I minori stranieri non accompagnati sono agenti attivi di cambiamento, non solo soggetti destinatari di policy e servizi. È questo che chiedono per loro i minorenni stranieri non accompagnati ospiti nei centri di accoglienza in Italia.
Presentato, questa mattina, 9 luglio, al Museo dell’Ara Pacis, il rapporto di Garante per l'infanzia e Unhcr dedicato ai giovani ospiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.“Ascolto e partecipazione sono stati gli assi su cui è stato sviluppato il ricco e articolato piano di lavoro realizzato in questi due anni con Unhcr”: lo ha sottolineato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano.
22 le strutture coinvolte, dislocate in 11 regioni, per un totale di 203 minori rifugiati; 17 anni l’età media e 22 le nazionalità di provenienza. L’80% degli adolescenti che hanno preso parte al progetto denuncia la carenza di informazioni sulle attività di orientamento e sul funzionamento della commissione territoriale; spesso a mancare è la figura del mediatore culturale. Circa la metà, poi, rileva l’assenza di adeguate attività di socializzazione, fattore che comporta la forte percezione di isolamento rispetto all’esterno. Ancora, il rapporto informa che 7 giovani rifugiati su 10 dichiarano di avere subìto forme di intolleranza e pregiudizio mentre 1 su 4 ha detto di non essersi sentito coinvolto nelle scelte relative al proprio percorso legale e che la permanenza nei centri di prima accoglienza si è protratta ben oltre i 30 giorni fissati quale tempo massimo dalla legge.
“Quasi la metà della popolazione rifugiata nel mondo è costituita da bambini, molti dei quali trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa – ha dichiarato Carlotta Sami -. È molto importante collaborare con i minori stessi per garantire loro protezione, rafforzando i meccanismi di partecipazione attiva nelle decisioni che li riguardano, anche attraverso la collaborazione con le autorità nazionali come Agia”.
«Alla luce dei risultati della ricerca svolta – ha illustrato il referente Unhcr per l’indagine Roberto Lucarella – nel corso del 2018 sono stati creati maggiori spazi di cittadinanza e luoghi di informazione» mediante la somministrazione «di interventi di sperimentazione, sia informali che strutturati, mirati a favorire il coinvolgimento e l’inclusione sociale». Si è operato «con focus groups realizzati con cadenza quindicinale per tre mesi presso i centri di prima accoglienza di Firenze, Pescara e Roma, favorendo la comunicazione interculturale e strutturando un percorso informativo di stampo legale e amministrativo». Una delle attività che ha portato più frutto è stato il laboratorio di fotografia perché «ha in molti casi valorizzato le doti dei ragazzi – ancora Lucarella – e soprattutto ha visto la realizzazione di una mostra che dà loro volto e voce».
L’esposizione è stata ospitata dal 19 giugno, e avrà termine questa sera, proprio negli spazi del museo dell’Ara Pacis.
«È sicuramente importante attribuire un volto ai giovani rifugiati – ha evidenziato Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa -; dei più di 20 milioni di persone in fuga nel 2018 per guerre e persecuzioni, 1 su 2 sono bambini e adolescenti, e molti di loro arrivano da soli» con una storia e «un progetto di vita carico di aspettative, rispetto al quale il diritto all’ascolto e alla partecipazione è elemento cardine imprescindibile». Agire offrendo loro protezione «equivale a restituire la dignità di persona cui spetta il godimento dei diritti fondamentali – ha aggiunto Sami -, mettendoli nelle condizioni di capire il loro percorso di accoglienza per poterlo gestire con consapevolezza e favorendo l’incontro arricchente tra pari, per dare spazio alla loro storia». Anche la presidente del Tribunale dei Minori di Roma Alida Montaldi ha sottolineato quanto «i giovani rifugiati abbiano da narrare e da dare, portando così quella ricchezza umana che tramite la formula dell’affido più di 300 cittadini della Capitale e del Lazio nell’ultimo anno si sono resi disponibili ad accogliere, con grande motivazione».
«È sicuramente importante attribuire un volto ai giovani rifugiati – ha evidenziato Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa -; dei più di 20 milioni di persone in fuga nel 2018 per guerre e persecuzioni, 1 su 2 sono bambini e adolescenti, e molti di loro arrivano da soli» con una storia e «un progetto di vita carico di aspettative, rispetto al quale il diritto all’ascolto e alla partecipazione è elemento cardine imprescindibile». Agire offrendo loro protezione «equivale a restituire la dignità di persona cui spetta il godimento dei diritti fondamentali – ha aggiunto Sami -, mettendoli nelle condizioni di capire il loro percorso di accoglienza per poterlo gestire con consapevolezza e favorendo l’incontro arricchente tra pari, per dare spazio alla loro storia». Anche la presidente del Tribunale dei Minori di Roma Alida Montaldi ha sottolineato quanto «i giovani rifugiati abbiano da narrare e da dare, portando così quella ricchezza umana che tramite la formula dell’affido più di 300 cittadini della Capitale e del Lazio nell’ultimo anno si sono resi disponibili ad accogliere, con grande motivazione».
Leonardo Cavaliere
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I Minori Stranieri non Accompagnati
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