La crisis económica ha provocado un descenso en el número de menores extranjeros no acompañados en la Comunitat Valenciana, según la Conselleria de Bienestar Social.
La dirección general del Menor de la Generalitat ha atendido a un total de 529 menores extranjeros a través del sistema de protección en el primer semestre de 2013, frente a las 651 atendidos en el mismo periodo de 2012.

La crisis provoca un descenso de menores extranjeros acogidos por Generalitat

La crisis económica ha provocado un descenso en el número de menores extranjeros no acompañados en la Comunitat Valenciana, según la Consel...
Assenza di personale e di regolamento, soggiorni troppo prolungati: le condizioni dei Cie italiani sono disperate, tanto da far allarmare anche i sindacati di polizia che ora richiedono un intervento atto a risolvere la situazione d’emergenza.
-18 agosto 2013- Le condizioni in cui gli immigrati devono vivere all’interno dei Cie è nota, così come le situazioni di tensione che in essi si verificano, con rivolte da parte degli immigrati che richiedono di essere trattati con dignità e rispetto.

Immigrazione. La polizia contro i Cie: “Sono bombe ad orologeria”

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Six years ago, when Najib* was 15, Taliban fighters came to his home in Shinwar District* in the eastern province of Nangarhar telling him to join them. After repeated visits, his family sought a way for Najib to escape, and paid a smuggler to take him to the UK. 

Insecurity driving Afghan child migration

Six years ago, when Najib* was 15, Taliban fighters came to his home in Shinwar District* in the eastern province of Nangarhar telling him t...
Si chiamava Moustapha Anaki, era marocchino e aveva 31 anni. È morto in circostanze ancora non chiarite mentre era trattenuto nel Centro di identificazione e di espulsione "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto, vicino a Crotone. Ufficialmente il decesso è stato causato da un non meglio specificato "malore". L'uomo era recluso nel Cie da circa un mese perché immigrato irregolare in attesa del rimpatrio ed era stato trasferito nel centro calabrese dopo avere scontato una pena nel carcere di Salerno. Si trovava in Italia da sette anni sempre senza permesso di soggiorno, condizione che non costituisce reato, ma solo illecito amministrativo. 
La notizia è trapelata dai familiari che vivono a Roma e in parte in Calabria.

Crotone: chiuso Cie, devastato da una rivolta dopo la morte di un immigrato

Si chiamava Moustapha Anaki, era marocchino e aveva 31 anni. È morto in circostanze ancora non chiarite mentre era trattenuto nel Centro di ...
La campagna elettorale in Australia si combatte sulle vite di uomini, donne e bambini migranti. Alcuni annegati, altri esiliati senza speranza in campi malarici. Bambini incarcerati dietro il filo spinato in condizioni descritte come “enormi generatrici di malattie mentali”. Tale barbarie è considerata premiante in termini elettorali sia dal governo australiano, sia dall’opposizione. Evocativa della chiusura dei confini agli ebrei negli anni ’30, sta distruggendo la facciata di una società pubblicizzata come benevola e fortunata.
Se un migliaio di australiani annegasse in barche che affondassero nel porto di Sidney, il primo ministro sarebbe alla testa del cordoglio della nazione; il mondo presenterebbe le sue condoglianze. In base a un conteggio, 1.376 rifugiati sono annegati dal 1998 cercando di raggiungere l’Australia, molti a portata dei soccorsi.
La politica di Canberra, nota come “stop alle barche”, evoca l’isteria e il cinismo di più di un secolo fa, quando si diceva che il “pericolo giallo” si sarebbe abbattuto sull’Australia, quasi fosse trascinato dalla forza di gravità. La settimana scorsa il primo ministro Kevin Rudd è tornato al suo periodo in cui dichiarava che a nessun rifugiato delle barche sarebbe stato permesso di approdare in Australia. Devono invece essere mandati in campi di concentramento nell’impoverita Papua Nuova Guinea, il cui governo è stato appropriatamente corrotto.
Tra di loro ci sono persone che fuggono da guerre, e dalle loro conseguenze, delle quali l’Australia e il suo mentore, gli Stati Uniti, hanno la responsabilità. Quelli che sopravvivono sono fatti prigionieri in duri gulag nelle isole più isolate della terra. Donne e bambini mandati nell’isola equatoriale di Manus hanno già dovuto essere evacuati a causa di infestazioni di zanzare. Ora Manus deve ricevere altri 3.000 rifugiatiche, essendo loro negati i diritti legali, potranno trascorrervi anni. Una ex guardia dell’isola ha affermato: “E’, in realtà, peggio di una prigione … Le parole non possono descriverlo … Ho visto esseri umani così indigenti, così impotenti e così privi di speranza … In Australia la struttura non sarebbe usata neppure come canile. I proprietari sarebbero mandati in galera.”
L’Australia è firmataria della Convezione del 1951 sui Rifugiati. Le azioni di Rudd sono non solo illegali, ma indeboliscono la legge internazionale sui rifugiati e i movimenti per i diritti umani che la sostengono. Nel 1992 il governo laburista di Paul Keating è stato il primo a imporre la detenzione obbligatoria illegale dei rifugiati, in un’alleanza con i media dominati da Rupert Murdoch. La vasta Australia, scarsamente popolata, chiede “protezione” dai rifugiati e dai richiedenti asilo di cui meno di 15.000 sono stati sistemati l’anno scorso, lo 0,99 per cento del totale mondiale.
La natura punitiva e razzista di questa politica consente all’Organizzazione Australiana dei Servizi d’Informazione per la Sicurezza (ASIO) di “valutare” le persone e di incarcerarle indefinitamente, come i Tamil che fuggono dalla guerra civile in Sri Lanka. Molti non hanno idea del perché sono incarcerati e tra essi ci sono bambini.
Chiaramente Rudd spera di essere rieletto giocando questa “carta della paura”. I politici britannici si dedicano a un gioco simile, ma in Australia la razza è tutt’altro che iscritta geneticamente, come nell’apartheid sudafricano. La federazione degli stati australiani fu fondata nel 1901 sull’esclusione razziale e sulla paura di “orde” inesistenti provenienti sin dalla Russia. Una politica degli anni ’40, di “popolare o perire” ha prodotto un vivace multiculturalismo, tuttavia un razzismo rozzo e inconscio resta una corrente straordinaria nella società australiana ed è sfruttato da una élite politica con una duratura mentalità coloniale e ossequiosità agli “interessi” occidentali.
Il bando di Rudd ai rifugiati che arrivano via mare è diretto a spiazzare il suo avversario, il leader della coalizione conservatrice, Tony Abbott, un fondamentalista cattolico. Il Partito Laburista ha riportato Rudd alla guida nel mese scorso, perché l’impopolarità di Julia Gillard minacciava di distruggere il partito alle urne e, con esso, il club australiano in stile Westminster di due partiti principali dalle politiche quasi indistinguibili.

I barconi dei rifugiati e la barbara politica elettorale australiana

La campagna elettorale in Australia si combatte sulle vite di uomini, donne e bambini  migrant i.  Alcuni annegati, altri esiliati senza sp...
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