Accogliere
Minori stranieri non accompagnati significa restituire loro il diritto all’
infanzia di cui sono stati privati.Con l’approvazione della Legge Zampa,
l’Italia è stato il primo paese Europeo a dotarsi di un Sistema di Accoglienza
organico in materia. Essa ci ha attribuito il merito di rafforzare le forme di
tutela a favore di questi “Bambini” rivendicando il loro stato naturale prima
ancora di considerarli migranti. Nel nostro Paese ad oggi sono presenti circa 8.342
minori stranieri, giunti soli e senza figure di riferimento, un numero che dopo
l’emergenza immigrazione vissuta nel 2011 resta ancora alto. La maggior parte
dei minori registrati ha un’ età particolarmente vulnerabile, dai 15 ai 17
anni. Molti provengono da regioni remote dell’Africa e nel corso del viaggio hanno
rischiato la vita subendo violenze fisiche e psicologiche, torture e schiavitù,
nel migliore dei casi hanno assistito passivamente a scene di forte brutalità.
Ma sono presenti anche minori provenienti dall’Albania,Egitto,Afghanistan e
dalla Siria. Si riscontrano poi circa 4.324 minori irreperibili,ossia minori
stranieri soli per i quali le autorità hanno segnalato un’ allontanamento dai
circuiti di accoglienza e protezione esponendosi a forti rischi.
Ad
un primo sguardo si evince come la Legge Zampa ribadisce con forza il principio di inespellibilità dei
minori stranieri,confermando una giurisprudenza da sempre di favore nei
confronti dei minori vigente nel nostro paese,(principio che ricordiamo essere
già sancito a livello internazionale dalla Convenzione del Fanciullo e a
livello nazionale dall’art.19 T.U. dell’Immigrazione)ma soprattutto come
accennato, ha reso possibile un’ applicazione uniforme per l’accoglienza su
tutto il territorio nazionale. La legge nasce dalle esigenze di superare un
modus operandi basato sulla logica dell’emergenzialità e di pensare ad un
sistema di presa in carico mirato,che tenga presente delle necessità di uno dei
segmenti più vulnerabile dei flussi migratori. Sino al 2017, in assenza di una
normativa specifica i msna, erano protetti attraverso la stessa legge che
regola i casi dei minori abbandonati, con il risultato che le autorità
soffrivano della mancanza di strumenti legali e amministrativi per venire
incontro in maniera concreta alle reali esigenze che connotano la condizione di
questi bambini.Le novità più importanti introdotte sono molteplici e nello specifico
possono essere riassunte in vari punti :
·
Strutture dedicate alla prima
accoglienza e all’identificazione
in cui il tempo di permanenza è stato ridotto da 60 a 30 giorni per poi
procedere con il trasferimento in centri di seconda accoglienza . In passato i
minori erano identificati all’interno dei cd. Hotspot , centri dove erano
presenti anche adulti con alti rischi per i bambini.
·
Standard omogenei per
l’accertamento dell’età e l’identificazione con la presenza di un mediatore culturale durante visite e colloqui, creando cosi una procedura uniforme a livello nazionale.
·
Il
diritto alla salute e all’istruzione,
con misure che superano gli impedimenti burocratici che precedentemente non
consentivano ai minori soli di goderne a pieno ed effettivamente. A tal
proposito la legge infatti prevede da un lato – per quanto concerne il diritto
alla salute – l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale anche in assenza di
nomina del tutore e dall’altro – per quanto concerne il diritto all’istruzione
– l’attivazione di specifiche convenzioni per l’apprendistato e la possibilità
di acquisire i titoli conclusivi dei corsi di studio anche quando, al
compimento della maggiore età, non si possegga più un permesso di soggiorno.
Viene inoltre prevista la possibilità di supportare il neomaggiorenne fino ai
21 anni di età qualora questo necessiti di un percorso più lungo di integrazione.
In particolare,la legge Zampa promuove lo strumento dell’affido
familiare come strada prioritaria di accoglienza dei msna rispetto alla
permanenza all’interno delle strutture, attribuendo cosi un ruolo fondamentale
agli enti locali che hanno il compito di favorire e sensibilizzare le famiglie
affidatarie. In termini generali,l’affido rappresenta una delle possibili
risposte al diritto di ogni bambino di crescere in famiglia, la quale si
propone come luogo di normalità e di affettività dove poter costruire la
propria identità. Proprio per questo si parla di via prioritaria di
accoglienza. Sulla base di quanto già sperimentato
in altri contesti, è stato dimostrato che i msna che alloggiano presso famiglie
hanno maggiori possibilità di integrarsi realmente nel nuovo contesto di vita
uscendo dall’isolamento socio- culturale, frequentano regolarmente la scuola e
con maggiore successo, perché supportati ed incoraggiati da figure adulte, mostrano
un più veloce apprendimento della lingua ed adattamento alla nuova cultura. Inoltre
non bisogna sottovalutare anche il risparmio di risorse pubbliche per le
istituzioni che la promozione di questo tipo di intervento comporta.Secondo
quanto riportato dai dati infatti un minore accolto in famiglia costerebbe molto
meno rispetto che all’interno di una comunità. Questo strumento tuttavia nel
caso di msna deve essere attuato secondo una progettualità specifica, è
necessario ricordare che si ha a che fare con ragazzi adolescenti, spesso
vicini alla maggiore età, per cui uno degli scopi principali verso cui deve
tendere l’intervento è quello della promozione dell’autonomia e della
ricostruzione del progetto di vita. La
famiglia ospitante deve sapere che l’affidamento di un msna è complesso e che il
suo compito specifico oltre a garantire un ambiente idoneo al suo sviluppo, è
quello di facilitare la conoscenza del contesto sociale di accoglienza e
l’integrazione sul territorio, favorendo la realizzazione del singolo.
