euro al mese. Inoltre il debito cresce in funzione di meccanismi sanzionatori arbitrari messi in atto dagli sfruttatori, che “multano” le ragazze ogni volta che si ribellano alle regole imposte dal sistema di sfruttamento. Le ragazze sono quindi costrette a prostituirsi in qualsiasi condizioni fisica e a costi bassissimi e ad accettare anche rapporti non protetti, con la conseguenza di dover ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza, spesso clandestina, ed esponendosi al rischio di malattie sessualmente trasmissibili. Per riuscire a sopportare questa vita, molte ragazze cominciano a fare ricorso a sostanze stupefacenti psicotrope, su induzione dei loro trafficanti.

Le minori della Romania e dell’Est

Le ragazze rumene rappresentano uno dei gruppi nazionali più esposti alla prostituzione forzata, con un preoccupante aumento della quota delle minori tra i 15 e i 17 anni. Spesso provengono da contesti socio-culturali poveri e sono sin da piccole vittime di violenze domestiche e alcolismo. Arrivano in Italia con collegamenti via terra a costo moderato, con il miraggio di poter ottenere lavoro come bariste o cameriere, supportate dal proprio sfruttatore, che spesso si maschera dietro il ruolo di “fidanzato”, creando un rapporto di sottomissione con la vittima dal quale le ragazze faticano a uscire. Oltre ai casi di sfruttamento sessuale, le ragazze rumene sono spesso vittime di sfruttamento lavorativo, in particolare nel settore agricolo, soggiogate dai loro datori di lavoro – tra cui anche cittadini italiani – che ne sfruttano la condizione di necessità per costringerle anche ad avere rapporti sessuali.

I minori di origine egiziana

Secondo le testimonianze raccolte dagli operatori di Save the Children, i minori egiziani arrivati in Italia nel corso del 2016 hanno un’età media inferiore (14-16 anni) rispetto ai connazionali arrivati l’anno precedente (15-17 anni) e sono in aumento i giovanissimi, tra i 12 e i 13 anni. Il viaggio verso l’Italia viene organizzato da un network di persone note alla comunità locale, con i quali vengono stipulati dei veri e propri contratti che prevedono un debito che varia dal 2.000 ai 4.000 euro a seconda delle aree di partenza, con picchi fino a 10.000 euro per coloro che hanno percorso la rotta balcanica.

Il viaggio per raggiungere l’Italia dura in media tra i 7 e i 15 giorni e, poco dopo essere sbarcati sulle nostre coste, i ragazzi si allontanano dalle strutture di prima accoglienza per raggiungere le città del Nord e del Centro Italia (in particolare Roma, Milano e Torino) e una piccola percentuale di loro anche altri Paesi europei. Una volta arrivati in queste città, spesso su indicazione di un adulto, entrano in contatto con le autorità per essere inseriti nelle comunità per minori. In molti casi, questo consente loro di crearsi nuove opportunità di inclusione. Ma per i molti ragazzi che non hanno la possibilità di entrare nel percorso di protezione – in particolare per i neomaggiorenni – si aprono le porte dello sfruttamento e della vita in strada.

Tutti questi ragazzi condividono l’esigenza di dover mandare soldi a casa per pagare il debito contratto dalla famiglia prima della partenza e questo li trasforma in facili reclute del lavoro nero, esponendoli a varie forme di sfruttamento. A Milano e Torino, la maggior parte viene sfruttata in pizzerie, panifici o mercati ortofrutticoli. A Roma, sono tantissimi i minori egiziani che lavorano all’interno dei mercati generali della frutta e verdura, nelle pizzerie, negli autolavaggi o nelle frutterie. Vengono pagati pochissimi euro e a volte non vengono proprio retribuiti, con la scusa che il lavoro svolto costituisca un apprendistato. In alcuni casi, questi ragazzi sono anche vittime di sfruttamento sessuale o coinvolti in attività illegali come lo spaccio di sostanze stupefacenti.

I minori albanesi

I minori non accompagnati albanesi sono al secondo posto per numero di presenze tra le nazionalità più rappresentate in Italia,con 1.453 ragazzi (12,5% sul totale).[9] Si tratta di un dato in crescita rispetto allo scorso anno, dovuto probabilmente alla recente abolizione dei visti di entrata nei Paesi Schengen. Sono ragazzi provenienti da famiglie disgregate con forti difficoltà economiche o con forti disagi nelle figure genitoriali. Le loro principali mete sono l’Emilia-Romagna e la Toscana. Sono a rischio di sfruttamento in attività illegali, spesso anche a causa del contatto con adulti che li fanno diventare preda di atti di bullismo, fino a circuirli e a spingerli a commettere piccoli furti, ricettazioni e spaccio. 

