E
cco gli occhi con cui i minori stranieri guardano alla nostra realtà. Non poteva esserci luogo più adatto di Marghera, territorio in cui su 28.000 abitanti il 20% è costituito da stranieri (percentuale che nel quartiere Cita sale al 30%), per presentare una esposizione fotografica come "Ci sono anch'io". Fino al 29 giugno sarà ospitata dalla Biblioteca di Marghera ed è il risultato di un lavoro sul campo di Marta Casarin, laureanda in Psicologia di Comunità all’Università di Padova.L’ideatrice e curatrice della mostra ha utilizzato il materiale del progetto di photovoice, condotto in collaborazione con la cooperativa Coges nell’ambito del progetto I Care, coinvolgendo un gruppo di minori stranieri di nazionalità bengalese, kosovara e albanese, ospitati presso la comunità educativa di Forte Rossarol.
E' stato Bruno Polesel, vicepresidente e delegato alla Cultura della Municipalità di Marghera, a ricordare all'inaugurazione dell'esposizione, lo scorso 31 maggio, la particolare composizione della popolazione di Marghera; e in particolare come la scuola elementare “Grimani” sia frequentata da bambini di ben 30 diverse nazionalità, che però tra i banchi di scuola si annullano.
Vari progetti sinergici confluiscono in questa mostra. Il progetto I Care, illustrato dal responsabile Renato Mingardi, accoglie minori stranieri non accompagnati, di età compresa tra i 15 e i 18 anni. «In Italia – secondo i dati forniti da Mingardi - ogni anno arrivano dai 7.000 ai 10.000 minori stranieri non accompagnati. Venezia è particolarmente toccata da questa realtà. Si tratta di ragazzi che giungono irregolarmente nel nostro Paese, prevalentemente di sesso maschile e provenienti specialmente dall’Albania, dal Marocco, dall’Europa dell’Est, dall’Asia. Le motivazioni riassumono complessivamente le più antiche e le più moderne aspirazioni migratorie: la fuga dalla guerra, la ricerca di nuove opportunità lavorative e l’inquietudine generazionale che spinge verso la sperimentazione di nuovi modelli di vita e di consumo».
A nove di questi minori stranieri, presenti all’inaugurazione, la laureanda Casarin ha dato in mano una fotocamera, affinché, come prevede il metodo “Photovoice”, i ragazzi potessero dare voce alle loro esperienze passate e presenti attraverso immagini autoprodotte, accompagnate da trafiletti descrittivi. «I minori stranieri non accompagnati - continua Marta Casarin - rappresentano una delle fasce più vulnerabili della popolazione e la possibilità di condividere i loro pensieri, attraverso una mostra delle immagini da loro prodotte, con una cittadinanza interessata e sensibile ai loro bisogni rappresenta il traguardo di questo progetto».
Ma c’è anche una rete di associazioni e di cittadini dal nome significativo “Insieme a chilometri zero” che, come spiega la referente Emanuela Pertosa, si preoccupa di supportare nella ricerca di lavoro e alloggio i ragazzi che diventano maggiorenni. A Marghera, con questa finalità, hanno già trovato quattro posti letto in tre parrocchie.
La mostra allora, per la sua ideatrice, è «un’occasione per dare un senso all’impegno che questi ragazzi stanno dedicando alla loro sana integrazione nel nostro paese». Emblematica è la foto scattata da un ragazzo bengalese alla bandiera italiana, così descritta: «Vivo in Italia da un anno e non me lo sarei immaginato… comincio a sentire questa bandiera un po’ anche mia. Sento che mi sto integrando bene in Italia».