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Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizione tra essere minori, e quindi protetti dal diritto internazionale in quanto tali, ed essere anche migranti, sottoposti alle leggi nazionali in tema di immigrazione.
Il nodo da sciogliere é al livello degli stati nazionali che optano per lo ‘status’ di migranti, trascinandoli spesso nel limbo dell’incertezza.
Con una panoramica cerchiamo di vedere chi sono, quanti sono e da dove vengono.

Minori in Transito.
Almeno 300.000 bambini non accompagnati e separati sono stati registrati in circa 80 paesi nel 2015-2016, piu di 66.000 rispetto al 2011, (UNICEF, maggio 2017). Circa 200.000 bambini non accompagnati e separati hanno chiesto l'asilo nel 2015 e nel 2016 in circa 80 paesi secondo i dati disponibili, mentre circa 100.000 sono stati arrestati al confine tra Messico e Stati Uniti nello stesso periodo. Insieme, questi numeri - 300.000 bambini - mostrano un aumento drammatico, rispetto ai 66.000 registrati nel 2010-2011.
Il numero di minori non accompagnati che cercano di raggiungere l'Europa in barca è raddoppiato nell'ultimo anno, con migliaia di persone che tentano l'attraversamento del Mediterraneo ogni mese. Più di 25.000 giovani - nove su dieci di loro non accompagnati – hanno fatto il drammatico viaggio nel 2016.
Secondo il Rapporto di IOM ed UNICEF 11.000 immigrati adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni) sono stati oggetto dell'indagine “Displacement Tracking Matrix Flow Monitoring Surveys” (Settembre 2017). La storia che emerge dai dati conferma la tragedia che gli adolescenti pagano un prezzo elevato per un sogno di una vita migliore.

Ma chi sono i minori migranti non accompagnati? Secondo la ‘Qualification Directive’ dell’Unione Europea:“minore migrante non accompagnato e’ un Non-UE o stateless persona al di sotto di 18 anni che arriva nel territorio di uno stato membro senza l’accompagnamento di nessuno dei genitori o di un adulto responsabile per lei/lui, incluso coloro che incorrono nello stato di essere “non-accompagnati”  dopo essere entrati nel territorio di uno degli stati dell’Unione Europea.

Il 2015 e’ stato l’anno chiave per la migrazione nel Mediterraneo. Più di un milione di persone hanno raggiunto l'Italia e la Grecia via mare. La maggior parte di essi sono giovani uomini e donne, tra cui 250.000 bambini. Secondo i dati dell'UNHCR/IOM, la Grecia ha ricevuto il 94% dei minori migranti che sono arrivati ​​in barca, mentre un gruppo molto più piccolo è arrivato in Italia, circa 16.500 minori. Mentre solo il 10% dei minori migranti  è arrivato in Grecia senza genitori o tutori secondo una stima dell'UNHCR, in Italia i bambini non accompagnati sono stati la stragrande maggioranza (75%) di coloro che hanno fatto il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. Uno sguardo più attento ai dati sugli arrivi in ​​Italia e in Grecia mostra notevoli differenze in termini di paesi di origine tra i percorsi, ma mostra anche variazioni in termini di viaggi (cioè accompagnati o non accompagnati) all'interno di una determinata rotta. La stragrande maggioranza dei minori provenienti dall'Egitto (98%) e dal Gambia (96%) si sono imbarcati da soli nel pericoloso attraversamento del mare dal Nord Africa, mentre i giovani siriani hanno viaggiato in gran parte con un genitore o un tutore. In Grecia, i siriani e gli afghani sono i più grandi gruppi nazionali, ma mentre i siriani hanno più probabilità di viaggiare con qualcuno responsabile di loro, questo non avviene per i minori afghani.