I minori in transito: eritrei e somali

Tra i minori entrati in contatto con Save the Children, uno dei gruppi più esposti al rischio di abuso e sfruttamento è rappresentato dai minori non accompagnati in transito in Italia per raggiungere altri Paesi del Nord Europa. Si tratta di bambini e adolescenti giovanissimi che sin dall’inizio del loro viaggio subiscono trattamenti disumani e degradanti, spesso vere e proprie forme di tortura, e che vengono scambiati tra gruppi di trafficanti come avviene nel mercato della droga o delle armi. L’arrivo in Europa non significa per loro la fine dello sfruttamento ma un nuovo inizio, poiché la strada che devono percorrere per raggiungere il Paese di destinazione e la necessità di rendersi “invisibili” li rende ancora più vulnerabili.

Tra i minori in transito, i gruppi principali sono quelli degli eritrei e dei somali. Tutti e tre questi gruppi compiono lunghissimi viaggi prima di arrivare in Italia, attraverso rotte molto diverse, ma tutti sono vittime di sfruttamento e abuso una volta arrivati nel Paese, mentre cercano di pianificare i loro spostamenti verso il Nord Europa, anche a causa della necessità di reperire ulteriore denaro per pagare i trafficanti che li porteranno oltre frontiera.

“Consideriamo indispensabile che l’Europa attivi subito la procedura della “relocation” almeno per i minori soli e più vulnerabili: è indispensabile garantire ai ragazzi che devono raggiungere familiari in altri paesi europei un percorso legale e protetto. È davvero inaccettabile che questi minori una volta giunti in Europa debbano mettersi nuovamente nelle mani dei trafficanti, alimentando il mercato dello sfruttamento,” commenta Raffaela Milano. 

Il profilo degli sfruttatori

Per la prima volta, il dossier approfondisce il profilo non solo delle vittime, ma anche degli “offender”, cioè gli sfruttatori. Il profilo degli sfruttatori è molto vario e va dal singolo fino alle organizzazioni criminali, che gestiscono la tratta di persone come attività propedeutica e funzionale a traffici illeciti più lucrativi, come ad esempio quello di droga. I gruppi transnazionali più complessi hanno cellule in tutta Europa e riescono a spostare e gestire un numero notevole di persone, arrivando a muoverle da un Paese all’altro del continente, a seconda della domanda di lavoro forzato o di prostituzione che si creano di volta in volta.

Nel caso degli sfruttatori individuali, particolarmente frequente per le ragazze rumene e dell’Europa orientale costrette alla prostituzione, spesso la condizione di subordinazione e assoggettamento viene messa in atto da una persona con cui la vittima ha una relazione di parentela (cugine o sorelle) o un vincolo sentimentale. Il vincolo di dipendenza affettiva, emotiva ed economica tra sfruttatore e vittima fa sì che quest’ultima non percepisca con chiarezza lo sfruttamento in atto. Lo stato di prolungato sfruttamento, l’asservimento psicologico, la continua frequentazione di connazionali coinvolti nel traffico di persone, nonché la normalità che assume la violenza nella vita quotidiana, fa sì che le ragazze nel tempo vengano indotte a partecipare al business della prostituzione, assumendo anche dei ruoli attivi.

Le reti informali giocano un ruolo importante nel fenomeno del traffico di persone. In generale, queste tipologie di reti non perseguono l’obiettivo finale di sfruttare i migranti dopo il loro arrivo a destinazione, eppure sono frequenti i casi in cui i migranti, soprattutto le donne e i minori, durante o dopo il viaggio, si trovano intrappolati in forme di grave sfruttamento. Come risulta dalle testimonianze dei minori stranieri non accompagnati giunti in Italia, queste reti vengono attivate solitamente dalla stessa famiglia o da un conoscente del ragazzo e lavorano sostanzialmente come una sorta di ‘agenzia di viaggio’.

È il caso emblematico dei minori egiziani, le cui famiglie contraggono un debito nei confronti dei trafficanti che deve essere ripagato una volta giunti in Italia. La necessità di onorare il debito contratto è molto sentita dai ragazzi egiziani, in quanto sono consapevoli che se la loro famiglia rimane insolvente potrà incorrere in problemi di natura penale, pressioni sociali o anche violenze da parte dei trafficanti stessi.

Nel traffico dei giovani afgani, la figura dell’intermediario, chiamata anche garante, ha invece il compito di tenere i rapporti con il trafficante allo scopo specifico di tenere bloccato il pagamento finché il minore non giunge al Paese di destinazione.

