Tratta e sfruttamento di minori: Save the Children 1 diffonde un rapporto che racconta come sia in crescita il numero delle piccole vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo. I piccoli migranti non accompagnati sbarcati in Italia tra i soggetti più a rischio. Alla vigilia della Giornata (23 agosto) in ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione
Le cifre del fenomeno. Il numero di minori, vittime di tratta nel mondo, è pari a 1,2 milioni - secondo le stime - ma se si considerano quelli che subiscono comunque uno sfruttamento sessuale o lavorativo il numero diventa, nel 2011, di quasi 5 volte superiore (5,5 milioni) e rappresenta il 26% del totale delle vittime (20,9 milioni). In Italia si riscontra una mancanza cronica di dati aggiornati sul fenomeno, ma possono essere certamente considerati la punta dell'iceberg di questa schiavitù, spesso invisibile alle statistiche, come i 280 minori identificati come vittime di tratta o riduzione in schiavitù, attraverso procedimenti penali tra il 2004 e il 2011. Si stima poi tra i 1.600 e i 2000 il numero di minori che si prostituiscono in strada, in gran parte vittime di tratta e sfruttamento.
Le giovani nigeriane e gli afgani invisibli. A partire dall'esperienza diretta di Save the Children 2 (nel sito dell'organizzazione c'è il rapporto completo) desta particolare preoccupazione l'elevata esposizione al rischio di tratta e sfruttamento delle migliaia di minori non accompagnati sbarcatisulle coste italiane. E' questo il caso delle giovani nigeriane giunte fra il 2011 e l'agosto 2012 via mare, alcune delle quali si sono ritrovate vittime di uno sfruttamento sessuale su strada che nel nostro Paese, non solo si dimostra come un fenomeno cronico, ma si segnala in crescita. I gravi rischi di sfruttamento riguardano anche i circa 1300 afgani che, per loro volontà, sono solo "in transito" nel nostro Paese e quindi "invisibili", o i circa 900 minori egiziani giunti in Italia tra il 2011 e il 2012 con un oneroso debito di viaggio da saldare in fretta e il desiderio di aiutare le famiglie di origine, tutti entrati in contatto con Save the Children al momento dello sbarco o successivamente.
Le migliaia di non accompagnati. Sono queste alcune delle evidenze del fenomeno della tratta e sfruttamento dei minori che emergono dal nuovo dossier di Save the Children "I piccoli schiavi invisibili 2012", diffuso alla vigilia della Giornata Onu, in ricordo del commercio degli schiavi e della sua abolizione che ricorre il 23 agosto. "I conflitti e le situazioni di crisi vissute in tante parti del mondo - ha detto Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia Europa di Save the Children - spingono senza tregua verso l'Italia e gli altri paesi europei migliaia di minori non accompagnati, esposti concretamente al rischio di tratta e sfruttamento sessuale o lavorativo".
Le stesse dimensioni del traffico di armi e droga. La tratta e lo sfruttamento degli esseri umani è mossa da un flusso economico paragonabile, nel mondo, a quello del commercio illegale di droga e di armi. Un fenomeno odioso e dalle conseguenze devastanti per la vita di migliaia di ragazze e ragazzi. "Di fronte a questa situazione non è possibile voltarsi dall'altra parte- aggiunge la Milano - parliamo di piccoli schiavi, che sono 'invisibili' solo per chi non vuole vedere, mentre questa condizione è visibilissima nelle nostre città e colpisce drammaticamente centinaia di bambini e adolescenti. E' necessario un rafforzamento delle misure di protezione per le vittime, sia al livello nazionale che internazionale, ed il coordinamento degli sforzi per bloccare chi specula su questa vera e propria schiavitù contemporanea".
La tratta per lo sfruttamento sessuale. Secondo le evidenze e le informazioni raccolte dagli operatori che lavorano in questo ambito, lo sfruttamento sessuale di minori su strada è un fenomeno non solo stabile ma addirittura in crescita, soprattutto per le minori rumene e nigeriane. Nel caso di queste ultime, le associazioni che operano in particolare in alcune aree della penisola come Marche, Abruzzo, Molise e nel napoletano, segnalano un aumento delle giovani coinvolte, collegato all'ingresso in Italia durante lo scorso anno di 3.857 migranti di origine nigeriana di cui 179 identificati come minori non accompagnati. Un flusso che nel periodo 1° gennaio-5 agosto 2012 si è invece consistentemente ridotto con l'ingresso di 4 minori non accompagnati su un totale di 159 migranti provenienti dalla Nigeria.
