Nel corso di quest’ultimo periodo, i MSNA hanno assunto una rilevanza crescente all’interno dei flussi in arrivo in Italia, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche rispetto alle sfide che hanno posto al sistema di accoglienza. Nonostante la diminuzione degli arrivi e la ridotta presenza di MSNA sul territorio siciliano rispetto al passato, la qualità dei servizi offerti da parte dei comuni e dei centri di accoglienza non risulta essere migliorata, in quanto si continuano a riscontrare ritardi, carenze, violazioni e prassi illegittime.
Il presente lavoro fa riferimento alla situazione rilevata prima che scoppiasse la pandemia da Covid-19, la quale ha travolto ogni settore delle nostre vite, comprese quelle dei migranti presenti in Italia. Relativamente alla situazione dei MSNA, durante il periodo di lockdown fino a quello attuale, abbiamo rilevato che tutte le criticità descritte nel Rapporto, si sono acutizzate ed amplificate. I MSNA che arrivano in Italia in questo periodo vengono ristretti in strutture emergenziali utilizzate per il periodo di quarantena, in promiscuità con gli adulti e con tempi di permanenza che superano quelli previsti dai protocolli sanitari. Ciò accade perché tali strutture non sono idonee a questo tipo di profilassi e il sovraffollamento non permette che l’isolamento sanitario venga attuato in maniera corretta. Inoltre, il clima all’interno di queste strutture è stato - e nel momento in cui si scrive continua ad essere - caratterizzato da forti tensioni che sfociano anche in proteste, allontanamenti ed interventi delle forze dell’ordine incaricate di presidiare le strutture.
Ma le criticità rilevate in questi ultimi mesi riguardano anche la quotidianità nei centri per MSNA, in cui i precari equilibri descritti nel presente Rapporto sono del tutto saltati: procedure amministrative e processi di inserimento socio lavorativo risultano interrotti ed in molti casi cessati, i percorsi scolastici sono stati annullati, si sono registrati trasferimenti repentini e conseguenti sradicamenti. In molte strutture si è proceduto ad un confinamento che non è stato accompagnato dalla presenza costante di operatori, in assenza di spiegazioni chiare su quanto stava accadendo e sulle misure adottate e da adottare, con un crescente disagio tra i minori. Un altro rilevante dato riscontrato riguarda le difficoltà che i neomaggiorenni in uscita dai centri incontrano nella ricerca di un idoneo inserimento abitativo e socio lavorativo.
Metodo di ricerca
Da un punto di vista metodologico, il Rapporto si basa sulla rilevazione di dati qualitativi integrati con le informazioni quantitative ufficiali (Ministero dell’Interno, Tribunali per i Minorenni e Servizi Sociali), al fine di restituire un quadro completo del fenomeno, analizzato ed in linea con la tipologia di monitoraggio che Borderline Sicilia pratica da anni: un metodo di ricerca misto, capace di leggere simultaneamente le statistiche e i numeri ufficiali con le storie di vita e le testimonianze dirette delle persone protagoniste di queste esperienze.
Kawsu, 19 anni, Gambia
Arrivato a Pozzallo nel 2016, trascorre quattro mesi in un centro di prima accoglienza, nonostante abbia subito denunciato di aver subìto abusi sessuali. Nel centro si trova a convivere con ragazzi che lo insultano a causa della sua omosessualità. Finalmente viene trasferito in un centro di seconda accoglienza a Marsala, dove ottiene un permesso di soggiorno, ma non viene avviato ad un percorso scolastico. Kawsu si allontana spesso dal centro per andare a lavorare in campagna, ma nessuno degli operatori se ne interessa. Nel frattempo, a causa di problemi economici, il centro di seconda accoglienza chiude e Kawsu - senza alcun preavviso - viene trasferito in una comunità in provincia di Siracusa, sradicato dall’unico contesto che conosceva. Così decide di andare a vivere nei ghetti in campagna tra Marsala e Campobello di Mazara, dove lo abbiamo incontrato. Kawsu è costretto a lavorare per mantenere i suoi 5 fratelli rimasti in Gambia. È consapevole che vivendo per strada rischia di perdere tutto, ma sostiene che vivere nelle comunità non è servito a niente, quindi preferisce essere invisibile ma almeno avere qualche euro in tasca.
Linee di analisi
I profili giuridici, sociali ed educativi sono le linee di analisi con cui Bordeline Sicilia ha esaminato i dati e le informazioni raccolte sul campo, cercando di restituire la complessità dei percorsi sociali e amministrativi dei MSNA in Sicilia.