Grecia
Italia
tot
tot
820.000
150.000
Minori
Minori
133.500
16.500

La percentuale dei minori non accompagnati arrivati in Italia è salita al 92%  nel 2016 ed e’ rimasto a questo livello nei primi due mesi del 2017. La maggior parte di questi bambini provenivano da Eritrea, dalla Gambia, dalla Nigeria, dall'Egitto e dalla Guinea.
Queste sono le tre rotte principali del mar Mediterraneo:
1.    East Mediterranean Route (EMR): la Grecia come punto di arrivo, gli immigranti che la intraprendono provengono dalla Siria, dall’Afganistan, dal Bangladesh, dal Pakistan e le altre rotte asiatiche.
2.    Centre Mediterranean Route (CMR) : l’Italia come paese di approdo, gli immigranti provengono soprattutto dall’Africa via Libia. Tutti i paesi sub sahariani piu il Magherb.
3.    West Mediterranean Route (WMR): la Spagna come paese di arrio, sia via terra per la localizzazione delle enclaes di Ceuta e Melilla nel territorio del Regno del Marocco, sia via mare con la destinazione delle coste dell’Ándalusia. La provenienza é soprattutto marocchina ed algerina, pero´come la geografia all’interno del continente africano é in continuo divenire, sempre piu´sono presenti le nazionalitá dellÁfrica sub sahariana occidentale, come Mauritania, Senegal e Mali.
La rotta CMR e’ la piu’ frequentata, delle tre la piu pericolosa, per il rischio di sfruttamento e per la mortalita’.

2. Profilo giuridico:
Il concetto di protezione del minore che emigra è parte della nostra definizione di famiglia, del senso dell'unità del gruppo, del diritto univoco e inviolabile, del nucleo protettivo ancestrale e da qui comincia il nostro sgomento di fronte alla vulnerabilità dei bambini che arrivano da soli nei nostri paesi.
La protezione del minore che emigra si fonda sulla protezione del fanciullo, come categoria unica ed inviolabile.

2.1 Struttura Giuridica Internazionale :
1.     Dichiarazione dei Diritti del Minore del 1959, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 1386 (XIV), del 20 novembre 1959.
2.     Convenzione delle Nazioni Unite (ONU) sui Diritti del Bambino (UNCRC) 1989
Tre Protocolli su:
2.1  Minori coninvolti nei conflitti armati:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile Protocollo (54/263) (16 marzo 2001) .
2.2  Tratta, prostituzione e pornografia di minori:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC) sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile (risoluzione A / RES / 54/263 del 25 maggio 2000.
2.3  Procedure:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente una procedura di comunicazione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011 da risoluzione A / RES / 66/138.

3.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, "Un mondo a misura di bambino", A / RES / S-27/2 del 10 maggio 2002.

4.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, risoluzione A / RES / 61/146 del 19 dicembre, 2006.

5.     Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (CRC C / SR.1715) 18 Giugno 2012

6.     Revisione della Convenzione dell'Aja del 1996 sulla protezione internazionale dei bambini. Sulle Convenzioni dell'Aja riguardanti i bambini (Convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori adottati dalla Conferenza de L'Aia il 25 ottobre 1980 e la Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993, relativo alla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale).

7.     Dichiarazione sui principi sociali e giuridici applicabili alla protezione e il benessere dei bambini, con particolare riferimento all'adozione e il posizionamento in luoghi di custodia, a livello nazionale e internazionale (risoluzione 41/85) (3 Dicembre 1986 ).
8.     Dichiarazione di Stoccolma contro lo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali (24 agosto 1996).
9.     Dichiarazione della commemorativa riunione plenaria ad alto livello dedicato al monitoraggio dei risultati della sessione speciale sui bambini (13 dicembre 2007).
10.  Dichiarazione, 15 ottobre 2014, il Comitato delle Nazioni Unite per la promozione e protezione dei diritti dei bambini [Organizzazione delle Nazioni Unite Comitato 3: Promozione e tutela dei Diritti del Minore.
11.  Principi raccomandati e linee guida sui diritti umani e traffico di esseri umani. Rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani al Consiglio economico e sociale (20 maggio 2002).
12.  Accordo di Lubiana definitivo sulla violenza contro i bambini e le ragazze (01/01/2007).
13.  New York Declatarion on Refugees and Migrants, September 2016.
I diritti dell’infanzia sono ascritti nei diritti universali:
a.     Convenzione ONU sui Rifugiati del 1951.
b.     Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 1948
ComitatoONU sui diritti del fanciullo.
Chiudo con la dichiarazione di Osarobo, un adolescente di Benin City, partito con il cugino che é morto in uno dei naufragi nel Mar Mediterraneo: “Io non ho paurare di annegare, io non ho paura di morire, io ho paura dellínsicurezza, io ho paura della poverá” – (intervista di UN Migration).