Le rumeme facilitate dalla cittadinanza UE. Al contrario, l'ingresso delle minori rumene in Italia è facilitato dalla cittadinanza comunitaria e del possesso di documenti di viaggio regolari, e la loro resa in schiavitù avviene sia tramite violenza che attraverso un forte legame affettivo. E' l'ingresso in un tunnel di "dolore, sofferenza e di sopruso subito quotidianamente", secondo le parole stesse delle ragazze entrate in contatto con gli operatori che cercano di guadagnare la loro fiducia e informarle sui sistemi di protezione disponibili per incoraggiarle ad uscire dal circuito dello sfruttamento.
Alle spalle storie inraccontabili. "Si tratta di ragazze con famiglie molto difficili alle spalle - precisa Carlotta Bellini, Responsabile Protezione dei Minori di Save the Children Italia - con un padre violento e alcolista, qualche volta giocatore d'azzardo, e in situazioni di povertà e marginalità, che una volta fuoriuscite dal circuito dello sfruttamento, come dicono con le loro stesse parole sperano in un futuro il più normale possibile, di prendere la patente di guida, imparare un mestiere, lavorare onestamente, risparmiare per avere qualche sicurezza economica per il futuro, trovarsi una casa dove abitare dignitosamente, fare il ricongiungimento familiare, migliorare i rapporti con la propria famiglia d'origine, crearsi una propria famiglia".
I gruppi più numerosi e a rischio. Sono i minori migranti egiziani e afgani. Un debito di viaggio dai 4.000 ai 10.000 Euro da restituire in fretta ai trafficanti che tengono sotto scacco la famiglia di origine, è questa una delle prime trappole che rende i minori egiziani giunti da soli in Italia via mare disposti a tutto, anche ad essere sfruttati. Nel 2011 sono giunti sulle coste italiane in 560, ma con gli sbarchi che continuano altri 286 sono arrivati tra il gennaio e il 5 agosto di quest'anno. Nel 2011 ne risultavano presenti sul nostro territorio 1.172 (il secondo gruppo più numeroso dopo gli afgani), di cui più di 1 su 4 era già dichiarato irreperibile e dunque fortemente esposto anche al rischio di tratta e sfruttamento.
Nella quasi totalità sono maschi. Con un'età tra i 15 e i 17 anni, i minori egiziani provengono principalmente da alcune tra le regioni più povere del paese come Al Fayum, Al Gharbia, Assiut, Monufeia, El Sharkeia e Kalioubia, e sono diretti verso Roma, Milano e Torino. Qui trovano chi è pronto ad approfittare della loro disponibilità e a mettere in pericolo la loro vita o la loro salute pur di ottenere un minimo guadagno, anche a condizioni difficili o qualche volta insopportabili, con lavori nel settore edilizio, commerciale, in piccoli negozi, bar e pizzerie, ai mercati e nell'agricoltura.
L''invisibilità" aumenta il rischio di sfruttamento. Il rischio di sfruttamento per i minori migranti afgani si annida invece nella loro "invisibilità", condizione indispensabile durante il loro transito temporaneo in Italia, dove cercano in ogni modo di evitare l'identificazione.
Sono stati 948 i minori non accompagnati afgani registrati dagli operatori di Save the Children a Roma nel centro diurno CivicoZero 3 nel 2011 e 310 tra il gennaio e il giugno del 2012. Per quanto riguarda i nuovi arrivi sono 262 minori non accompagnati afgani sbarcati in Italia tra gennaio ed agosto 2012. Esposti a insidie e rischi, partono da soli dall'Afghanistan o dall'Iran, per fuggire a situazioni di guerra e violenza, in cerca di un futuro meno incerto. Dopo un viaggio estenuante che dura mesi, talvolta anni. Durante il viaggio la necessità di trovare i soldi per proseguire gli spostamenti li pone in balia della rete di trafficanti e li vede coinvolti in sfruttamento lavorativo o in attività illegali. In Grecia, ad esempio, si tratta di lavori forzati nel settore dell'agricoltura, delle costruzioni e del lavoro domestico, ma sono anche in alcuni casi i minori costretti dai trafficanti a pagare il viaggio attraverso lo spaccio di sostanze stupefacenti.
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