Per i viaggi via mare, tra le altre figure tipiche del traffico di persone, vi è quella dello scafista. Come riportato sia dai minori egiziani che da quelli afgani, si può trattare addirittura di loro pari costretti ad adempiere a questo compito per pagarsi una parte del viaggio. L’utilizzo dei minori per la traversata garantisce ai trafficanti di non esporsi al pericolo del viaggio via mare o al rischio di venire arrestati e incriminati dalle autorità italiane.

Le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di persone perseguono invece lo scopo specifico dello sfruttamento e assoggettamento delle vittime, al fine di trarne dei benefici economici o altri vantaggi. Questi modelli organizzativi son ben inseriti nel territorio italiano: è il caso dei boss nigeriani che, in accordo con le mafie locali, gestiscono oggi importanti segmenti del traffico e dello spaccio di droga tramite una elevata capacità di controllo sul territorio e sulle persone[10]



Le raccomandazioni di Save the Children

Nel rapporto, l’Organizzazione delinea una serie di raccomandazioni chiave per garantire una più rapida emersione, identificazione e assistenza ai minori vittime di tratta e sfruttamento e la piena attuazione dei loro diritti. “Finalmente è stato approvato in Italia il primo Piano Nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani; ora è indispensabile passare all’attuazione del piano, prevedendo specifici interventi per le vittime minorenni”, afferma Raffaela Milano. “Per prevenire i rischi di sfruttamento chiediamo inoltre al Parlamento di approvare, senza ulteriori indugi, il disegno di legge sul sistema nazionale di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati,[11] che finalmente ieri ha ripreso il suo iter alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dopo un lungo periodo di stallo. Un sistema di protezione organico e diffuso su tutto il territorio nazionale, può rappresentare una risposta concreta per ridurre i rischi di tratta e sfruttamento per i minori in arrivo.” (Fonte Save The Children)




Il rapporto è disponibile alla pagina: www.savethechildren.it/pubblicazioni



L’infografica sulle rotte della tratta dalla Nigeria all’Italia è disponibile al link: https://we.tl/dV4WwZVz3E



Le foto tratte dal rapporto sono disponibili al link: https://we.tl/V0OGoghEqU





[1] Commissione Europea, Relazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio Europeo sui progressi raggiunti nella lotta al traffico di persone, 2016.

[2] Dipartimento della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale dell’Immigrazione e delle Polizia delle Frontiere, Riepilogo per Nazionalità delle Persone Sbarcate, dati aggiornati al 30 giugno 2015 e al 30 giugno 2016.

[3] Osservatorio Interventi Tratta - Dipartimento Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri.


[4] Dati interforze forniti dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale (non consolidati per il 2015).

[5] Ministero della Giustizia – Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa, La tratta degli esseri umani. Indagine Statistica su un campione rappresentativo di fascicoli definiti con sentenza relativamente ai reati ex art. 600, 601 e 602 del codice civile, Settembre 2015, p.3-4.

[6] L’Helpline offre un servizio telefonico multilingue (italiano, arabo, inglese, francese, tigrino, somalo, farsi), è attiva dal lunedì al venerdì, dalle ore 11 alle ore 17, e risponde al numero verde 800 14 10 16 (per Lycamobile: 351 2 20 20 16).

[7] Dipartimento della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale dell’Immigrazione e delle Polizia delle Frontiere, Riepilogo per Nazionalità delle Persone Sbarcate, dati aggiornati al 30 giugno 2015 e al 30 giugno 2016.

[8] OIM – Rapporto sulle vittime di tratta nell’ambito dei flussi migratori misti in arrivo via mare (aprile 2014-ottobre 2015).

[9] Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Report di monitoraggio minori stranieri non accompagnati in Italia (30-04-2016).

[10] Cooperativa BeFree, Inter/rotte. Storie di tratta, percorsi di resistenza. Aprile 2016, Roma.

[11] A.C 1658 “Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”




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I Minori Stranieri non Accompagnati

La tratta di esseri umani è la terza fonte di reddito delle organizzazioni criminali.Report Piccoli Schiavi Invisibili

