Arrivano per lo più direttamente in questura, sono albanesi, maschi, solitamente non parlano italiano e hanno fra i 13 e i 17 anni. Sono i“Minori immigrati non accompagnati”, in pratica degli adolescenti stranieri, senza nessuno adulto che faccia loro da tutore e che, nel nostro paese, hanno diritto ad essere accuditi, dai bisogni primari, come cibo, vestiti e pernottamento, all'inserimento scolastico. Il tutto a carico dell'Ente a cui chiedono assistenza: al Comune di Lucca costano, ad oggi, dai 18mila ai 43mila euro l'anno a ragazzo. E ci riferiamo solo alla retta da pagare alle strutture che li ospitano.
15 gennaio 2013, sono le 9 del mattino e in questura arriva un 17enne albanese. Il ritornello è sempre lo stesso: "Sono solo, aiutatemi". Con se' ha qualche vestito di ricambio. Si attiva la procedura: ad occuparsene è l'ufficio minori che avverte sia il tribunale per i minori che i servizi sociali del comune. Saranno loro poi a gestire la situazione e a trovare un tetto al giovane straniero.
Stavolta come sempre negli ultimi mesi, il problema è trovare un posto: le strutture in città infatti sono due, la Carlo del Prete e il Villaggio del Fanciullo, 30 posti in tutto, entrambe convenzionate con il Comune di Lucca e sono eternamente piene.
“Il Comune di Lucca ha in carico una trentina di minori stranieri non accompagnati. Sono quasi tutti albanesi ma non è una cosa insolita che vengano da un solo Paese: Pisa ha i tunisini”. A parlare è il dirigente del sociale del comune di Lucca Maurizio Prina che aggiunge: “Il fenomeno non è nuovo e non è ancora a livelli di emergenza come in altre realtà, ad esempio Firenze so che ha dei seri problemi a gestire la situazione, ma è comunque in sensibile aumento. La media degli ingressi è di uno o due la settimana. Ogni tanto qualcuno scappa o diventa maggiorenne quindi si libera 'un letto' che immancabilmente viene subito preso dal nuovo arrivato di turno”.
E qui siamo alle note dolenti. Perchè, secondo la legge, anche se il minore viene ospitato in un altro territorio rimane comunque in carico al Comune in cui ha chiesto 'asilo'. Da qui le difficoltà ad arginare le spese ma non solo: con le strutture piene, l'unica possibilità è quella di dirottare il ragazzo verso centri di accoglienza, a Viareggio, Capannori ma anche Grosseto, che non hanno convenzioni attive e sono quindi più costosi.
“Arriviamo a pagare anche 120 euro al giorno a minore - spiega ancora il dirigente –. Al Villaggio del Fanciullo la retta invece è di 50 euro mentre alla Carlo del Prete si aggira intorno ai 93/94 euro al giorno”.
Il dirigente Prina, decisamente paziente dobbiamo dargliene atto, ci ha fornito anche i dati precisi e noi abbiamo fatto i conti: “Abbiamo 12 minori al Villaggio del Fanciullo - 600 al giorno, annuali 219mila - 11 alla Carlo del Prete - 1034 al giorno per un annuale di 377.410 - , 1 a Viareggio e 1 a Pisa” - per entrambi la retta si aggira sui 100 euro quindi siamo circa a 36.500 moltiplicato per due: 73mila euro.
In tutto fanno 669.410, arrotondando per eccesso, circa 700mila euro l'anno, cifra da non sottovalutare se consideriamo poi che potrebbe anche aumentare: dal primo gennaio sono già due i ragazzi approdati freschi freschi nel nostro comune.
Ma come arrivano agli uffici della questura? “Alcuni in treno, a volte direttamente dall'aereoporto di Pisa, qualcuno probabilmente li accompagna, ma queste sono supposizioni, perchè poi arrivano soli. Alcuni sono senza documenti, di certo per pochissimi può essere attivato il rimpatrio finalizzato al ricongiungimento familiare, che era uno degli scopi della legge”, dice Prina.
Ora ci chiediamo, ma sia chiaro siamo nel campo della pura fantasia: se nei paesi di origine dei ragazzi, nel nostro caso l'Albania, ci fosse una sorta di organizzazione con una testa di ponte a Lucca che gestisce partenze e arrivi? E visto che ipotizziamo possiamo anche spingerci oltre: sarebbe poi così strano che una tale organizzazione fosse in mano per così dire, a persone poco rispettose della legge e che gli orfani non fossero proprio tali?
“Potrebbe essere ma questo non deve chiederlo a me – ha concluso Prina – sarà compito delle forze dell'ordine indagare”.