Patrizia Rinaldi (Universidad Pontificia Comillas, Madrid – Spagna)


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I Minori Stranieri non Accompagnati


L’interesse superiore del fanciullo

Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizi...
Il Dossier Piccoli Schiavi Invisibili 2017 offre un’istantanea sulla tratta e il grave sfruttamento di bambini e adolescenti in Italia. Attraverso le voci e le storie raccontate dai ragazzi e dalle ragazze sfruttati sessualmente e lavorativamente.

Il rapporto presenta un’analisi dettagliata delle principali vulnerabilità vissute dalle vittime e offre una disamina aggiornata dei soggetti criminali che lucrano su di loro. Strutturato in cinque capitoli, il rapporto si apre con un focus sul quadro normativo internazionale, europeo e nazionale sulla tratta e il grave sfruttamento. A seguire, vengono presentati i profili aggiornati delle vittime di tratta e sfruttamento in Italia, facendo luce sulle connessioni tra i nuovi trend migratori e le diverse tipologie di abuso e sfruttamento subite dai minori.

L’analisi delle vulnerabilità esaminate quest’anno offre anche uno zoom sulle principali criticità riscontrate a Ventimiglia, Roma e in Calabria, territori in cui il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento sta assumendo tratti allarmanti anche per quanto riguarda i soggetti criminali, gli sfruttatori e gli abusanti che quotidianamente lucrano su ragazze e ragazzi. I profili di chi approfitta dell’indigenza e della vulnerabilità delle vittime di tratta sono stati esaminati con l’obiettivo di restituire una fotografia fedele della filiera criminale, utile anche a strutturare un piano d’azione politico e programmatico contro questo crimine ripugnante.


Il fenomeno della tratta e dello sfruttamento di minori nel mondo è per sua natura largamente sommerso, ma i dati disponibili sui casi emersi in 106 paesi indicano chiaramente una proporzione allarmante. Su 63.251 casi rilevati a livello globale, infatti, ben 17.710 (pari ad 1 un caso su 4) riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza di genere femminile (12.650), e i minori rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra le vittime di tratta dopo le donne[1].

Il fenomeno si dimostra ben radicato anche nei paesi dell’Unione Europea, dove nel 2016, segnatamente ai dati raccolti tra il 2013 e il 2014, risultano almeno 15.846 vittime accertate o presunte, di cui le donne rappresentano il 76% e i minori il 15% (pari a 2.375), mentre le forme di sfruttamento principali emerse sono la prostituzione forzata (67%) e lo sfruttamento lavorativo (21%) soprattutto in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione[2].

In Italia, nell’intero 2016, le vittime di tratta effettivamente censite e inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, in gran parte di genere femminile (84%). Le vittime under 18 sono soprattutto di nazionalità nigeriana (67%) e rumena (8%), e, anche se lo sfruttamento in economie illegali come lo spaccio (10% circa), lo sfruttamento lavorativo (5,4%) e l’accattonaggio (3,6%) sono abbastanza frequenti, lo sfruttamento sessuale rappresenta quasi la maggioranza dei casi (50%), con un andamento purtroppo crescente[3]. Una tendenza confermata dai rilevamenti degli operatori delle unità di strada del progetto nazionale Vie d’Uscita di Save the Children per il contrasto dello sfruttamento sessuale in alcuni territori chiave della tratta[4], che hanno registrato tra gennaio 2015 e aprile 2016, 356 contatti con vittime o potenziali tali, un numero poi cresciuto di quasi 4 volte tra maggio 2016 e marzo 2017, quando i contatti hanno raggiunto quota 1.313, di cui 237 vittime minorenni e 1.076 neo-maggiorenni. In una sola sera, nel maggio 2017, un’ampia rete di attori pubblici e privati della Piattaforma nazionale anti-tratta, ha rilevato circa 3.280 persone in strada vittime di tratta o presunte tali di cui almeno 167 sarebbero bambine o adolescenti (5,1%)[5].

