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Dall'inizio del 2024, le coste italiane hanno visto l'arrivo di 60.683 migranti, un numero significativamente inferiore rispetto agli anni precedenti: nello stesso periodo del 2023 furono 151.384, mentre nel 2022 si attestarono a 94.343. Questi dati, diffusi dal Ministero degli Interni, si riferiscono agli arrivi fino al 25 novembre.

Un calo rispetto agli anni passati

Nel solo mese di novembre, le persone arrivate via mare sono state finora 5.270, a fronte delle 8.317 registrate nello stesso mese del 2023 e delle 9.060 del 2022.

La provenienza dei migranti

Tra i quasi 60.700 migranti arrivati nel 2024, le principali nazionalità dichiarate al momento dell'arrivo sono:

  • Bangladesh: 12.309 persone (20%)

  • Siria: 11.574 (19%)

  • Tunisia: 7.598 (13%)

  • Egitto: 3.965 (7%)

  • Guinea: 3.362 (6%)

  • Pakistan: 2.736 (4%)

  • Sudan: 2.012 (3%)

  • Eritrea: 1.983 (3%)

  • Mali: 1.570 (3%)

  • Gambia: 1.429 (2%)

A queste si aggiungono 12.145 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Minori stranieri non accompagnati: un dato significativo

Un aspetto particolarmente rilevante riguarda i minori stranieri non accompagnati (MSNA). Nel 2024, sono stati 7.664 i minori ad aver raggiunto l'Italia via mare. Questo dato si inserisce in una tendenza che, negli anni recenti, ha mostrato fluttuazioni significative:

  • 2023: 18.820 minori

  • 2022: 14.044

  • 2021: 10.053

  • 2020: 4.687

  • 2019: 1.680

  • 2018: 3.536

  • 2017: 15.779

Questi numeri evidenziano come il 2024, pur mostrando un calo complessivo degli approdi, confermi l'importanza dell’accoglienza e della tutela dei minori vulnerabili.

Le sfide dell'accoglienza

La gestione dei minori non accompagnati rappresenta una delle sfide più complesse per il sistema di accoglienza italiano. Garantire loro protezione, istruzione e opportunità di integrazione richiede un impegno continuo e risorse adeguate. Il confronto con i dati degli anni precedenti sottolinea l'urgenza di interventi mirati per affrontare questa specifica dimensione del fenomeno migratorio.

Conclusioni

Il calo complessivo degli arrivi nel 2024 rispetto agli anni precedenti non deve distogliere l'attenzione dalle dinamiche complesse che caratterizzano i flussi migratori, in particolare per quanto riguarda i minori non accompagnati. Questi bambini/e e ragazzi/e, spesso in fuga da situazioni di estrema difficoltà, rappresentano una responsabilità collettiva per il nostro Paese e per l'Europa intera.

Approdi in Italia nel 2024: Focus sui Minori Non Accompagnati

Dall'inizio del 2024, le coste italiane hanno visto l'arrivo di 60.683 migranti , un numero significativamente inferiore rispetto ag...

  Il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2024, presentato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) rivela che la popolazione migrante globale ammonta a 281 milioni di individui, a cui si aggiungono altri 117 milioni spostatisi a causa di conflitti, violenze e disastri.

 L'OIM evidenzia che la migrazione internazionale continua a giocare un ruolo significativo nello sviluppo umano e nella crescita economica. In particolare, si nota un aumento straordinario delle rimesse internazionali, che sono cresciute di oltre il 650% dal 2000 al 2022, passando da 128 miliardi di dollari a 831 miliardi di dollari. Questo dato mette in luce come le rimesse dei migranti superino gli investimenti esteri nel promuovere il PIL dei paesi in via di sviluppo.

 Tuttavia, vi è anche un allarme sulla situazione dei migranti "forzati", che hanno raggiunto il numero più alto mai registrato nei tempi moderni, con 117 milioni di persone a fine 2022. L'OIM sottolinea l'urgenza di affrontare le crisi alla base di questo fenomeno.

 La cerimonia di presentazione del rapporto si è tenuta in Bangladesh, un paese che si trova al centro delle sfide migratorie, includendo emigrazione, immigrazione e movimenti forzati interni.

 Amy Pope, Direttrice Generale dell'OIM, ha commentato durante il lancio a Dhaka che il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2024 fornisce dati e analisi che contribuiscono a chiarire la complessità della mobilità umana. In un periodo caratterizzato dall'incertezza, comprendere le dinamiche migratorie è fondamentale per prendere decisioni informate e implementare risposte politiche efficaci. Il Rapporto avanza questa comprensione, offrendo una visione chiara sulle tendenze a lungo termine e sulle sfide emergenti.

Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2024 (IOM)

   Il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2024 , presentato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) rivela che la po...

