"Ho visto cose che non avrei mai immaginato". Il comandante della Guardia costiera di Lampedusa accoglie così i diplomatici americani sbarcati per capire cosa accada nell'isola. Un'ispezione che si è tradotta in un dossier inviato a Washington per descrivere le condizioni dell'avamposto d'Europa, lì dove si misura l'efficacia della politica italiana sull'immigrazione. Il rapporto ottenuto da WikiLeaks e pubblicato in esclusiva da "l'Espresso" mostra tutte le contraddizioni del nostro Paese.
La delegazione del consolato statunitense di Napoli arriva "nell'ultimo lembo di Europa" nel maggio 2009, quando l'ondata di disperati in fuga dall'Africa è ai minimi assoluti. Gli americani ritengono che il trattamento riservato ai migranti "sia umano", anche se mettono in risalto la situazione inadeguata del centro di detenzione, parzialmente devastato da una rivolta di tunisini.
Il problema principale riguarda il destino "delle persone che fuggono da guerre e persecuzioni che rischiano di non essere in condizioni di ottenere l'asilo". Questo non riguarda solo i più sfortunati, quelli che vengono rispediti in Libia in base agli accordi tra Roma e Tripoli, ma tutti i migranti costretti a misurarsi con procedure poco chiare.
Sui respingimenti i giudizi sono molto negativi. "Sia le autorità italiane del centro di identificazione, sia il personale delle Nazioni Unite ci hanno detto che molte donne che sbarcano a Lampedusa sostengono di essere state violentate e malmenate nei campi di detenzione libici". Ossia nelle stesse strutture dove il governo Berlusconi ha rispedito i migranti arrivati sulle coste italiane.
Dei limiti di quella politica si discute in un altro documento parallelo, stilato nello stesso 22 maggio 2009 dall'ambasciata di Roma. La linea dura contro i nuovi arrivati viene interpretata come un'operazione politica della Lega, che costringe i moderati del partito berlusconiano ad accettare le misure più severe. "Gianluca Pileri, capo dello staff del coordinatore Pdl Denis Verdini, ci ha detto che il Pdl ha aumentato la sua retorica anti-immigrati sulla scia di questo successo della Lega per assicurarsi che l'alleato di minoranza non intascasse tutti i benefici elettorali".
Questa mossa non è piaciuta al sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, "che come molti politici italiani ha cambiato partito diverse volte". Il primo cittadino già due anni fa si mostrava estremamente critico nei confronti del governo e dei patti con la Libia "che tradiscono la tradizione di accoglienza umanitaria degli isolani". Evoca "patti segreti tra Berlusconi e Gheddafi" e definisce "inaffidabile e irresponsabile" il leader di Tripoli. Ma all'epoca per Roma era un alleato prezioso.
E quando i diplomatici chiedono al capo della polizia di frontiera se l'Italia avesse garanzie sul trattamento degli immigrati rimandanti in Libia, il prefetto Ronconi replica che "l'Italia considera ciò un affare interno della Libia". Ben diverso l'orgoglio di Achille Selleri, numero uno della Guardia costiera, "che si mostra orgoglioso di come i suoi uomini abbiano soccorso 44 mila persone sui barconi. Ha detto che è impossibile sapere quanti siano morti nella traversata ma ritiene che molte delle vittime non siano mai state ritrovate".(da L'Espresso)
La delegazione del consolato statunitense di Napoli arriva "nell'ultimo lembo di Europa" nel maggio 2009, quando l'ondata di disperati in fuga dall'Africa è ai minimi assoluti. Gli americani ritengono che il trattamento riservato ai migranti "sia umano", anche se mettono in risalto la situazione inadeguata del centro di detenzione, parzialmente devastato da una rivolta di tunisini.
Il problema principale riguarda il destino "delle persone che fuggono da guerre e persecuzioni che rischiano di non essere in condizioni di ottenere l'asilo". Questo non riguarda solo i più sfortunati, quelli che vengono rispediti in Libia in base agli accordi tra Roma e Tripoli, ma tutti i migranti costretti a misurarsi con procedure poco chiare.
Sui respingimenti i giudizi sono molto negativi. "Sia le autorità italiane del centro di identificazione, sia il personale delle Nazioni Unite ci hanno detto che molte donne che sbarcano a Lampedusa sostengono di essere state violentate e malmenate nei campi di detenzione libici". Ossia nelle stesse strutture dove il governo Berlusconi ha rispedito i migranti arrivati sulle coste italiane.
Dei limiti di quella politica si discute in un altro documento parallelo, stilato nello stesso 22 maggio 2009 dall'ambasciata di Roma. La linea dura contro i nuovi arrivati viene interpretata come un'operazione politica della Lega, che costringe i moderati del partito berlusconiano ad accettare le misure più severe. "Gianluca Pileri, capo dello staff del coordinatore Pdl Denis Verdini, ci ha detto che il Pdl ha aumentato la sua retorica anti-immigrati sulla scia di questo successo della Lega per assicurarsi che l'alleato di minoranza non intascasse tutti i benefici elettorali".
Questa mossa non è piaciuta al sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, "che come molti politici italiani ha cambiato partito diverse volte". Il primo cittadino già due anni fa si mostrava estremamente critico nei confronti del governo e dei patti con la Libia "che tradiscono la tradizione di accoglienza umanitaria degli isolani". Evoca "patti segreti tra Berlusconi e Gheddafi" e definisce "inaffidabile e irresponsabile" il leader di Tripoli. Ma all'epoca per Roma era un alleato prezioso.
E quando i diplomatici chiedono al capo della polizia di frontiera se l'Italia avesse garanzie sul trattamento degli immigrati rimandanti in Libia, il prefetto Ronconi replica che "l'Italia considera ciò un affare interno della Libia". Ben diverso l'orgoglio di Achille Selleri, numero uno della Guardia costiera, "che si mostra orgoglioso di come i suoi uomini abbiano soccorso 44 mila persone sui barconi. Ha detto che è impossibile sapere quanti siano morti nella traversata ma ritiene che molte delle vittime non siano mai state ritrovate".(da L'Espresso)
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