Rispetto al percorso amministrativo, la ricerca si focalizza sulle tipologie di permessi di soggiorno rilasciati ai MSNA, sui cambiamenti avvenuti a seguito dell’introduzione del cd. Decreto Sicurezza che ha abolito il permesso di soggiorno per motivi umanitari, rilevando tempistiche e modalità penalizzanti di accesso alle procedure e sottolineando le problematiche legate al raggiungimento della maggiore età. Il Rapporto verifica, inoltre, l’effettiva applicazione di alcune delle misure di tutela riguardanti i MSNA volute dalla legge Zampa: l’approccio multidisciplinare volto alla verifica dell’accertamento dell’età, il ruolo del tutore volontario e le prassi relative al prosieguo amministrativo.
Vengono inoltre esaminati i contesti di accoglienza dei minori: la scarsa o assente offerta socio-educativa, la difficoltà di un reale inserimento lavorativo, l’assistenzialismo che si sovrappone all’efficacia delle misure di interazione con il tessuto sociale attraverso l’infantilizzazione dei minori in procinto di raggiungere la maggiore età, l’inadeguatezza dei servizi dedicati a fronte dei profili socio-psicologici che il minore presenta.
L’analisi del numero di presenze di MSNA in Sicilia rispetto a quelli delle altre ragioni ha evidenziato che la maggior parte dei minori che ha compiuto 18 anni nel 2019 si trovava in Sicilia, facendo emergere l’esigenza di prevedere un particolare focus sul monitoraggio della condizione dei neomaggiorenni e sulla effettività di inserimento nel tessuto socio lavorativo al quale erano stati avviati da minori.
Criticità
A più di tre anni dalla sua entrata in vigore, le norme introdotte dalla legge Zampa appaiono ancora disattese sotto diversi punti di vista e risultano ancora in vigore prassi radicate che violano i principi cardine posti a fondamento della riforma del 2017. Non tutte le aziende sanitarie provinciali si sono dotate di un’equipe multidisciplinare per l’accertamento dell’età. Soltanto i minori che godono di un’effettiva presa in carico da parte delle figure di prossimità (tutore, Servizi Sociali, ente gestore) possono beneficiare del prosieguo amministrativo, istituto che garantisce al MSNA di portare a termine dopo il compimento dei 18 anni il percorso di autonomia intrapreso. La formazione di base sufficiente all’iscrizione negli elenchi dei tutori volontari non permette a chi ricopre tale ufficio di acquisire le competenze necessarie per accompagnare adeguatamente il MSNA nel processo di inserimento nel tessuto sociale e nelle procedure amministrative (rilascio e conversione del permesso di soggiorno, iscrizione scolastica e al SSN).
Il percorso amministrativo dei MSNA è reso difficoltoso da numerose prassi illegittime - che spesso variano da provincia a provincia - poste in essere dalla Pubblica Amministrazione. Spesso l’iter per il rilascio del permesso di soggiorno per minore età e per la sua conversione diventa un percorso ad ostacoli a causa della richiesta di documenti non previsti dalla legge.
Il sistema di presa in carico e tutela dei MSNA, che coinvolge diversi attori istituzionali, non risulta capace di monitorare le strutture di accoglienza in modo effettivo ed efficace a causa della frammentazione delle competenze a livello locale e centrale, e che variano a seconda della tipologia di centro di accoglienza.
Gli enti gestori delle strutture di accoglienza, anche a causa del taglio e dei ritardi nell’erogazione dei fondi, non dispongono di figure professionali qualificate (operatori legali, mediatori linguistico-culturali, psicologi) per l’erogazione dei servizi per i minori. Ciò impedisce che i percorsi di inserimento socio lavorativo programmati per ciascun minore vengano realmente avviati o portati a compimento. Inoltre, in Sicilia le borse lavoro e le altre forme di tirocini formativi retribuiti o rimborsati sono troppo spesso utilizzate da parte delle aziende - a volte con la connivenza dell’ente gestore del centro - come escamotage per impiegare manodopera a basso costo, anziché come reale occasione di inserimento lavorativo del minore o del neomaggiorenne.
Molti dei centri di accoglienza per MSNA hanno sede fuori dalle aree urbane, acuendo le difficoltà nell’accesso ai servizi di alfabetizzazione e istruzione (CPIA), di formazione (scuola media superiore) o di inserimento lavorativo che garantiscano al minore l’iscrizione ai corsi, la continuità della frequenza e l’accesso al mondo del lavoro.