 
La Commissione Europea ha pubblicato una raccomandazione per lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi integrati di protezione dell'infanzia, che include un elenco di "misure specifiche per proteggere i bambini migranti". 
In particolare, il testo esorta gli Stati membri a garantire "la centralità della protezione dell'infanzia" nell'attuazione del Migration Pact, comprese "procedure chiare e immediate" nell'interesse del minore. 
La raccomandazione esorta inoltre gli Stati membri a "garantire un sostegno efficace per il passaggio all'età adulta di tutti i minori non accompagnati".

Misure specifiche per proteggere i bambini migranti. La raccomandazione della Commissione Europea.

  La Commissione Europea ha pubblicato una raccomandazione per lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi integrati di protezione dell'...

Luigi Navarra/AP Photo
Il rapporto pubblicato martedì dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha gettato luce su una realtà drammatica e spesso ignorata: più di 63.000 persone sono morte o sono scomparse lungo le rotte migratorie in tutto il mondo nell'ultimo decennio. 

La principale causa di morte è per annegamento, secondo l'OIM, che ha condotto lo studio Missing Migrants Project dal 2014.

Secondo il report, almeno 63.285 persone sono morte o risultano disperse e presumibilmente decedute dal 2014. Il 2023 è stato l'anno più mortale, con oltre 8.500 persone che hanno perso la vita, di cui quasi il 60% a causa dell'annegamento.

La rotta del Mediterraneo è stata teatro di oltre 27.000 morti in mare, con oltre il 60% delle vittime, pari a più di 36.000 persone, vittime di annegamento. La maggior parte delle morti nel Mediterraneo centrale sono state documentate al largo della Libia. Tuttavia, l'OIM ha registrato un aumento delle partenze e, di conseguenza, dei naufragi, al largo della Tunisia, dove almeno 729 persone sono morte nel 2023, rispetto alle 462 dell'anno precedente.

Jorge Galindo, portavoce del Global Data Institute dell'OIM, ha dichiarato all'Associated Press che "i numeri sono piuttosto allarmanti" e che, nonostante siano passati dieci anni, le persone continuano a perdere la vita nella ricerca di una vita migliore.

L'OIM ha sottolineato che i dati pubblicati nel rapporto sono incompleti e probabilmente rappresentano solo una frazione del numero effettivo dei decessi in tutto il mondo, a causa della obiettiva difficoltà nel raccogliere e verificare le informazioni. Molte morti nel deserto del Sahara e interi barconi scomparsi nell'Atlantico sono solo alcuni esempi di "naufragi invisibili".

Nonostante i limiti nei dati, l'OIM ha registrato le morti di quasi 5.500 donne e circa 3.500 bambini sulle rotte migratorie. Di particolare rilevanza è il fatto che su 63.000 persone, la cui morte o scomparsa è stata registrata durante la migrazione dal 2014 al 2023, le informazioni sull'età o sul sesso sono indisponibili per poco più di 37.000 individui (il 59%). Delle 25.925 persone nel database del Missing Migrants Project sono disponibili solo alcune informazioni demografiche, più di 17.100 erano uomini, quasi 5.500 erano donne e circa 3.500 erano bambini.

C'è un urgente bisogno di rafforzare le capacità di ricerca e soccorso e di creare percorsi migratori sicuri e regolari per prevenire ulteriori tragedie.

In mare, è necessario un maggiore sostegno ai migranti in difficoltà, in linea con il diritto internazionale e il principio di umanità. Attualmente, sulla rotta del Mediterraneo, la maggior parte delle operazioni di ricerca e soccorso è svolta da organizzazioni non governative.

Quando il progetto dell'OIM è iniziato nel 2014, il sentimento europeo era più favorevole al destino dei migranti, con il lancio da parte del governo italiano di "Mare Nostrum", una grande missione di ricerca e soccorso che ha salvato migliaia di vite. Tuttavia, con i partiti sovranisti e antiimmigrazione, che guadagnano costantemente consenso in Europa, i governi stanno cercando di ridurre i flussi migratori verso i loro paesi promettendo fondi a paesi del Mediterraneo come la Tunisia e l'Egitto.

Questo mese, l'Unione Europea ha promesso un pacchetto di finanziamenti da 7,4 miliardi di euro all'Egitto, definito dal primo ministro italiano Giorgia Meloni come "il miglior modo per affrontare i flussi migratori".

Tauhid Pasha, capo missione ad interim per l'OIM in Libia, ha dichiarato ad Al Jazeera che la narrazione sull'immigrazione deve cambiare. Ha sottolineato che i paesi con forte sentimento antiimmigrazione dovrebbero valutare con maggiore attenzione i tanti lati positivi della migrazione. La migrazione contribuisce allo sviluppo dei paesi di origine dei migranti e dei paesi in cui approdano, ha aggiunto Pasha. "Molti paesi hanno dimostrato di avere carenze di manodopera, deficit demografici e i migranti possono contribuire a colmare alcune di queste lacune".

Leonardo Cavaliere 

Oltre 63.000 migranti morti o scomparsi negli ultimi dieci anni

Luigi Navarra/AP Photo Il rapporto pubblicato martedì dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha gettato luce su una ...

