Ai sensi del Decreto Legislativo 25/2008, i Centri di Accoglienza per i Richiedenti Asilo (CARA) devono assolvere alla funzione di luoghi di transizione dove i profughi da guerre, persecuzioni e carestie vengono protetti, ospitati e tutelati nell’attesa del riconoscimento dell’asilo politico.
Nella realtà finiscono per diventare dei veri e propri gironi danteschi dove l’attesa infinita è straziante, e, l’abbrutimento dovuto al non fare nulla è fertilizzante per la delinquenza.
Questo articolo intende occuparsi, in particolare, del CARA di Castelnuovo di Porto visitato lo scorso 18 luglio.
Il CARA di Castelnuovo di Porto è un grosso blocco di cemento di proprietà dell’INAIL. È un edificio lungo e basso dove gli spazi comuni si trovano al pian terreno e le stanze sono situati al piano superiore.
Come confermato dagli operatori, all’interno del CARA è possibile trovare alcool, droga e prostituzione.
Nonostante il Centro di Castelnuovo di Porto possa ospitare 650 posti, al 18 luglio 2014 i presenti sono 766, inclusi 23 nuclei familiari. Questi dati denunciano che il sovraffollamento è cronico, accentuato anche dai nuovi arrivi dall’Eritrea, Egitto, Mali e Nigeria.
Ai sensi dell’articolo 20, comma 3 del Decreto Legislativo 25/2008 il richiedente asilo può essere ospitato nel centro per un periodo non superiore ai 35 giorni. Dalla visita al centro abbiamo potuto constatare che la permanenza media è di 266 giorni, e si registrano casi di donne con bambini rinchiusi nel CARA da 4 anni.
Tutto ciò accade nell’inerzia del Ministero dell’Interno al quale, per tramite della Prefettura, gli operatori del centro inviano, con cadenza quasi settimanale, i dati relativi alle presenze.
Agli “ospiti” vengono forniti vitto e alloggio gratuito, oltre che un pocket money di €2,50 per persona al giorno. Secondo quanto gli “ospiti” riferiscono agli attuali operatori, la Cooperativa GEPSA che gestiva il centro fino ad aprile di quet’anno riconosceva ai bambini un pocket money di soli €1,50. A questo punto è legittimo chiedersi come e se la Cooperativa GEPSA uscente spendeva la somma di €1 per bambino al giorno.
Nonostante l’articolo 20 comma 4 del Decreto Legislativo 25/2008 preveda che i richiedenti asilo possano uscire dal centro durante le ore diurne e possano chiedere al prefetto un permesso di allontanamento per un periodo di tempo diverso o superiore, il luogo in cui il CARA in questione è situato non rende agevole l’esercizio di tale facoltà. Infatti, la struttura si trova in luogo di aperta campagna, distante 10 km dal Centro di Castelnuovo di Porto e 30 da Roma.
Per raggiungere la strada che porta alla capitale bisogna camminare per 1 km ed in corrispondenza del CARA la corsa degli autobus non prevede fermate. L’infrastruttura logistica dell’accoglienza, in questo caso, non promuove nè facilita l’integrazione di coloro che cercano asilo.
Percorrendo i corridoi, le stanze, le scale ed i cortili del centro ho avuto la percezione che queste persone trascorrano le giornate in balia della noia e dell’inerzia, nonostante gli operatori ci abbiano riferito e gli ospiti abbiano confermato che nel centro si organizzino corsi di italiano.
Impossibile trovare un lavoro senza il permesso di soggiorno. Qualche settimana fila liscia, un paio di mesi si superano. Ma poi? Le giornate diventano sterili fotocopie, ingredienti amorfi di una vita senza orizzonti scritti. Disagio esistenziale che sconfina nella devianza.
Capita che le camere si trasformino in ricettacoli di prostituzione, dove i rifugiati pagano le rifugiate per sfogare istinti repressi. In particolare, secondo quanto riferito da un operatore del centro, durante i fine settimana, la piazza c.d. del Bazar (si perché c’è un vero e proprio bazar) si trasforma in “Amsterdam”, alludendo all’uso di spinelli.
Il fenomeno della devianza all’interno del CARA non è una novità, infatti già qualche tempo fa veniva denunciato dal Corriere della Sera «Ho fatto sesso con le nigeriane che esercitano la prostituzione dentro il centro. Ci appartiamo nelle camere che per l’occasione vengono lasciate vuote. Una prestazione costa mediamente venti euro» dice Jean Daniel (nome di fantasia). Alcune donne, spiega sempre Jean Daniel, «vanno a prostituirsi nella periferia di Roma, lasciano il centro dopo cena e rientrano all’alba».
Poi c’è il fenomeno degli «ospiti abusivi», tutti quei migranti che non avrebbero diritto di accedere al CARA ma che, riuscendo ad eludere i controlli dei gestori, tramite due buchi nella rete di recinzione ben visibili, entrano clandestinamente nel centro: «Dormono nei materassi stesi a terra». In base a quanto riferito dagli operatori, questa che era una prassi, viene contenuta con ronde continue di notte e di giorno.
La sera del 17 luglio (i.e. il giorno precedente la mia visita al centro) viene scoperta la presenza di 3 minori stranieri non accompagnati di origine Eritrea individuati dagli operatori della Cooperativa che gestisce il centro.
La visita al centro di Castelnuovo di Porto ha confermato una volta di più la mia convinzione per la quale è necessaria e prioritaria la istituzione di centri che siano specialmente dedicati all’accoglienza di quei richiedenti asilo che giungono nel nostro paese con figli minori o che, più in generale, appartengono a categorie vulnerabili, come è la categoria dei minori stranieri non accompagnati da alcun adulto
Alla domanda: “Voi in qualità di ente gestore cosa fate per migliorare la situazione?” Gli operatori ci raccontano che al loro arrivo in data 7 aprile 2014 hanno trovato una situazione di estremo degrado (a proposito, ci hanno fatto vedere anche alcune foto inequivocabili) e si sono attivati per risolvere la situazione pulendo ed imbiancando buona parte dello stabile; allo stesso tempo hanno denunciato la situazione deviante che si vive nel centro con diverse relazioni inviate alla Prefettura che poi comunica con il Ministro dell’Interno, ma ad oggi nessuna misura è stata disposta dagli organi di governo.
Abbiamo avuto dei segnali di speranza? Si, abbiamo visto le biciclette ed i caschetti acquistati per tutti i bambini presenti nel centro e le foto della consegna. Inoltre, i responsabili del centro ci hanno fatto vedere il luogo in cui sorgerà una ludoteca e il parco giochi. Abbiamo potuto vedere la nuova farmacia e un personale medico impegnato ad aiutare realmente i richiedenti asilo.
LEONARDO CAVALIERE
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