La sindrome, secondo quanto rivelato, all’ultimo congresso di Psichiatria tenutosi in Hobart -Tasmania (Australia), dal Royal Australian e New Zealand College of Psychiatrists è una malattia tipica che colpisce coloro che richiedono asilo e che si protrae anche dopo il periodo di detenzione, soprattutto nel caso in cui la domanda sia stata respinta.
Tale sindrome si manifesta con depressione e disturbi post-traumatici da stress (PTSD), ha affermato il Professor Suresh Sundram del Mental Health Research Institute di Melbourne.
Il Professore aggiunge che questa sindrome ha caratteristiche cliniche che sembrano una collezione di altre differenti sindromi.
Il Professore aggiunge che questa sindrome ha caratteristiche cliniche che sembrano una collezione di altre differenti sindromi.
Una grave espressione di tale sindrome è data da episodi psicotici brevi e confusione circa la loro identità.
Ahimè, soltanto adesso stanno iniziando ad emergere studi che ci fanno comprendere come la “detenzione amministrativa” provochi gravi disturbi mentali, non ultimo quando scritto nel post http://minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it/2012/05/detenzione-dei-minori-stranieri-non.html dove abbiam parlato di tali effetti su quelle che saranno le nuove generazioni, cioè i minori stranieri anche non accompagnati.
La scoperta di tale nuova sindrome deriva da uno studio australiano ancora più dettagliato della salute mentale dei richiedenti asilo che vivono nella comunità, con il quale si è riscontrato un tasso di malattia mentale "straordinariamente elevato",molti comunque hanno migliorato nel corso del tempo, a differenza di quelli in stato di detenzione.
I casi più gravi sono quelli di coloro che hanno presentato domande di riconoscimento dello status di rifugiato e ripetutamente respinte, danneggiati, quindi, ulteriormente da questa esperienza.
Il prof. Sundram ha dichiarato che "Questi individui hanno una storia molto forte e che in maniera determinante contribuisce al disordine mentale", e aggiunge che i richiedenti asilo di fronte al razzismo, all'incertezza e alla mancanza di servizi di supporto, così come la difficoltà nel produrre le prove documentali necessarie hanno grandi difficoltà ad elaborare le loro traumatiche esperienze.
Si precisa che lo studio è stato effettuato su richiedenti asilo in Australia, ma tali effetti possono essere assolutamente riscontrati anche in Europa, come dimostra l’ultimo studio del Refugees Council che parla di giovani stranieri non accompagnati trattenuti nei CIE della Gran Bretagna per settimane prima che venga accertato dai funzionari del dipartimento immigrazione che si tratta di minori e non di adulti, provocando gravissimi disturbi mentali.
Alla luce dei risultati di più studi su questa “legale malattia”, credo sia arrivato il momento che le istituzioni si chiedano, davvero, cosa succede nei nostri CIE? Quali legali malattie l'Italia stà provocando nell'indifferenza e nel disprezzo totale di donne, bambini, uomini che cercano soltanto di essere felici?
Da parte nostra non possiamo che ribadire il nostro NO ai CIE.
Da parte nostra non possiamo che ribadire il nostro NO ai CIE.
LEONARDO CAVALIERE