Il recente accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento dell'Unione Europea sul Patto sull'Immigrazione e Asilo è stato acclamato da alcuni come un momento storico. Tuttavia, dietro ai proclami di successo si cela una realtà ben diversa. Questo patto rappresenta un passo indietro per l'Europa, un'adesione a politiche fallimentari che minacciano la sicurezza e i diritti umani delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni. Ecco cinque motivi per cui questo accordo non merita il plauso, ma la critica più ferma.

1. Approccio securitario e Fortezza Europa: L'accordo riafferma un approccio securitario che trasforma l'Europa in una "fortezza" inaccessibile per coloro che cercano protezione. Questo modello ha dimostrato la sua inefficacia nel gestire i flussi migratori in modo umano ed equo. Piuttosto che promuovere la sicurezza, questa mentalità alimenta l'insicurezza e la marginalizzazione delle persone in cerca di rifugio.

2. Detenzione prolungata e limitato accesso ai diritti: L'uso obbligatorio delle procedure di frontiera previste dal patto potrebbe portare a situazioni di detenzione prolungata, con un accesso limitato all'assistenza legale e ai diritti fondamentali. Questo non solo viola gli standard internazionali in materia di diritti umani, ma crea condizioni disumane che possono causare gravi danni fisici e psicologici, specialmente per i bambini e le famiglie coinvolte.

3. Politiche di esternalizzazione e "Paesi terzi sicuri": Il patto rafforza le politiche di esternalizzazione, trasferendo la responsabilità della gestione dei flussi migratori a Paesi terzi. Questo approccio non solo solleva preoccupazioni in merito alla violazione dei diritti umani in tali Paesi, ma normalizza l'idea di considerare "sicuri" luoghi che spesso non lo sono affatto. Ciò mette a rischio la vita e la sicurezza delle persone costrette a tornare in contesti pericolosi.

4. Detenzione arbitraria e profilazione razziale: Il patto apre la porta all'uso arbitrario della detenzione per migranti, compresi bambini e famiglie, e alla profilazione razziale. Queste pratiche non solo sono contrarie ai principi fondamentali dei diritti umani, ma alimentano anche la discriminazione e l'ingiustizia all'interno dei sistemi di accoglienza e asilo.

5. Mancanza di solidarietà e ridistribuzione equa: Il patto non affronta in modo significativo i problemi strutturali del sistema di accoglienza né promuove una ridistribuzione equa delle persone in arrivo. La mancanza di solidarietà tra gli Stati membri dell'UE mina gli sforzi per garantire una risposta umana e coordinata alla crisi dei rifugiati, lasciando i paesi di prima accoglienza ad affrontare il peso maggiore senza un sostegno adeguato.

In conclusione, il Patto sull'Immigrazione e Asilo dell'UE rappresenta un passo indietro per l'Europa, un'adesione a politiche fallimentari che minacciano la sicurezza e i diritti umani delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni. È giunto il momento per l'UE di abbracciare un approccio basato sui diritti umani e sulla solidarietà, piuttosto che continuare su una via che porta solo a maggiori sofferenze e ingiustizie.

Il patto sull'immigrazione e asilo dell'UE: 5 motivi per non considerarlo un buon accordo.

Il recente accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento dell'Unione Europea sul Patto sull'Immigrazione e Asilo è stato accla...


Nell'ambito di un incontro di alto livello tra rappresentanti dei Comuni membri e operatori della Rete SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), svoltosi di recente, si è svolta una profonda analisi dei dati principali presentati da Virginia Costa, Responsabile del Servizio centrale del Sistema di Integrazione e Accoglienza.

Il vertice, caratterizzato da interventi di spicco quali quelli di Veronica Nicotra, Segretario generale dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), e Matteo Biffoni, Sindaco di Prato e delegato Anci all'Immigrazione e Politiche per l’Integrazione, ha inoltre visto la partecipazione della Prefetto Laura Lega, Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, il cui contributo ha arricchito significativamente l'evento.

In particolare, Matteo Biffoni ha espresso la sua soddisfazione per l'andamento positivo della rete SAI nonostante le recenti incertezze amministrative, sottolineando la sua crescita e consolidamento. La Prefetto Laura Lega ha invece evidenziato il rafforzamento della collaborazione tra il Ministero dell'Interno e l'Anci nell'ultimo anno, con l'obiettivo di rendere stabile nel tempo la Rete SAI.

Il rapporto annuale SAI sull'immigrazione e l'accoglienza, presentato durante l'incontro, ha rivelato cifre significative: nel corso del 2022 sono state accolte 53.222 persone nei progetti SAI, segnando un aumento del 25,3% rispetto all'anno precedente. La maggior parte degli accolti ha beneficiato di progetti per l'accoglienza ordinaria, mentre una parte significativa è composta da minori stranieri non accompagnati e persone con esigenze sanitarie e di disagio mentale.

Interessante notare che le fasce d'età più rappresentate sono quelle dai 18 ai 40 anni, sebbene si sia registrato un aumento significativo dei minori, indicando una crescita dei nuclei familiari accolti nella Rete. Le nazionalità più rappresentate provengono da Africa e Asia, con Nigeria, Bangladesh, Afghanistan e Pakistan tra i paesi più numerosi.