Questi alcuni dei dati che fotografano la tratta e lo sfruttamento dei minori nel mondo e in Italia, contenuti nel dossier “Piccoli Schiavi Invisibili – 2017” diffuso oggi in vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro. Il dossier, approfondisce in particolare i dati e i profili dei gruppi più vulnerabili ed esposti in Italia, i ruoli e le responsabilità degli sfruttatori o offender che gestiscono il traffico e la tratta verso e nel nostro Paese, e l’allarme destato in particolare da alcuni territori.

Il bacino dei minori stranieri non accompagnati giunti via mare in Italia, più che raddoppiato nel 2016 (25.846) rispetto all’anno precedente e ulteriormente cresciuto nei primi mesi del 2017, si conferma come uno dei gruppi di bambini e adolescenti maggiormente esposti alle diverse forme di tratta e sfruttamento nel nostro Paese. Il numero sempre maggiore di ragazzine nigeriane condotte qui con l’inganno e costrette a prostituirsi, insieme a un numero crescente di minori dell’Europa est, di ragazzi bengalesi vittime dello sfruttamento lavorativo, e di minori che si considerano “in transito” in Italia e si riconsegnano nelle mani di trafficanti e passeurs per proseguire il viaggio verso il nord Europa, sono infatti il volto più frequente tra le vittime di un business criminale che nel mondo muove un giro d’affari di 32 miliardi di dollari (seconda fonte di reddito per le organizzazioni criminali dopo il traffico di droga), e in Europa conta almeno 12.760 adulti offender sospetti o incriminati (di cui 3.187 femmine)[6].

In Italia, benché il loro numero, in base alle evidenze sul campo, sia ben maggiore, gli adulti sospettati o incriminati per reati connessi alla tratta o allo sfruttamento sono 324, in maggioranza uomini e di origine rumena (89), nigeriana (85) e italiani (47) [7], e la Corte d’Appello di Palermo segnala un allarme per il raddoppio tra 2015 e 2016 dei casi legati a riduzione e mantenimento in schiavitù e un numero triplicato di casi legati alla tratta, mentre a Catania i soggetti legati al reato di tratta sono passati addirittura da 1 a 48 nello stesso periodo. Tratta e sfruttamento nel nostro Paese hanno purtroppo anche finito per coinvolgere attivamente quasi 15.000 minori, spesso già vittime loro stessi, in attività come spaccio e prostituzione. Questi ultimi, hanno in 1 caso su 2 tra i 16 e i 17 anni e sono in maggioranza italiani (10.990, comprese 1.167 minori femmine), originari di alcuni paesi dell’Africa (1.551, di cui 73 femmine), ma anche rumeni (747 maschi di cui 156 femmine)[8]. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo dei minori, sia italiani che stranieri, le segnalazioni raccolte dagli Ispettorati del Lavoro sono cresciute da 172 a 236 tra il 2014 e il 2016. In questo contesto, le regioni con il maggior numero di segnalazioni sono state la Lombardia (83), Puglia (49) ed Emilia Romagna (28), territori in cui i minori vengono sfruttati in settori come alloggio e ristorazione (93 casi), commercio (32), agricoltura (27) o manifattura (27)[9].

Se le reti della tratta e sfruttamento dei minori sono ramificate in tutto il Paese, e nel caso della filiera criminale nigeriana e rumena, o dei facilitatori e passeurs, si estendono anche a livello internazionale, ci sono alcuni territori in Italia che destano particolare preoccupazione per la crescente esposizione di bambini e adolescenti a rischi gravissimi. In Calabria, ad esempio, ciò è determinato da un numero di sbarchi sempre maggiore, 385 quelli registrati da gennaio 2016 a giugno 2017, con un numero elevato di minori non accompagnati, ben 7.617 (15,5% del totale), che ha messo in evidenza la grave inadeguatezza di alcune strutture di prima accoglienza e le carenze del sistema di protezione, un elemento che trova riscontro anche nelle chiamate ricevute dalla Helpline Minori Migranti di Save the Children il 30% delle quali erano relative a richieste d’aiuto per l’inadeguatezza delle strutture di accoglienza calabresi. A Roma, oltre allo sfruttamento lavorativo, in attività illegali, e allo sfruttamento sessuale che continua a coinvolgere i minori non accompagnati egiziani, si registra una diminuzione progressiva dell’età, fino a 14 o 13 anni, delle minori nigeriane e rumene costrette a prostituirsi e dei minori “in transito”, in particolare eritrei, particolarmente vulnerabili perché fuori dal sistema formale di protezione. E i minori diretti in altri paesi sono esposti al rischio continuo di violenze, sfruttamento e ricatti da parte di facilitatori, passeurs o adulti che approfittano della loro vulnerabilità anche nella zona di frontiera a Ventimiglia, dove, a seconda dei periodi, stazionano in decine o centinaia, per tentare, in molti casi ripetutamente, di raggiungere la Francia (3.000 quelli passati presso la Chiesa di Sant’Antonio alle Gianchette solo nel 2016).

