Li chiamano “minori stranieri non accompagnati”, ragazzi e giovani che arrivano in Italia nei dolorosi viaggi di speranza. Anche a Rimini esistono strutture per la loro accoglienza e accompagnamento
I nomi qui riportati sono fittizi ma le storie raccontate sono straordinariamente reali.
Li chiamiamo minori stranieri non accompagnati” (MSNA), giovani che arrivano nel nostro paese dopo lunghi e dolorosi “viaggi della speranza” (le immagini della recente tragedia di Lampedusa sono sicuramente ancora molto vive nella memoria di tutti) senza un genitore o un adulto responsabile per loro. Sono più di 7.000 in questo momento in Italia ma, aldilà dei numeri, sono soprattutto ragazze e ragazzi e, come tali, detentori di un intenso patrimonio di umanità, speranze e paure.
<+nero>Li definiamo non accompagnati <+testo_band>ma in realtà quasi sempre il bagaglio che si portano dietro nel loro viaggio è molto pesante: pur essendo soli li accompagna infatti il forte carico delle aspettative che la loro famiglia di origine ripone in loro, insieme a un forte desiderio di riscatto economico e sociale tanto da farsi carico, a volte, di preoccupazioni al di sopra delle loro reali possibilità. Chiunque lavori in campo educativo e sociale con i MSNA sa bene quanto siano ben presenti in questi ragazzi vissuti di abbandono, paura, frustrazione ma al tempo stesso sa anche quanto questi giovani abbiano spesso <+nero>una marcia in più rispetto ai loro coetanei<+testo_band> perché non ragionano soltanto per se stessi e si nutrono di obiettivi concreti: trovare lavoro, una casa, ottenere i documenti (cfr. a questo proposito gli atti del Convegno “I MSNA diventano maggiorenni: buone prassi tra accoglienza e integrazione” pubblicati nei Quaderni della Difesa Civica n.3/2012).
A Rimini esiste un servizio di pronta accoglienza che si rivolge in particolare ai minori stranieri non accompagnati realizzato dalla Comunità per le emergenze “Amarkord”, una struttura che proprio quest’anno festeggia dieci anni di attività. Il progetto è il risultato di una stretta collaborazione tra l’Azienda USL di Rimini e due soggetti del privato sociale riminese, la Cooperativa “Il Millepiedi” e l’Associazione Sergio Zavatta ONLUS. Non solo, fondamentale è anche il rapporto con le Forze dell’Ordine, le prime a trovare sul territorio i ragazzi e ad accompagnarli nella struttura, e con il Tribunale dei Minorenni che dispone dell’affidamento del minore. Obiettivo generale della Casa per le Emergenze è innanzitutto quello di offrire una pronta accoglienza qualificata, specifica a seconda delle diverse situazioni. “Dal 2003 Amarkord ha accolto, spesso anche solo per brevissimi lassi di tempo, oltre 700 ragazzi” ci spiega Luigia Cannone, coordinatrice del servizio insieme ad Erica Lanzoni. “Non a caso abbiamo scelto di richiamare nel nome scelto per questa casa il tema del ricordo; il fine ultimo di Amarkord è quello di lasciare in ogni ragazzo che trascorre del tempo più o meno lungo in struttura, l’impronta di una buona relazione, che ha riempito di calore e sostegno un periodo incerto della loro vita. Amarkord è dunque un approdo ma anche un punto di partenza”.
Erica Lanzoni sottolinea le criticità e i punti di forza con cui gli operatori della Casa delle Emergenze quotidianamente si confrontano: “un aspetto critico riguarda sicuramente la mancanza di una normativa a livello nazionale e internazionale per l’accertamento dell’età, pratica che attualmente rischia di essere ingiusta e lesiva nei confronti dei ragazzi. Molto importante è inoltre il ruolo delle Forze dell’Ordine nel monitorare con indagini serie le drammatiche problematiche che spesso sono correlate all’immigrazione dei minori (commercio degli organi, tratta, prostituzione)”.
