Se dal 2003 ad oggi gli articoli del Codice penale 600 (riduzione in schiavitù o in servitù), 601 (tratta di persone) e 602 (acquisto e alienazione di schiavi), sono stati modificati con un sensibile inasprimento delle sanzioni e con l’introduzione di una serie di aggravanti, è perché in Italia, di anno in anno, aumentano le varie tipologie di "schiavitù".
E perché negli ultimi 3 anni 1.246 persone sono indagate, in stato di arresto o di libertà, per questi reati. Basterebbe questo per restare senza fiato. Ma il dato diventa agghiacciante se si tiene conto che le vittime, nella quasi totalità dei casi, sono giovani e giovanissimi, con percentuali in continua ascesa per i minorenni, non solo stranieri. Maschi e femmine, 12, 13, 14 anni, schiavi. Bambini ma anche fonti di guadagno, oggetti da usare nelle mani di potentati criminali sempre più simili a multinazionali, abilissime ad avviare bambini e adolescenti verso il lucroso giro della prostituzione, dei lavori forzati, dell’accattonaggio, nello sconfinato mondo dei mercati illegali.
Niente è approssimazione, tutto è "scientifico" nella spietata programmazione delle mafie. Proviamo a comprendere meglio con i numeri: al 6 luglio del 2012 le forze dell’ordine avevano censito poco più di 8.000 migranti entrati irregolarmente in Italia. Il numero è destinato a crescere perché l’elaborazione negli archivi centrali non ha ancora ricevuto le cifre ufficiali di molti organi periferici. Ebbene, di questi 8.000 stranieri, 155 erano minori accompagnati e ben 621 non accompagnati: nessun genitore, nessun parente ha compiuto il viaggio con loro. Bambini e ragazzi completamente soli che entrano in un Paese nuovo.
Anzi, quasi sempre in un continente nuovo. Ma per fare cosa? Ecco i gruppi più numerosi stimati dalla Polizia: 196 afgani, 188 egiziani, 148 somali. Negli ultimi anni anche la Grecia (1.665 immigrati nei primi sette mesi del 2012), si è andata confermando come una delle porte di accesso più frequentate dall’immigrazione irregolare dell’Est verso l’Occidente. Se si guarda al fenomeno globalmente, i migranti fuggono soprattutto da guerre, carestie, degrado. Spesso, quando i minori raggiungono Lampedusa, le coste siracusane, quelle dell’Agrigentino, o quelle pugliese e calabresi, vengono temporaneamente indirizzati dalle forze di polizia in centri di accoglienza, o in istituti. Ma ci restano poco. Perché prima o poi riescono è scappare. E c’è sempre chi li agevola. A quel punto si trovano per strada. Dove diventano merce appetibile per gente senza scrupoli.
Tutto previsto, tutto secondo copione. I minori isolati ed emarginati, non soltanto di provenienza straniera ma anche individuati in contesti sociali italiani particolarmente degradati, sono preziosi per le organizzazioni criminali. Che per loro hanno in serbo due strade: sfruttarli tenendoli segregati (si pensi ai 377 minori coinvolti nell’ambito dei 2.538 reati a sfondo sessuale denunciati nella prima parte dell’anno), oppure trasformarli in "soldati", promuovendoli sul campo con lo scopo di avviarli al crimine, pur senza rinunciare a fare di loro degli schiavi. Fino a luglio 2012, il Dipartimento della Pubblica sicurezza ha censito 524.657 delitti; di questi 356.658 sono attribuiti a cittadini italiani, di cui 12.385 a minori; gli altri 163.815 sono stati compiuti da cittadini stranieri, di cui ben 8.228 da under 18.
Oltre 20.500 crimini in soli 7 mesi, dunque, sono stati commessi in Italia da minorenni. 14 volte, nello stesso periodo, i minori hanno ucciso volontariamente. Quasi il 10% delle rapine (1.157 su 12.335), ha visto come attori minorenni, i quali sono stati responsabili anche di 5.555 furti (2.754 italiani e 2.801 stranieri). A giudicare dalle più importanti operazioni di polizia compiute in questo settore nel 2012 (almeno 15), la schiera di "soldati" si è andata ingrossando. A tirare le fila di quello che gli analisti della Polizia criminale definiscono "Sci" (sistema criminale integrato), sono cellule «snelle e specializzate in grado di lavorare in rete nei singoli Paesi di transito e di destinazione». Il Sistema è articolato su 3 livelli interdipendenti e complementari, con altrettanti compiti: il contrabbando delle persone, lo sfruttamento delle stesse, la riduzione in schiavitù. Il meccanismo è oliato.
Al primo livello operano le organizzazioni etniche, deputate alla pianificazione e gestione dei flussi migratori; il secondo livello è costituito dagli uomini impegnati nei territori di confine tra i Paesi interessati dal traffico, che offrono supporto logistico, preparazione dei documenti, e che corrompono funzionari chiave; del terzo livello fanno parte i "passeurs", che garantiscono materialmente il passaggio dei confini. Non è tutto. C’è un quarto livello costituito da chi trae benefici dall’asservimento e dallo sfruttamento in Italia dei migranti schiavizzati. Nella graduatoria degli schiavisti denunciati, ben 368 hanno nazionalità romena, 186 sono italiani, 98 nigeriani, 75 albanesi, 34 cinesi. Quanto alla tratta di persone, prevalgono i nigeriani (118) e i romeni (98), seguiti dagli italiani (24) e dagli albanesi (19). Sono loro i registi delle schiavitù del XXI secolo.
Vito Salinaro
Avvenire.it