La testimonianza agghiacciante dei sopravvissuti al naufragio della scorsa settimana a 300 miglia da Malta. “Hanno speronato la nave perché abbiamo rifiutato di trasferisci su una più piccola". Erano partiti da Gaza pagando con i soldi ricevuti per la ricostruzione delle loro case. A bordo c’erano almeno 100 bambini
Continuano a emergere dettagli raccapriccianti riguardanti lo speronamento e l’affondamento, la scorsa settimana, di un barcone partito dall’Egitto con oltre cinquecento immigrati nel Mediterraneo, 300 miglia al largo di Malta.
I funzionari dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), che hanno parlato a Creta con sei dei sopravvissuti a quelli che l’UE ha definito “omicidi e non incidenti del mare”, riferiscono che i dieci scafisti palestinesi ed egiziani si sarebbero infuriati quando gli immigrati si sono rifiutati di trasferirsi in una barca più piccola e ritenuta non sicura (avevano già dovuto cambiare imbarcazione tre volte durante il viaggio). A quel punto i trafficanti hanno minacciato di riportare gli immigrati in Egitto, da dove erano partiti, ma quando questi hanno detto di preferire il ritorno in Egitto alla carretta del mare su cui volevano costringerli a continuare la traversata, gli scafisti hanno cominciato a urlare e tirare pezzi di legno contro i migranti.
E’ stato in quel momento che l’imbarcazione degli scafisti si è avvicinata per speronare il barcone. Alcuni degli immigrati sono saltati nella barca più piccola, ma i trafficanti li hanno spinti in acqua per poi affondare il barcone con centinaia di persone ancora a bordo. Gli scafisti, secondo i testimoni, sono rimasti nella zona per assicurarsi che la barca andasse effettivamente a fondo, e un sopravvissuto dichiara di averli addirittura visti ridere mentre assistevano alla tragedia. Come se non bastasse, uno dei disperati sul barcone, secondo un testimone, si sarebbe impiccato prima di affondare. RedattoreSociale