Quotidianamente la cronaca
ci riporta delle tragedie che continuano a consumarsi nel blu del mar
mediterraneo. E’ di poche ore fa
l’ennesima notizia di un barcone diretto verso l’Europa carico di migranti naufragato
a circa un centinaio di miglia a sud dell'isola di Lampedusa. È il secondo
episodio in pochi giorni: domenica è arrivata la notizia di un'altra
imbarcazione affondata sempre al largo delle coste della Libia, vicino Tripoli.
Nel naufragio sarebbero morte almeno 40 persone. Le vittime di questa ennesima
tragedia del mare sono richiedenti
asilo, donne e uomini in fuga da guerre e persecuzioni, così come molti di
quelli che sono stati inghiottiti dal Mare
Nostrum nel corso di questi anni.
Non è bastata la tragedia
dello scorso 3 ottobre! Ormai, guardando
la frontiera Sud dell’Europa, assistiamo ad un incessante susseguirsi di
tragedie con la speranza che sia l’ultima.
Dopo quest’ultima tragedia
nel Mar Mediterraneo e con i morti ancora da recuperare, riparte, puntuale, il
balletto della politica, con l'Italia che rinnova le accuse all'Europa di
lasciarla sola e Bruxelles che, almeno stavolta, sembra ammettere le sue
responsabilità. Il ministro degli Esteri Federica
Mogherini ha affrontato il problema con i colleghi dei 28 paesi. "C'è
consapevolezza che non è una questione che riguarda solo l'Italia o solo i
paesi del sud del mediterraneo" fa sapere, aggiungendo che "è un
dovere morale di tutti, in quanto esseri umani, farsi carico del fatto che
non muoiano persone nel Mediterraneo”. Martin Schulz affida ad un tweet il
suo intervento: Shocked by news of another tragedy off coast of #Lampedusa EU
must take responsibility to protect people and values, ha aggiunto “Non
possiamo continuare a girarci dall'altro lato lasciando l'Italia, la
Spagna, la Grecia o Malta affrontare da sole queste situazioni
drammatiche". Il commissario Cecilia Malmstrom: “Unfortunately, all efforts done on the field
could not avoid new shocking deaths. The responsibility is clearly relying on
all EU Member States, who must show concrete solidarity to reduce the risk of
repetition of such tragedies, she said", tutti gli stati membri dimostrino
solidarietà. Il president del Consiglio Renzi: “l'Europa non può salvare gli
stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini".
Alla luce di quanto accaduto
e della prevedibilità dell’evento, le lacrime e le parole dell’Europa che
piange i morti del confine della Fortezza Europa faticano a non suonare come
retoriche.
Infatti, le responsabilità
della Commissione Europea e del Consiglio sono gravissime, perché non capaci di
affrontare in maniera concreta, dopo la tragedia del 3 ottobre 2013 e dopo la
tragedia dell’11 ottobre 2013, le crisi internazionali, in primis Siria,
Eritrea, Libia ecc.; inoltre, non hanno fatto nulla per supportare iniziative
vere di assistenza e soccorso ai migranti nonché normalizzare i vari paesi in
conflitto, anzi hanno continuato ad avere rapporti diplomatici normali con i
vari paesi dittatoriali da cui provengono i migranti, comportandosi in maniera
complice. Inoltre, l’Europa non è stata capace di avvalersi di un piano di
accoglienza per la protezione temporanea, come previsto dalla normativa UE, in
caso di afflusso massiccio di migranti.
Una domanda mi nasce
spontanea, perché proprio adesso si stanno susseguendo questi naufragi? Perché fino
ad adesso, dall’avvio dell’operazione Mare Nostrum sono riuscite ad arrivare
circa 28.000 persone con due sole vittime? Non sarà perché qualcuno in campagna
elettorale ha cominciato ad attaccare dicendo si salvavano troppe persone? Di
fatto, la Libia è stata insignita nuovamente come guardiano delle frontiere
europee con le evidenti conseguenze.
La tragedia delle scorse ore
che ha visto decine di persone perdere la vita, tra cui donne e bambini, nelle
acque dell’operazione Mare Nostrum ci fanno urlare la necessità per l’apertura
di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo. “E’ fondamentale, come
ha giustamente ribadito anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che si
attivino al più presto corridoi umanitari che permettano l’ingresso autorizzato
dei migranti, in particolare i minori, in fuga dalle guerre. A Renzi, nella
nostra lettera aperta, chiediamo che si faccia promotore durante il semestre di
presidenza UE della modifica del “Sistema Dublino” che porti
all’armonizzazione delle procedure di accoglienza nei Paesi UE, partendo dal
principio che i minori migranti – tutti – devono poter trovare protezione sin
dal loro primo arrivo in Europa e poter circolare in modo regolare sul
territorio dell’Unione. Non possiamo più ammettere che i migranti, tra i
quali troppi bambini muoiano ancora nel Mediterraneo perchè non esiste per loro
un modo legale per raggiungere l’Europa”. “E’ sempre più urgente - dichiara Federica Giannotta, Responsabile
Advocacy e Programmi Italia della Fondazione
Terre des Hommes Italia - che il Governo si doti di una strategia di
intervento di lungo periodo che faccia uscire il nostro paese dalla logica
dell’emergenza in fatto d’immigrazione”
Cosa chiediamo?
- Percorsi
umanitari di ingresso sicuri per chiunque provenga da territori in
guerra e persecuzioni.
-
Smettere immediatamente con l’esternalizzazione
dei controlli delle Frontiere.
-
Dare un’accoglienza
degna di questo nome.
- Concessione del permesso di soggiorno e contestuale apertura
dei confini Europei, così da poter circolare liberamente.
-
Individuazione di una strategia di
inserimento.
Spero sia arrivato il momento che tutti comprendano che
è importante, anche per evitare tragedie simili, mettere al centro i diritti.
Aprire nell’immediato, quindi,
un canale umanitario affinché chi
scappa da conflitti e miseria possa avere la possibilità di richiedere asilo alle istituzioni,
evitando così di alimentare l’odioso traffico
di esseri umani e i morti nel
mediterraneo, abbattere le frontiere interne dell’Ue per dare la
possibilità ad ognuno di vivere dove desidera.
Perché ciò sia possibile, è
importante che l’Europa cambi
profondamente la sua politica di
controllo delle frontiere e di gestione delle crisi umanitarie, iniziando
con il convertire le operazioni di pattugliamento in operazioni volte al
soccorso delle imbarcazioni gestendo in maniera condivisa le domande di
protezione superando le gabbie del regolamento Dublino, aprendo canali umanitari che permettano di
presentare le richieste di protezione direttamente alle istituzioni europee
presenti nei Paesi Terzi per ottenere un permesso d’ingresso nell’Unione, dove
le domande siano esaminate con le medesime garanzie previste dall’attuale
normativa europea, senza per questo affievolire in alcun modo il diritto di
accesso diretto al Vecchio continente e gli obblighi degli Stati Membri.
LEONARDO CAVALIERE
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