Tra
le raccomandazioni e le indicazioni operative suggerite, c’è la preparazione
delle famiglie attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere presenti
sul territorio e l’organizzazione di percorsi specifici di formazione e
sensibilizzazione che riguardino anche la storia del paese di origine, le usanze
e le abitudini. Ciò che connota l’affidamento dei msna rispetto alla tipologia
di intervento classico è il fatto che lo scopo ultimo non è quello di attivare
competenze genitoriali bensi’ quello di garantire il diritto del minore a
crescere all’interno di relazioni familiari solide, in un contesto
amorevole,attento alle esigenze del singolo. Non si opera dunque parallelamente
sulla famiglia di origine, su di essa non vengono attivati progetti di
intervento/recupero perché assente o lontana, in taluni casi essa rappresenta
addirittura un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi progettuali
soprattutto quando si presenta come una “famiglia obbligante” divenendo un
fattore di stress per il ragazzo.
La
caratteristica principale che renda una famiglia affidataria come una famiglia
adeguata rispetto alla sfida dell’accoglienza di un msna è il possesso di
quello che lo studioso Hagan definisce come “competenza culturale”. Essa corrisponde alla capacità di massimizzare
la sensibilità e minimizzare l’insensibilità al servizio di comunità
culturalmente diverse.Non è importante che gli operatori sociali e le famiglie
affidatarie posseggano particolari conoscenze sulla cultura delle persone
rispetto alle quali sono al servizio , ma è essenziale che si avvicinino alle
persone culturalmente diverse con rispetto e volontà di imparare.
Se
l’affido familiare rappresenta,per la condizione dei msna, l’intervento che più
si addice nel perseguimento del cd The
best interest del minore, è pur vero che sino al febbraio del 2019 solo il
3% di essi ha potuto beneficiare della misura.Il principale ostacolo è dato dal
reperimento di famiglie affidatarie adeguate alla specifica tipologia di
utenza. Mancano risorse umane.Accade spesso poi che il livello di aspettative
sia alto rispetto alla realtà, e le famiglie non riescono a gestire ragazzi che
sono adolescenti adultizzati, in relazione alle esperienze di vita vissute.A
differenza delle comunità, gli affidatari non sono professionalmente formati,
ma soprattutto non sono abbastanza supportati dalla rete nelle difficoltà che
incontrano.Altra problematica riguarda la volontà dei minori.Elemento
essenziale è il consenso dei minori nell’essere accolti in nuove famiglie. E’
stato riscontrato che questi ragazzi preferiscono restare in comunità e cio’
per un duplice motivo. Da un lato vi è il legame con le proprie origini, la
paura di dimenticare la propria cultura o doversi adattare per forza a nuove
abitudini imposte, dall’altro vi è la sfiducia generale che nutrono nelle
figure adulte di riferimento.La maggior parte cosi resta in case famiglia, o al
massimo viene collocato, liddove vi sia la possibilità, in gruppi appartamento
con propri connazionali.Secondo le statistiche , la maggior parte degli affidi
famigliari di msna sono stati sperimentati soprattutto al Sud rispetto che in
altre Regioni. Si rende cosi necessario ,affinchè la misura possa decollare,
lavorare sui livelli di sussidiarietà orizzontale e verticale , investire sulla
formazione e sulla sensibilizzazione, soprattutto in tempi come questi
difficili, dove a prevalere è una cultura di massa della distanza e della poco
apertura alla diversità.Restituire un futuro dignitoso a questi ragazzi
rappresenta una responsabilità diffusa a tutti i livelli della nostra società,
soprattutto in un contesto di emergenza non più dettato da numerosi arrivi
bensi’ dalla diffusione di una dottrina dell’odio.Quando si è di fronte agli
occhi di un ragazzino straniero bisognerebbe pensare che egli sia un dono,
magari portato dal vento, ed adoperarsi per prendersene cura riconoscendone il
suo valore.La Legge Zampa rappresenta la soglia di inizio di un cambiamento, di
una presa di coscienza, ora c’è bisogno di adoperarsi affinchè possa effettivamente
concretizzarsi. Ciò rappresenterebbe una speranza oltre che un insegnamento
importante per i nostri figli.
Floriana
Ciotola
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