Perché allora la polizia di frontiera deporta il 93% di tali minori fuori dai confini americani?
Il rapporto (pdf) “UNACCOMPANIED ALIEN CHILDREN: Actions Needed to Ensure Children Receive Required Care in DHS Custody” del Government Accountability Office (GAO) dimostra che i minori non accompagnati nella stragrande maggioranza non hanno la possibilità di esprimere liberamente la loro opinione, temendo persecuzioni qualora non "scelgano" di tornare nella loro terra d'origine.
Per i Minori non accompagnati provenienti da paesi diversi dal Messico e dal Canada è garantita almeno un’udienza prima di essere riammessi nei loro paesi di origine. Questi minori possono essere reinviati nei loro paesi se: non sono vittime di una grave forma di tratta degli esseri umani; non c’è rischio di persecuzioni; se liberamente scelgono di tornare. Quest’ultimo punto sembra essere violato nel caso degli immigrati più giovani.
Anche quegli immigrati minorenni che si appellano ad un giudice raramente hanno un avvocato che possa guidarli nella scelta. In uno studio del 2014 della Syracuse University si è scoperto che solo un terzo dei minori non accompagnati aveva la rappresentanza legale.
Inoltre, il GAO nel rapporto denuncia che tali minori spesso non hanno accesso a servizi di prima necessità, come i pasti e l'accesso ai servizi igienici. Se non decidono di tornare a casa, i minori dovrebbero essere consegnato al Department of Health and Human Services entro 72 ore.
Il GAO ha fatto 12 raccomandazioni nella sua relazione, tra cui quella di pretendere che il DHS Department of Homeland Security garantisca, tramite passaggi standardizzati e documentati, che gli agenti della polizia di frontiera utilizzino le procedure adeguate per determinare se un immigrato vuole autonomamente scegliere di tornare nel proprio paese.
LEONARDO CAVALIERE
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