Un quadro che rivela inoltre come la metà dei migranti e rifugiati che viaggiano verso la Libia credono che troveranno lavoro nel Paese, ma finiscono con il dover fuggire verso l'Europa da una situazione di instabilità, insicurezza, difficoltà economiche, violenze e abusi.
"Persone con diversi background e motivazioni viaggiano insieme sulle stesse rotte con l'aiuto di persone senza scrupoli", comunica l'agenzia Onu.
Lo studio, realizzato da Altai Consulting, ha raccolto dati qualitativi in Libia, Ciad, Niger, Tunisia, Algeria e Italia tra ottobre e dicembre 2016.
Secondo il rapporto, negli ultimi anni il numero delle persone che sfruttano la rotta mediterranea è aumentato e continuerà ad crescere. La rotta che passa per la Libia "è quella usata più comunemente, e anche la più mortale". Lo studio mostra come i profili e le nazionalità dei migranti che raggiungono il Paese sono cambiati negli ultimi anni, con una diminuzione delle persone provenienti dall'est dell'Africa e un aumento degli originari dell'ovest, che oggi rappresentano oltre la metà degli arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo dalla Libia in Italia (oltre 100 mila nel 2016).
I rifugiati e migranti in Libia sono principalmente giovani maschi (80%) e mediamente viaggiano da soli (72%). Le donne sono spesso vittime di tratta e il numero dei minori stranieri non accompagnati è in aumento, e oggi rappresenta il 14% degli arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo.
I migranti in Libia tendono ad avere un livello basso di studi, con il 49% con assente o poca istruzione. I migranti dei Paesi vicini alla Libia quali Ciad, Niger, Sudan, Egitto e Tunisia, viaggiano principalmente per motivi economici. Anche i migranti provenienti dall'Africa occidentale viaggiano soprattutto per motivi economici ma ci sono anche vittime di tratta e altri che hanno necessità di protezione.
Chi viene dall'Africa orientale emigra per persecuzione politica, conflitti e povertà. Altre nazionalità come siriani, iracheni, palestinesi, fuggono per le violenze e per cercare una opportunità di vita.
Tra le principali novità degli ultimi anni, il documento sottolinea che le rotte e gli 'hub' di transito in Libia sono cambiati e che le persone non viaggiano più nel nordest del Paese. I migranti sono sempre meno disposti a restare in Libia e non si fermano nelle città per più di poche settimane, in particolare nel sud del Paese.
Il rapporto evidenzia inoltre come l'industria dei trafficanti sia cresciuta in modo significativo, con organizzazioni sviluppate transnazionali e professionali. I gruppi armati sono sempre più coinvolti nel mondo dei trafficanti e i prezzi dei viaggi sono generalmente saliti.
In ogni caso, i migranti che passano per la Libia sono più vulnerabili, e i servizi di supporto e la sicurezza sono diminuiti. Negli ultimi anni i migranti sono diventati sempre meno visibili, soprattutto per chi offre "viaggi organizzati" sotto il controllo dei trafficanti. Il rapporto sottolinea tuttavia che alcuni aspetti non sono cambiati, come i punti di entrata nel Paese.
Infine, il documento dell'Unhcr sottolinea l'importanza di dare aiuto diretto, soprattutto negli 'hub' chiave del sud del Paese, oltre alla realizzazione di un monitoraggio delle frontiere, di campagne di informazione sui rischi per i migranti e la richiesta di una maggiore sensibilizzazione e collaborazione delle autorità libiche. (fonte ANSAmed).
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I Minori Stranieri non Accompagnati
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