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Pubblicato oggi da Save The Children il nuovo report PICCOLI schiavi invisibili Le giovani vittime di tratta e sfruttamento. Il Report di Save The Children fa il punto sul drammatico fenomeno della tratta e dello sfruttamento di minori, che coinvolge, secondo gli ultimi dati, almeno 168 milioni di bambini e adolescenti nel mondo. Anche in Italia, anzi il nostro Paese detiene il record in Europa del maggior numero di vittime accertate. Bambine costrette alla prostituzione anche tramite riti vodoo, adolescenti picchiati con l’illusione di un lavoro. Secondo le ultime stime Eurostat, infatti, il nostro è il Paese è, in Europa, in cui è stato segnalato il maggior numero di vittime accertate e presunte, pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto ai 2.421 del 2009, ma un notevole aumento rispetto ai 1.624 del 2008. Nel 2010, in Europa oltre 9.500 le vittime di tratta accertate e presunte e il 15% di questi erano bambini. I principali paesi di origine di questi minori sono Nigeria, Romania (da ottobre stop all’accordo sui minori romeni non accompagnati, l’atto di protezione e cooperazione per la protezione dei minori romeni migranti o in difficoltà presenti sul territorio italiano dal 10 ottobre 2015 non sarà più efficace) Marocco, Ghana, Senegal e Albania. E’ bene ricordare che questi dati non tengono conto della gran parte di minori che rimangono invisibili e che non vengono identificati come vittime di tratta e sfruttamento, sia perché il fenomeno è di per sé sommerso, come nel caso dello sfruttamento sessuale in appartamenti e luoghi chiusi, o quando i minori vengono spostati frequentemente o rimangono nascosti sia per controlli e pressioni ricevute, ma anche nel caso dei minori migranti che sono solo in transito in Italia, perché la meta finale del loro progetto migratorio è costituita da altri paesi europei.



Masal, 16 anni, in fuga dall’Afghanistan verso la Svezia:

Sto andando in Svezia perché è il posto migliore dove stare. Il viaggio costa almeno 6.000 euro e quindi mi sono dovuto fermare. Sono rimasto in Grecia per 2 anni, poi ho tentato la traversata da Patrasso. Con te non hai nessun bagaglio, niente di niente. La valigia è il simbolo del viaggio legale. E’ veramente molto difficile psicologicamente non sapere che percorso stai facendo per raggiungere la tua destinazione o quale è il posto da cui sarai prelevato e portato via. Io non potevo stare in Afganistan, non avevo scelta. La maggior parte di afgani va via per motivi di sicurezza. Ci sono così tante esplosioni! Ti allontani da casa e non sai se potrai tornarci. Non c’è libertà nel mio paese e tantissime persone se ne sono andate via già da tempo. Il momento più pericoloso del viaggio è il passaggio dalla Turchia alla Grecia perché lo fai su dei gommoni e per me era la prima volta che ci salivo, ma anche il passaggio in Iran è difficile perché ci sono molti pregiudizi su di noi. Lì sono stato accoltellato al collo e ferito al braccio. In Iran non ti riconoscono come profugo. Non ti danno un documento o istruzione. L’unica possibilità è lavorare, ma io vorrei studiare, vorrei cambiare il mio futuro.
Questa è solo una delle tante incredibili storie raccolte. In particolare, desta preoccupazione la crescita del numero dei migranti provenienti dal Mediterraneo per fuggire da guerre, fame e violenze, con una presenza costante di minori non accompagnati, 7.357 dal 1 gennaio al 18 agosto 2015 solo in Italia di cui oltre 5000 irreperibili. Proprio quest’ultimo dato rappresentala più grande preoccupazione, perché rappresentano un potenziale bacino per chi è pronto a sfruttarli speculando in vari modi sulla loro vulnerabilità: i minori migranti, infatti, rappresentano la parte prevalente degli under18 coinvolti nella tratta e nello sfruttamento. In particolare le circa 300 ragazze minori non accompagnate, dato fermo al 31 marzo.



Il dossier 2015 “Piccoli schiavi invisibili – Le giovani vittime di tratta e sfruttamento” di Save the Children, presenta alcuni dei gruppi di minori maggiormente a rischio o coinvolti in questo fenomeno.

Tratta a scopo di sfruttamento sessuale:

ragazze provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est;

ragazze provenienti dalla Nigeria.

Sfruttamento:

ragazze provenienti dalla Romania o ragazze rom nate in Italia, sfruttate in attività illegali e matrimoni forzati;

minori afgani e minori eritrei in quanto principali gruppi di migranti in transito in Italia, lungo un viaggio estenuante di mesi o anni nel quale sono sfruttati e subiscono violenze sempre più efferate;

minori egiziani, che sono il gruppo più coinvolto in situazioni di sfruttamento lavorativo nel nostro Paese.

I minori vittime di tratta e sfruttamento sono accomunati dall’inconsapevolezza di ciò a cui vanno incontro: viene loro facilmente imposta, da parte degli sfruttatori, la decisione di abbandonare il paese di origine con la prospettiva di una vita migliore. Si tratta spesso, infatti, di minori che provengono da contesti culturali ed economici molto poveri e non hanno mai avuto né sperano di avere la possibilità di scegliere una vita diversa.

Nel Report di Save The Children si confermano, inoltre, le testimonianze di tratta, sfruttamento, violenza fisica e sessuale efferata e abuso subite dai minori durante questi lunghi viaggi che possono durare mesi o anni.

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