Report Fuggire o morire. Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l’Europa



Scappano da persecuzioni politiche e religiose, da dittature, per questioni economiche o per la coscrizione militare obbligatoria, ma anche da guerre civili. Viaggiano per circa 16 o 20 mesi in media, lunghi periodi in cui sono spesso vittime di torture o trattamenti crudeli e degradanti. Hanno pagato dai mille ai 5 mila euro per raggiungere l’Europa. Sono le storie dei migranti raccolte da Medici per i Diritti umani nelreport “Fuggire o morire. Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l’Europa”, attraverso le testimonianze di circa 500 migranti incontrati nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) per richiedenti asilo in provincia di Ragusa, nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in provincia di Catania e in vari insediamenti informali a Roma.
Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l'Europa



Giovani, uomini e in fuga da persecuzioni. Tra Roma e la Sicilia, la prima differenza riguarda le provenienze degli intervistati. Se in Sicilia il 91 per cento dei circa 100 richiedenti asilo intervistati proviene dall’Africa occidentale (36 per cento Nigeria, 28 per cento Gambia, 10 per cento Senegal), tra i 400 migranti assistiti a Roma sono gli eritrei a rappresentare la stragrande maggioranza: sono il 95 per cento, contro il 5 per cento di etiopi. L’età media dei migranti è bassa in tutti e due i casi: 26 anni per i migranti incontrati in Sicilia, 23 per quelli assistiti a Roma. Poche le donne, in entrambi i casi si tratta quasi sempre di uomini che tra le motivazioni della migrazione (per quelli incontrati in Sicilia) indicano la persecuzione politica (20 per cento), persecuzione religiosa (14), dispute per la proprietà della terra (12), conflitto con la legge (12), ragioni economiche (11), violenza familiare (10), guerra civile (5), persecuzione sessuale (4). Tra i migranti provenienti dal Corno d'Africa assistiti a Roma, invece, le principali cause della migrazione rilevate sono state la coscrizione militare obbligatoria e la persecuzione politica.

Fino a 20 mesi di viaggio per raggiungere l’Europa. Le rotte sono ormai note. Le principali sono due: “La maggior parte dei migranti intervistati in Sicilia proveniva dai paesi dell'Africa occidentale e aveva viaggiato attraverso il Niger e la Libia – spiega il report -. I migranti intervistati a Roma, provenivano invece dal Corno d'Africa, e avevano viaggiato dall’ Eritrea o dall’Etiopia attraverso il Sudan e la Libia. Quel che colpisce, però, sono i tempi necessari per raggiungere le coste italiane. “Il viaggio dall’ Eritrea all’ Italia dura in media 16 mesi con una permanenza media di 5 mesi in Libia – spiega il report -. Tutti i migranti intervistati nei centri di accoglienza in Sicilia sono partiti dalla costa libica. Prima di allora, sono stati costretti ad attraversare vari paesi del Sahel occidentale fermandosi lungo il percorso in piccole città. La durata media del viaggio dal Paese di origine all’Italia è di 22 mesi. La maggior parte dei migranti intervistati è partita tra il 2012 e il 2014 ed è arrivata in Italia alla fine del 2013 o 2014 (con l'eccezione di 4 persone che sono arrivate all'inizio del 2015)”. In tanti, infine, hanno raccontato di aver trascorso la maggior parte del tempo impiegato per raggiungere l’Italia in Libia.

Il viaggio attraverso “la strada per l'inferno”. Il costo del viaggio oscilla sensibilmente nelle testimonianze raccolte, ma non sempre è facile raccogliere informazioni in merito. “Per 56 dei 100 richiedenti asilo intervistati in Sicilia hanno dichiarato di non ricordare (o erano riluttanti a farlo) l'esatta somma di denaro pagata per il viaggio – spiega il report -, o che qualcun altro (ad esempio la famiglia/amici o altre persone incontrate lungo il cammino) ha pagato per loro, ma non sapevano quanto. In base ai dati forniti da 38 persone dell'Africa occidentale, il costo medio del viaggio sarebbe di circa 1.000 euro. Due immigrati dal Bangladesh e uno dal Pakistan invece hanno dichiarato di aver speso tra 4.500-5.000 euro, poiché la tariffa includeva anche il costo per il volo dal loro paese alla Libia”. Tra i 400 eritrei ed etiopi incontrati a Roma, invece, il costo medio è di circa 3.600 euro, di cui tra i 1.300 e 1.600 euro per attraversare il Mar Mediterraneo dalla Libia all'Italia. Un business che, secondo quanto riporta lo studio, finisce per attirare l’attenzione non solo dei trafficanti organizzati, ma anche dei non “professionisti”. “La rete del traffico è una catena a maglie lente – spiega il rapporto -, in cui anche un singolo individuo può inserirsi e sfruttare i migranti vulnerabili, attraverso sequestri, lavoro forzato o estorsione di denaro. Questi fattori rendono ancor più difficile il suo smantellamento”. Tra i trafficanti organizzati, invece, c’è una sorta di staffetta, stando a quanto raccontato dai migranti. “I richiedenti asilo provenienti dall'Africa occidentale hanno dichiarato di essere entrati in contatto con almeno due differenti tipi di trafficanti per raggiungere l'Italia – spiega lo studio -: uno responsabile di organizzare il viaggio da Agadez (Niger) verso la Libia e l’altro di organizzare il viaggio attraverso il Mar Mediterraneo”. Un viaggio attraverso il deserto non privo di pericoli e che, nei racconti, viene indicato come "la strada per l'inferno". Durante il tragitto, infatti, “i migranti hanno sofferto gravi privazioni di acqua e cibo, condizioni di caldo estremo e soprattutto sono stati testimoni della morte di altri migranti, a causa dell’ eccesso di velocità e della guida pericolosa, o della denutrizione o disidratazione. Una minoranza di loro ha riferito di essere stato picchiato dalla polizia ai posti di controllo”.

L’accoglienza in Ue tenga conto delle sofferenze dei migranti. Non è solo il Mediterraneo, quindi, il mare di sofferenza da attraversare. Nei lunghi mesi per trovare i soldi necessari a partire o per raggiungere le coste, i racconti delle torture, dei trattamenti degradanti e inumani segnano tutto il viaggio dei migranti. “Le testimonianze raccolte in Sicilia e a Roma – spiega il report - dimostrano che un numero molto elevato di migranti forzati giunti in Italia attraverso la Libia negli ultimi due anni,è costituito da potenziali vittime di traumi ripetuti (traumi pre-migratori e migratori), in cui i sintomi fisici e psicologici sono interconnessi”. Per questo, spiega Medu, i sistemi di accoglienza in Italia e in Europa “devono necessariamente tenere in considerazione le molteplici vulnerabilità dei richiedenti asilo che hanno affrontato il viaggio dal momento che tali fattori permangono anche dopo l’arrivo – si legge nel report -. Modelli di accoglienza basati su macro-strutture come, ad esempio il Cara di Mineo, che ospitano tra le 3 e le 4 mila persone, non consentono concrete opportunità di integrazione con il territorio circostante e le caratteristiche stesse delle strutture rappresentano spesso fattori di rischio per l’insorgere o l’aggravarsi della sofferenza psicologica. Una persona sopravissuta a tortura o vittima di trattamenti inumani e degradanti, costretta a vivere in condizioni di sovraffollamento, senza alcuna opportunità concreta di inclusione sociale, obbligata ad aspettare fino a 18 mesi per completare la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, è ancora più a rischio di sviluppare sintomi psicologici o psichiatrici connessi con il trauma che ha vissuto”. (ga) Redattore Sociale


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