Un altro dato degno di nota è l'incremento delle presenze femminili, che costituiscono il 23,6% degli accolti nel 2022, con una particolare rappresentanza da Nigeria, Ucraina e Afghanistan.

La Rete SAI si estende su 104 Province e tutte le Regioni d'Italia, coinvolgendo 804 Enti Locali titolari di progetto. Questo coinvolgimento capillare si traduce in un'ampia copertura territoriale, con oltre la metà dei Comuni italiani coinvolti nella Rete, soprattutto quelli con meno di 5.000 abitanti.

Infine, il rapporto conclude che il 2023 ha visto ulteriori progressi nella consolidazione della Rete SAI, con la gestione efficace delle esigenze di accoglienza legate allo "stato di emergenza sbarchi". Con oltre 43.000 posti di accoglienza disponibili e 913 progetti attivati nel corso dell'anno, la Rete dimostra la sua resilienza e crescente efficienza nel fronteggiare le sfide legate all'immigrazione e all'integrazione in Italia.



La rete SAI accoglie 53.222 persone.

Nell'ambito di un incontro di alto livello tra rappresentanti dei Comuni membri e operatori della Rete SAI (Sistema di Accoglienza e Int...

 Una sentenza cruciale quella emessa il 30 Gennaio dalla Corte di giustizia Ue ha ribadito il diritto al ricongiungimento familiare per i rifugiati minori non accompagnati, anche se nel corso della procedura diventano maggiorenni. La decisione offre un chiaro quadro normativo contro ogni tentativo di sottoporre tale diritto a condizioni non necessarie, garantendo protezione specifica a coloro che fuggono da situazioni di particolare vulnerabilità.

Con la pubblicazione della sentenza nella causa C-560/20, la Corte di giustizia Ue ha gettato luce su una questione fondamentale riguardante i diritti dei rifugiati, in particolare dei minori non accompagnati. La decisione è stata resa nel caso di un cittadino siriano, precedentemente rifugiato in Austria, il cui diritto al ricongiungimento familiare con i genitori e una sorella maggiore è stato negato dalle autorità austriache. La ragione? Il giovane siriano era diventato maggiorenne nel corso della procedura di ricongiungimento familiare.

La Corte ha sottolineato che il diritto al ricongiungimento familiare non può essere subordinato alla celerità del processo, una mossa significativa che sottolinea l'importanza di non porre ostacoli burocratici che minerebbero il diritto stesso. Il principio è ancorato nella Direttiva 2003/86/CE, che garantisce una protezione specifica ai rifugiati, riconoscendo la loro vulnerabilità, specialmente nel caso dei minori non accompagnati.

In primo luogo, la Corte ha affermato chiaramente che un rifugiato minore non accompagnato, che diventa maggiorenne durante il processo di ricongiungimento familiare, mantiene il diritto al ricongiungimento. Questa decisione sottolinea la continuità dei diritti nonostante il cambio di status.

In secondo luogo, la Corte ha evidenziato un punto critico riguardante la malattia della sorella maggiore del rifugiato. Nel caso di necessità di assistenza permanente a causa di una grave malattia, il ricongiungimento familiare deve estendersi anche alla sorella maggiore, altrimenti il diritto del rifugiato verrebbe compromesso.

In terzo luogo, la Corte ha respinto la possibilità di imporre condizioni quali disponibilità di alloggio, assicurazione sanitaria e risorse finanziarie ai rifugiati minori non accompagnati e ai loro genitori. Riconoscendo la difficoltà pratica di soddisfare tali requisiti, la Corte ha sottolineato che il diritto al ricongiungimento non può essere condizionato a fattori al di fuori del controllo dei richiedenti asilo.

Il caso è emerso quando le autorità austriache respinsero le richieste di permesso di soggiorno presentate dai genitori e dalla sorella maggiore del rifugiato siriano, poiché il giovane era diventato maggiorenne. Questa decisione è stata successivamente contestata davanti al Tribunale amministrativo di Vienna, il quale ha chiesto alla Corte di giustizia di interpretare la direttiva 2003/86/CE.

L'importanza di questa sentenza va oltre il caso specifico, creando un precedente vincolante per gli Stati membri. Il rinvio pregiudiziale, che consente ai giudici nazionali di consultare la Corte Ue su questioni di interpretazione del diritto dell'Unione, sottolinea l'importanza di garantire i diritti fondamentali dei rifugiati, senza discriminazioni basate sull'età o su condizioni di vita esterne al loro controllo.

La Corte di giustizia Ue ha chiaramente affermato che i rifugiati minori non accompagnati hanno il diritto al ricongiungimento familiare, senza essere sottoposti a vincoli ingiustificati. La decisione offre una guida chiara per gli Stati membri, sottolineando l'importanza di garantire la tutela dei diritti umani fondamentali, anche nei casi in cui la fragilità e la vulnerabilità dei richiedenti asilo sono particolarmente evidenti.