Fondamentale infine il compito degli operatori che si rapportano con i ragazzi: “<+cors>devono essere persone formate e motivate, con una mente aperta, capaci di mettersi in discussione. Spesso questi giovani provengono infatti da storie molto difficili e la capacità di relazionarsi in maniera positiva con loro, creando un clima di fiducia, è fondamentale per lo sviluppo positivo di un progetto di vita soddisfacente<+testo_band>”. Al termine del periodo di massimo 100 giorni che i ragazzi possono trascorrere all’interno della Comunità per le Emergenze, i servizi sociali competenti possono decidere di collocarli in una struttura di seconda accoglienza che, in concreto, significa anche riprendere gli studi, imparare l’italiano, cercare un lavoro, inserirsi positivamente nel tessuto della nostra città creando delle relazioni significative con altri ragazzi o adulti di riferimento. Dal 2009 la Fondazione San Giuseppe offre a questi ragazzi l’opportunità di un percorso semi-protetto anche dopo la maggiore età grazie a un Gruppo Appartamento per neomaggiorenni gestito sempre in convenzione con l’Azienda USL di Rimini.
Il ruolo dei servizi sociali competenti e degli operatori, educatori, mediatori culturali che entrano a contatto con questi ragazzi è fondamentale. Il loro approccio si carica infatti della responsabilità di fronteggiare le tante ambivalenze, istanze, paure che contraddistinguono le storie e i percorsi di vita di questi giovani, il loro desiderio di riuscire e al tempo stesso la paura del fallimento.
Tante le storie che in questi anni testimoniano la validità di questi percorsi e le opportunità che questi ragazzi possono offrire anche al nostro territorio e ai loro coetanei con il loro esempio. In alcuni casi permangono purtroppo situazioni di disagio e fragilità, ma nella maggior parte dei casi molti di loro hanno potuto completare gli studi, si sono rimboccati le maniche per cercare un lavoro, prendere la patente e, dopo un periodo più o meno lungo di accompagnamento e accoglienza, hanno trovato anche una loro autonomia abitativa, si interessano all’attualità del nostro paese, in alcuni casi si impegnano nello sport o nell’associazionismo, con uno sguardo e il cuore però sempre uniti al proprio paese di origine e alla propria famiglia lontana.
Il loro è un percorso in salita rispetto a tanti loro coetanei e sicuramente sono ancora solo all’inizio del loro cammino, ma quel che è certo è che ognuno di questi ragazzi, con la sua storia di resistenza e resilienza, ha molto da insegnare a ciascuno di noi.
ilponte.com
Dati e leggi
Attualmente in Italia sono più di 7.000 i minori stranieri non accompagnati (MSNA), provenienti soprattutto da Marocco, Egitto, Albania, Bangladesh e altri paesi dell'Est Europa. Hanno in media 16/17 anni (più del 70%) e sono prevalentemente maschi (oltre il 90%). Di questi 4.132 minori nel 2009 e 3.352 nel 2010 sono stati accolti in strutture di prima accoglienza (fonte: Ufficio Immigrazione dell'Anci). In Emilia-Romagna risultano 490 i MSNA accolti al 30 Settembre 2013 (fonte: www.lavoro.gov.it).
Dal punto di vista normativo nei confronti dei minori stranieri valgono tutte le garanzie previste dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 resa esecutiva in Italia con la legge di attuazione 176/91. Tale Convenzione stabilisce che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto in conto come considerazione preminente il superiore interesse del minore, e che i principi da essa sanciti devono essere applicati a tutti i minori senza discriminazioni. Con la legge 176 l'Italia si impegna a garantire a ciascuno di questi ragazzi il diritto alla
protezione, alla salute, all'istruzione, all'unità familiare, alla tutela dello sfruttamento, alla partecipazione.