2° Rapporto sulla protezione internazionale in Italia

Il 2° Rapporto sulla protezione internazionale in Italia è frutto del lavoro collaborativo di ANCI, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes (con Vie di fuga) e SPRAR in collaborazione con l’UNHCR.
Dal rapporto emerge che a livello globale «meno del 10% dei rifugiati arriva in Europa, e di questi meno del 3% arriva in Italia, ovvero meno del 3 per mille del totale…» tranquilli nessuna invasione, proprio basandosi su questi numeri, abbiamo l'ennesima conferma che parlare di emergenza o invasione è sbagliato.
Per la sua completezza di visione e per la mole di dati certi e comparati, il 2° Rapporto sulla protezione internazionale in Italia rappresenta una ricerca approfondita che si pone l’obiettivo di sgombrare il campo da approssimazioni e luoghi comuni sul fenomeno dei migranti forzati e dei rifugiati, permettendo una lettura più completa e obiettiva dello scenario internazionale, europeo ed italiano.



«Emergono così piccole e grandi verità  che possono contribuire a una lettura più puntuale del fenomeno e fornire elementi di analisi e proposte al vivace dibattito pubblico sul tema. Se è vero, ad esempio, che i rifugiati in gran parte provengono dai Paesi in via di sviluppo, è anche vero che altri Paesi in via di sviluppo accolgono l’86% del totale dei rifugiati. Meno del 10% arriva in Europa, e di questi meno del 3% arriva in Italia, ovvero meno del 3 per mille del totale.



Un dato che emerge dal rapporto è che sono state accettate solo la metà delle 25mila domande di protezione internazionale presentate nel nostro paese da gennaio a maggio 2015 su un totale di 121.500  migranti giunti sulle coste italiane. La quasi totalità delle domande è stata presentata da uomini, il 90%, e la maggioranza sono Nigeriani, Gambiani e Senegalesi, ma tra i primi 10 paesi per richiesta di asilo spicca l'Ucraina che nel 2014 aveva poco più di 2.000 richiedenti asilo, invece, nel 2015 lo stesso numero è stato raggiunto nei soli primi cinque mesi 2015. In generale, rispetto alla nazionalità dei circa 121.500 profughi giunti sulle nostre coste nel 2015, la maggior parte sono eritrei, nigeriani, somali, sudanesi e siriani.


Nei primi cinque mesi del 2015 la percentuale di coloro a cui è stata riconosciuta almeno una forma di protezione internazionale (50 per cento) è nettamente inferiore a quella rilevata nel 2014 (60 per cento) mentre, proporzionalmente, aumentano le decisioni di diniego (47 per cento).

I minori stranieri non accompagnati che nel 2014 hanno presentato domanda di protezione internazionale sono stati 2.584, un numero tre volte superiore a quello rilevato nel 2013 quando le domande sono state 805.



"Una caratteristica particolarmente dura e preoccupante dell'attuale crisi dei rifugiati è l'importante numero di minori non accompagnati tra i richiedenti asilo", scrive l'Ocse nel rapporto presentato oggi a Parigi. "La responsabilità di queste persone - prosegue l'organizzazione per la cooperazione economica e sociale - ricade sugli Stati, spesso sui comuni nei quali vengono identificati". Secondo l'Ocse, nel 2014, i minori non accompagnati che hanno presentato una richiesta d'asilo sono "stati 24mila, circa il 4% dell'insieme dei richiedenti asilo nell'Unione europea". Ma "non tutti i minori non accompagnati finiscono nel sistema d'asilo - avverte l'Ocse - in Italia, per esempio, dei 10.500 assistiti dallo Stato nel 2014 solo il 24% ha presentato una richiesta d'asilo".

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