La Corte Ue afferma il ricongiungimento familiare per i msna che intanto diventano maggiorenni.

  Una sentenza cruciale quella emessa il 30 Gennaio dalla Corte di giustizia Ue ha ribadito il diritto al ricongiungimento familiare per i ...

Foto Repubblica.it

 La serie di condanne inflitte all'Italia dalla Corte Europea per i Diritti Umani e le Libertà Fondamentali (CEDU) si amplia ulteriormente con la recente decisione cautelare del 19 dicembre 2023. Il Giudice di Strasburgo ha ordinato al Governo italiano di procedere con il trasferimento immediato di un minore di 15 anni trattenuto dallo scorso ottobre nel centro di Restinco, provincia di Brindisi, verso una struttura adeguata per minori non accompagnati.

La Corte Europea ha specificato che il nuovo centro designato dovrà garantire al minore tutti i diritti sino ad oggi negati, compresi l'accesso a tutta l'assistenza necessaria, il rilascio di documenti di identificazione validi, il collocamento in condizioni conformi all'articolo 3 della Convenzione europea, l'accesso alle procedure legali e amministrative pertinenti, nonché la nomina di un tutore. Inoltre, la Corte ha deciso di dare priorità all'esame del ricorso di merito.

Nel centro di Restinco, decine di altri minori sono attualmente trattenuti nelle stesse condizioni inumane, alcuni addirittura dal mese di agosto scorso. È importante evidenziare che l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) aveva richiesto l'accesso al centro il 4 dicembre 2023, ma non ha ancora ricevuto alcuna risposta. Solo grazie all'intervento dell'avvocata Marina Angiuli, della dott.ssa Erminia Rizzi e dell'avvocato Dario Belluccio, insieme all'On.le Fratoianni, è stato possibile effettuare una visita al centro.

Questo episodio conferma ulteriormente l'inaccessibilità di tali centri e l'insostenibilità dell'intero sistema di accoglienza, o meglio, di detenzione, riservato ai minori stranieri soli in Italia. La situazione di Restinco, simile a quelle già sanzionate dalla CEDU in passato, evidenzia una violazione sistemica dei diritti dei minori.

L'ASGI, considerando la natura sistemica delle violazioni, ha già inviato una comunicazione al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 6 novembre scorso, elencando le molteplici situazioni di mancata tutela e illegittimo trattenimento dei minori stranieri non accompagnati in Italia. Tale situazione rischia di aggravarsi con l'entrata in vigore delle misure previste dal decreto immigrazione e sicurezza 133/2023, convertito in legge 173/2023 il 1 dicembre 2023, e con il rischio aggiuntivo di identificare come maggiorenni coloro che sono, invece, minori di età.

In questo contesto, diventa fondamentale che le competenti istituzioni di garanzia, inclusi le Procure della Repubblica, i Tribunali per i Minorenni e le relative Procure istituite presso di essi, intervengano per fare chiarezza su un sistema di detenzione che appare privo di base legale e sottratto al controllo giudiziario, violando apertamente l'articolo 13 della Costituzione.

L'Italia condannata per violazioni dei diritti dei Minori Stranieri non Accompagnati.

Foto Repubblica.it  La serie di condanne inflitte all'Italia dalla Corte Europea per i Diritti Umani e le Libertà Fondamentali (CEDU) s...

 

Copyright Unicef     

Nel recente rapporto dell'UNICEF, sulla crisi climatica e bambini, emerge un quadro allarmante: tra il 2016 e il 2021, i disastri legati al clima hanno costretto 43,1 milioni di bambini a fuggire dalle proprie case in 44 paesi, equivalente a circa 20.000 bambini sfollati al giorno.

Questo studio, intitolato "Children Displaced in a Changing Climate", rappresenta la prima analisi globale del numero di bambini costretti a lasciare le proprie case a causa di inondazioni, tempeste, siccità e incendi durante il periodo in questione. L'analisi svela che le inondazioni e le tempeste sono state responsabili di 40,9 milioni di questi sfollamenti, costituendo il 95% del totale. Questo dato positivo è attribuibile in parte a un miglioramento nella segnalazione e a un aumento delle evacuazioni preventive.

La siccità, d'altra parte, ha causato un movimento di sfollati interni di più di 1,3 milioni di bambini, mentre gli incendi hanno provocato 810.000 giovani sfollati, con oltre un terzo di questi sfollamenti registrati nel solo 2020. Canada, Israele e Stati Uniti hanno riportato il più alto numero di bambini sfollati a causa degli incendi.

L'analisi suggerisce inoltre che, basandosi sui dati climatici attuali, le inondazioni fluviali potrebbero causare lo sfollamento di quasi 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni, mentre venti ciclonici e tempeste potrebbero causare rispettivamente lo sfollamento di 10,3 milioni e 7,2 milioni di bambini durante lo stesso periodo. È importante notare che questi numeri potrebbero aumentare considerevolmente con l'aggravarsi degli effetti dei cambiamenti climatici.

