Primo passo verso l’addio al reato di clandestinità. È toccato alla Camera dei deputati, nella seduta di mercoledì 2 aprile, cancellare il reato di ingresso e soggiorno irregolare di immigrati. Ora la palla passa al governo, che entro 18 mesi dovrà trasformare il provvedimento in decreto legislativo. La cronaca della giornata registra 332 voti favorevoli (Partito Democratico, Nuovo Centro Destra, Per l’italia, Scelta Civica, Misto e Forza Italia) e 104 voti contrari (Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia). Chiediamo a Salvatore Fachile diasgi – associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione - di commentare la notizia dell’addio all’articolo 10 bis del testo unico sull’immigrazione.
Il reato di clandestinità, introdotto dai cosiddetti “pacchetti sicurezza” nel 2009, puniva lo straniero che avesse fatto ingresso o si fosse trattenuto sul territorio in condizione d’irregolarità, e l’unica sanzione prevista era di tipo pecuniario (un’ammenda da 5000 a 10000 euro), e non di tipo detentivo. La detenzione, inoltre, non poteva essere prevista perché punire l’irregolarità con il carcere contrastava con la direttiva rimpatri, come a più riprese affermato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Prevedeva inoltre la sanzione alternativa dell’espulsione, che però nulla aggiungeva all’espulsione già prevista in via amministrativa.
“È innegabile che sia un passo in avanti quello sancito dal parlamento, ma altrettanto innegabile è che si tratti solo di una vittoria simbolica, importante per i bilanci dello stato ma non cruciale per le sorti dei migranti” dice Salvatore Fachile. “Nata come il simbolo della lotta al migrante, oggi questo nuovo passaggio rischia di rimanere intrappolato nella stessa logica del simbolo, anche se con segno opposto. Quello che era l’emblema della lotta oggi può essere scambiato come la vittoria finale. Non è così e se fosse presentata in questo modo sarebbe una pura mistificazione della realtà” continua Fachile “i veri problemi per il migrante, attraverso i quali passa una battaglia di dignità, stanno nel fatto che non possa accedere a percorsi che lo conducono alla regolarità. Gli è preclusa la possibilità di cambiare status. Non potrà avere una casa in affitto, un lavoro. La presenza sul territorio italiano continua quindi a rimanere irregolare. Cosa vogliamo dire della disumanità dei Cie, centri di detenzione per migranti? Per cambiare realmente qualcosa bisogna dare risposte a questi interrogativi”. Dal lato economico “la giornata di oggi segna un importante passaggio. Senza il reato di clandestinità, che richiedeva una procedura penale, non ci saranno più i tanti processi che ingolfavano la macchina della giustizia e richiedeva il lavoro congiunto di molte figure: avvocati, giudici..”
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