Il clima di intolleranza e razzismo che le politiche dei governi ha contribuito a diffondere colpisce tutti gli stranieri presenti in Italia, e la discriminazione - da parte delle istituzioni o del comune cittadino - non si ferma nemmeno di fronte ai minori. Anche in Sicilia si registra un forte aumento di casi di razzismo, di discriminazione e di odio razziale verso stranieri e migranti nel corso del 2019. A Messina, per esempio, si verificano frequenti episodi di razzismo nei confronti dei ragazzi che si spostano dalle strutture di accoglienza per recarsi a scuola o nel centro cittadino.
Mamadou, 17 anni, Senegal
Mamadou appare come un ragazzo piccolo e timido. Arrivato a Pozzallo nel 2014, si è dichiarato maggiorenne perché totalmente inconsapevole della sua reale età anagrafica (11 anni). Mamadou, in Senegal, non aveva mai frequentato la scuola ed era stato vittima di violenze e abusi domestici che gli avevano provocato dei gravi danni all’udito. Nonostante il suo aspetto fisico palesemente infantile e nonostante la Commissione Territoriale di Siracusa gli avesse chiesto il consenso per procedere all’accertamento dell’età, tale esame non è mai stato espletato. Mamadou, nel frattempo, viene ospitato in un CAS per adulti e poi trasferito in un centro SPRAR, senza che nessun operatore si sia mai posto dubbi sull’effettiva età del ragazzo. Soltanto una persona conosciuta fuori dalla struttura di accoglienza si è interessata, ponendo dubbi sulla sua maggiore età ed aiutandolo a reperire il certificato di nascita, tramite l’ambasciata senegalese, dal quale è emerso che Mamadou era ancora sedicenne. Dopo la segnalazione alla Procura del Tribunale per i minorenni di Catania, adesso Mamadou vive in un centro per minori ed è seguito da un tutore e dai ServiziSociali.
Conclusioni e raccomandazioni
Il presente Rapporto mostra come il complesso di criticità rilevato impedisce il pieno esercizio dei diritti dei minori, nonché la loro partecipazione alla vita pubblica come cittadini.
In linea con numerosi studi e monitoraggi condotti negli ultimi anni, dal Rapporto emerge come attualmente persiste un sistema di accoglienza che trascura diritti, bisogni e prospettive dei MSNA che abbandonano i paesi di origine per fuggire da deprivazioni economiche, sociali e culturali, e che, giunti in Italia, corrono il rischio di imbattersi in analoghe mancanze.
Borderline Sicilia, pertanto, raccomanda alle autorità competenti:
di aggiornare le procedure in atto presso le Pubbliche Amministrazioni in ottemperanza alle linee guida della legge Zampa, con particolare riferimento all’affido familiare, e di facilitare lo svolgimento delle funzioni dei tutori volontari, attraverso la previsione di una formazione continua;
il ricorso al prosieguo amministrativo in tutti i casi in cui il minore è stato avviato all’inserimento scolastico o lavorativo dopo il compimento di 16 anni;
una centralizzazione della cabina di regia del sistema di accoglienza dei MSNA che uniformi le responsabilità istituzionali, con riferimento a qualsiasi tipologia di centro di accoglienza, e il potenziamento delle funzioni del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, al quale dovrebbe essere affidato il monitoraggio delle misure di accoglienza e di tutela adottate nell’interesse del minore;
la previsione di criteri più selettivi nell’affidamento della gestione dell’accoglienza;
l’apertura dei centri di accoglienza presso località in cui siano fruibili i servizi essenziali ai MSNA per facilitare la costruzione di percorsi integrati di formazione e inserimento lavorativo, necessari per accompagnare i minori verso l’autonomia;
il rafforzamento dell’organico dei Servizi Sociali presso gli enti locali, in rapporto al numero di MSNA che possono essere accolti sul territorio comunale;
l’adozione di misure di prevenzione volte a sensibilizzare i giovani contro ogni forma di razzismo e discriminazione, nonché la creazione di osservatori locali sull’effettività dell’accesso ai servizi essenziali e ai diritti fondamentali (alloggio, lavoro, scuola, assistenza sanitaria) da parte dei MSNA e dei neomaggiorenni.
La disamina delle criticità del sistema di tutela del MSNA svolta nel Rapporto mette in luce come l’abbandono dei percorsi di protezione sia una conseguenza diretta delle carenze strutturali del sistema di accoglienza e di protezione. La caduta nei circuiti della criminalità e dello sfruttamento lavorativo e sessuale ne rappresenta spesso il tragico epilogo, contestualmente alla fine delle aspirazioni progettuali del minore che lo avevano determinato ad intraprendere il proprio percorso migratorio.
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