Cina e Filippine sono tra i paesi con il maggior numero assoluto di bambini sfollati, grazie alla loro esposizione a condizioni climatiche estreme, alla numerosa popolazione infantile e agli sforzi effettuati nella prevenzione e nell'evacuazione tempestiva. Tuttavia, i piccoli Stati insulari come Dominica e Vanuatu hanno sofferto di più a causa delle tempeste in proporzione alla loro popolazione di bambini, mentre Somalia e Sud Sudan sono stati particolarmente colpiti dalle inondazioni.

Catherine Russell, Direttrice Generale dell'UNICEF, ha commentato l'analisi, affermando che "è terrificante per qualsiasi bambino quando un grave incendio, una tempesta o un'alluvione si abbattono sulla sua comunità". Ha inoltre sottolineato l'importanza di preparare le comunità, proteggere i bambini a rischio di sfollamento e sostenere quelli già sradicati, poiché l'incidenza degli spostamenti dovuti al clima aumenterà con l'aggravarsi dei cambiamenti climatici.

I bambini si trovano a maggior rischio di sfollamento nei paesi che già affrontano crisi multiple come conflitti e povertà, dove le risorse locali per gestire ulteriori spostamenti sono limitate. In Haiti, ad esempio, il rischio di sfollamento a causa di calamità è ulteriormente complicato dalla violenza e dalla povertà, con investimenti limitati nella mitigazione del rischio e nella preparazione. In Mozambico, le comunità più povere, comprese quelle urbane, subiscono un impatto sproporzionato da fenomeni meteorologici estremi. In questi paesi, dove il numero di bambini vulnerabili a futuri sfollamenti è elevato e le risorse scarseggiano, è urgente rafforzare gli sforzi di mitigazione del rischio, adattamento, preparazione e finanziamento.

Utilizzando un modello di rischio di sfollamento da calamità sviluppato dall'Internal Displacement Monitoring Centre, il rapporto prevede che le inondazioni fluviali potrebbero colpire quasi 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni sulla base dei dati climatici attuali, mentre venti ciclonici e tempeste potrebbero causare lo sfollamento rispettivamente 10,3 milioni e 7,2 milioni di bambini nello stesso periodo. Con eventi meteorologici più frequenti e intensi come conseguenza del cambiamento climatico, è probabile che tali numeri siano sottostimati.

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Leonardo Cavaliere

Cambiamenti climatici: 43,1 milioni di bambini sfollati! 20.000 Bambini al Giorno Costretti a Fuggire per Colpa della Crisi Climatica!

  Copyright Unicef           Nel recente rapporto dell'UNICEF, sulla crisi climatica e bambini, emerge un quadro allarmante: tra il 201...

Fonte (Straieriinitalia.it)
 

Il numero di migranti che sono giunti in Italia dall'inizio dell'anno ha superato la soglia dei 105.000, evidenziando un flusso costante di arrivi, in particolare di minori non accompagnati.

Nel corso dell'ultimo fine settimana sono approdati 1.902 minori stranieri non accompagnati. Quest'ultimo dato porta il totale degli arrivi di msna dall'inizio dell'anno a 12.188, un incremento significativo rispetto al 2021.

L'aumento degli arrivi di minori non accompagnati rappresenta una sfida cruciale per l'Italia. 

"A metà agosto il numero dei ragazzi soli arrivati per via mare era lo stesso che in tutto il 2021" afferma la garante per l'infanzia e l'adolescenza Carla Garlatti.

 Questa pressione migratoria, sebbene intensa, non può far dimenticare che si tratta di minori con storie difficili e viaggi traumatici alle spalle. Il diritto di questi minori a essere accolti è fondamentale, e i comuni devono essere in grado di garantire il meglio possibile in termini di assistenza.

L'assistenza ai minori migranti non accompagnati è disciplinata da normative specifiche. Secondo il Decreto Zampa, i minori possono rimanere per un massimo di 30 giorni in strutture governative di prima accoglienza, gestite dal Viminale in collaborazione con gli enti locali. Successivamente, vengono trasferiti in strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), sempre gestite da enti locali. Tuttavia, i circa 6.000 posti disponibili tramite il SAI risultano notevolmente insufficienti per far fronte al crescente afflusso di minori. Situazione ampiamente prevedibile, sarebbe bastato monitorare i dati sulla presenza dei Minori Stranieri Non Accompagnati in Italia del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (qui il link, nella speranza che qualcuno dal Viminale abbia voglia di leggere i dati), ascoltare gli enti locali e le tante organizzazioni che si occupano di msna.


Questa carenza di posti ha spinto i comuni a dover affrontare l'accoglienza dei minori non accompagnati con risorse limitate. Ciò ha sollevato controversie e polemiche tra il governo centrale e gli amministratori locali. 

Alcuni sindaci, come Giorgi Gori di Bergamo, hanno segnalato che le strutture comunali e i servizi sociali sono sovraccarichi, rendendo difficile garantire alloggi e percorsi di integrazione adeguati.

La situazione è particolarmente critica in alcune aree come Villa Sikania nell'Agrigentino, dove il centro minori è sovraffollato e l'amministrazione locale ha chiesto di redistribuire i minori in altre comunità per rimanere entro limiti sostenibili. Anche in città come Modena, Parma e Genova, si sta cercando di trovare soluzioni emergenziali per affrontare l'afflusso di minori non accompagnati. I sindaci sostengono di non riuscire più a garantire la disponibilità di alloggi né l’avvio di percorsi di integrazione adeguati, perché sia le strutture ordinarie che i centri aperti in via emergenziale sono ormai pieni.

In conclusione, l'aumento degli arrivi di migranti, in particolare di minori non accompagnati, ampiamente prevedibile, sta mettendo sotto pressione le risorse e le capacità di accoglienza dell'Italia. Gli amministratori locali stanno cercando di far fronte a questa situazione, ma la carenza di posti nelle strutture esistenti sta rendendo l'accoglienza sempre più difficile. È necessaria una risposta coordinata e sostenibile a livello nazionale ed europeo per affrontare questa sfida umanitaria e sociale. 

Leonardo Cavaliere

Aumento degli arrivi di MSNA in Italia: Sfide e Dilemmi Legati all'Accoglienza.

Fonte (Straieriinitalia.it)   Il numero di migranti che sono giunti in Italia dall'inizio dell'anno ha superato la soglia dei 105.00...
UNICEF_Cavalli_2017

 

Secondo l’UNICEF, si stima che almeno 289 bambini sono morti o scomparsi quest’anno cercando di attraversare la pericolosa rotta migratoria del Mediterraneo centrale dal Nord Africa all’Europa. Vale a dire circa 11 bambini morti o scomparsi ogni settimana in cerca di sicurezza, pace e migliori opportunità.  

 


Dal 2018, l’UNICEF stima che circa 1.500 bambini sono morti o dispersi mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo centrale. Questo numero corrisponde a 1 su 5 delle 8.274 persone morte o disperse lungo la rotta, secondo i dati del Progetto Migranti Scomparsi dell'OIM. 

 

Molti naufragi durante la traversata del Mediterraneo centrale non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati, rendendo praticamente impossibile verificare il numero reale di bambini morti, probabilmente molto più alto. Negli ultimi mesi, bambini e neonati sono stati tra coloro che hanno perso la vita su questa rotta, su altre rotte attraverso il Mediterraneo e sulla rotta atlantica dall'Africa occidentale, comprese le recenti tragedie al largo delle coste della Grecia e delle isole Canarie spagnole. 

 

"Nel tentativo di trovare sicurezza, ricongiungersi con la famiglia e cercare un futuro più speranzoso, troppi bambini si imbarcano sulle coste del Mediterraneo, perdendo poi la vita o risultando dispersi durante il viaggio", ha dichiarato il Direttore Generale dell'UNICEF Catherine Russell. "Questo è un chiaro segnale che bisogna fare di più per creare percorsi sicuri e legali per l'accesso dei bambini al diritto d'asilo, rafforzando al contempo le azioni per salvare vite in mare. In definitiva, bisogna fare molto di più per affrontare le cause alla radice che portano in primo luogo i bambini a rischiare la vita". 

 

L’UNICEF stima che 11.600 bambini – una media di 428 bambini a settimana – sono arrivati sulle coste dell’Italia dal Nord Africa da gennaio 2023. Questo dato rappresenta un aumento di due volte rispetto allo stesso periodo nel 2022, nonostante i gravi rischi che corrono i bambini. La maggior parte dei bambini parte dalla Libia e dalla Tunisia, dopo aver già affrontato viaggi pericolosi da paesi dell'Africa e del Medio Oriente. 

 

Nei primi tre mesi del 2023, 3.300 bambini, il 71% di tutti i bambini arrivati in Europa tramite questa rotta – sono stati registrati come non accompagnati o separati dai genitori o tutori legali, esponendoli a maggiori rischi di violenza, sfruttamento e abuso. Le ragazze che viaggiano da sole sono particolarmente esposte alle violenze prima, durante e dopo i loro viaggi. 

 

Quella del Mediterraneo centrale è diventata una delle rotte più pericolose attraversata dai bambini. Tuttavia, il rischio di morte in mare è solo una delle molte tragedie che questi bambini affrontano – da minacce o esperienze di violenza, mancanza di opportunità formative o future, assalti e detenzione per cause migratorie o separazione dalle famiglie. Questi rischi sono ulteriormente aggravati dai percorsi limitati affinché i bambini si muovano in sicurezza, dalla mancanza di accesso alla protezione nei paesi lungo la rotta e da operazioni di ricerca e salvataggio insufficienti e non tempestive. 

 

In linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale e dalla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell’Adolescenza, l'UNICEF chiede ai governi una migliore protezione dei bambini vulnerabili in mare e nei paesi di origine, transito e destinazione

 

  • Proteggendo i diritti e il superiore interesse dei bambini in linea con gli obblighi previsti dal diritto nazionale e internazionale; 
  • Fornendo ai bambini percorsi sicuri e legali per la migrazione e la richiesta di asilo, tra cui l'ampliamento delle quote di ricongiungimento familiare e di reinsediamento dei rifugiati; 
  • Rafforzando il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio e garantendo un rapido sbarco in luoghi sicuri. 
  • Rafforzando i sistemi nazionali di protezione dell'infanzia per includere e proteggere meglio i bambini a rischio di sfruttamento e violenza, in particolare i minorenni stranieri non accompagnati. 
  • Migliorando le prospettive per i bambini e gli adolescenti nei Paesi di origine e di transito, affrontando i rischi legati ai conflitti e al clima e ampliando la copertura della protezione sociale e le opportunità di apprendimento e di guadagno. 
  • Garantendo ai bambini l'accesso alle informazioni per fare scelte sicure e informate sulle loro opzioni e sui pericoli della traversata. 
  • Facendo in modo che tutti i bambini rifugiati e migranti continuino il loro apprendimento e dando loro accesso alla salute e ad altri servizi essenziali. 

 

L'UNICEF chiede inoltre all'Unione Europea di garantire che questi aspetti siano riflessi nel Patto UE sulla migrazione e l'asilo, attualmente in fase di negoziazione. L'UNICEF continua a lavorare per sostenere i Paesi nel rafforzamento dei sistemi nazionali di protezione dell'infanzia, di protezione sociale e di migrazione e asilo, per prevenire e mitigare i rischi che i bambini corrono durante gli spostamenti e per fornire sostegno e servizi inclusivi a tutti i bambini, indipendentemente dallo status giuridico loro o dei loro genitori. (comunicato stampa Unicef)

11 bambini muoiono ogni settimana nel tentativo di attraversare la rotta migratoria del Mediterraneo centrale

UNICEF_Cavalli_2017   Secondo l’UNICEF, si stima che   almeno 289 bambini sono morti o scomparsi quest’anno cercando di attraversare la peri...

 

UNICEF/UN057913/Gilbertson VII Photo

Dal report mensile sui minori stranieri non accompagnati pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, aggiornato al 31 maggio 2023, i minori non accompagnati accolti dal sistema di accoglienza nazionale sono 20.510.

 I maschi sono 17.686 pari all’86,2% di tutti msna, le femmine sono 2.824 pari al 13,8%.

 L’età dei minori vede una netta prevalenza di msna di 17 anni (9.114) pari al 44,4%, seguiti dai sedicenni, 5.084 (24,8%), fascia d’età 7-14 ANNI (3.400) pari a 16,6%, 15 ANNI 2.431 (11,9%) e msna fino a 6 ANNI 481 pari al 2,3%.

A differenza dei maschi, la maggior parte delle femmine hanno tra i 7-14 ANNI 1.333 pari al 47,2% con una nettissima prevalenza di bambine e ragazze provenienti dall’Ucraina 2.352 (83,3%).

Sono 5.145, pari al 25,1%, i minori non accompagnati provenienti dall’Egitto censiti al 31 maggio nel sistema informativo Minori (SIM) della Direzione Generale dell'Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (SIM), istituito dalla Legge 47/2017 per monitorare e censire la presenza dei minori non accompagnati (MNA) sull'intero territorio nazionale. 

2.352, pari all'83,3%, le minorenni provenienti dall'Ucraina, nettamente la nazionalità più rappresentata tra le minori non accompagnate. A seguire, 109 (3,9%) Costa d'Avorio, 65 (2,3%) Guinea.

I msna prevalentemente sono accolti in Sicilia, Lombardia e Calabria che rappresentano quasi la metà di tutti i minori non accompagnati accolti, il 43,1%.

 A seguito dell’istituzione del SIM è possibile elaborare anche i dati relativi all’ingresso (o all’eventuale allontanamento) dei MSNA su base mensile.

I minori non accompagnati, entrati nel sistema di accoglienza su base mensile sono 1.163, di cui 647 (55,5%), a seguito di eventi di approdo, i restanti 517, pari al 44,5% sono entrati nel sistema di accoglienza a seguito di ritrovamenti sul territorio.

I msna usciti di competenza sono 1.620 di cui 1.048 per il compimento della maggiore età, 508 per allontanamento e 64 per altre motivazioni (rintraccio dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili, accertamento della maggiore età, affido, relocation, rimpatrio volontario assistito e rientro in patria).

Il 29,1% dei nuovi ingressi è rappresentato da minorenni provenienti dall' Egitto (338), a seguire Tunisia 122 (10,5%), Pakistan 92 (7,9%).

  Scarica il  report mensile sui minori stranieri non accompagnati

Leonardo Cavaliere

20.510 i minori non accompagnati accolti dal sistema di accoglienza nazionale al 31 maggio 2023

  UNICEF/UN057913/Gilbertson VII Photo Dal report mensile sui minori stranieri non accompagnati pubblicato sul sito del Ministero del Lav...
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