La procedura di ricollocamento in altri paesi europei, che nel caso dei minori non accompagnati su un bacino potenziale di circa 1.000 beneficiari in Italia è stata finora applicata a pochissimi casi (completata in 6 casi, 12 quelli in attesa di trasferimento, 25 in attesa di approvazione dallo stato di destinazione, 38 le richieste istruite)[10], sarebbe l’unico strumento sicuro e legale per garantire protezione e rispetto del superiore interesse dei minori sancito dal diritto internazionale. Una possibilità che avrebbe probabilmente potuto evitare che il tentativo di attraversare clandestinamente la frontiera potesse costare l’anno scorso addirittura la vita a Milet Tasfemarian, la 16enne eritrea travolta e uccisa sull’autostrada a Ventimiglia da un tir ad ottobre, o ad Abiel Temesgem, il minore eritreo di 17 anni morto lo scorso novembre a Bolzano, nel tentativo di saltare su un treno merci in corsa diretto alla frontiera del Brennero per raggiungere suo fratello a Francoforte. Nei mesi precedenti Abiel era stato respinto alla frontiera con la Svizzera, e, tornato a Roma, aveva cercato invano di avere accesso alla procedura di ricollocamento.

“La lotta ai trafficanti e agli sfruttatori dei minori deve essere ferma e inflessibile, a partire dai paesi di origine e di transito dei tanti bambini e adolescenti soli che raggiungono poi anche il nostro Paese e l’Europa, e invece della sicurezza e di una opportunità di futuro si ritrovano di nuovo nelle mani di chi è pronto a sfruttarli e ad approfittare di loro. Le evidenze ci dicono anche, purtroppo, che c’è una vera e propria filiera criminale sempre più organizzata, che adesca all’origine i minori e li sposta attraverso i confini, dove quasi tutti, e soprattutto tutte, subiscono violenze di ogni tipo, prima di arrivare in Italia dove il sistema di accoglienza e protezione, e quello di contrasto alla tratta e allo sfruttamento, non riescono ancora a intervenire efficacemente per strapparli alle mani dei loro aguzzini e dei “clienti” che abusano di loro sia nello sfruttamento sessuale che lavorativo“ ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Le minori nigeriane e dell’Europa dell’Est vittime di sfruttamento sessuale

Nel 2016 il numero dei minori soli nigeriani arrivati via mare in Italia è triplicato (3.040), e si è registrata una presenza crescente di adolescenti e bambine anche di 13 o 14 anni, generalmente reclutate con l’inganno nel loro paese di origine, a Benin City o nelle aree rurali e nei villaggi più remoti degli stati dell’Anambra, del Delta e del Lagos. La filiera criminale nigeriana che gestisce la tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Europa e in Italia è basata su fasi e ruoli ben definiti, a partire dalle adescatrici, che operano in Nigeria, dove viene operato il rito voodoo o juju che innesca il meccanismo di ricatto e paura che terrà vincolate le vittime per anni; i boga o trolleyman, responsabili del trasferimento delle vittime in Niger dove le cedono a gruppi criminali arabi che le trasportano in Libia e le sequestrano nelle connection house gestite da carcerieri nigeriani e ghanesi; le maman che gestiscono l’attività di prostituzione in Italia e i loro emissari, i brother, che ricomprano le ragazze pagando il riscatto dalle connection house e l’imbarco per l’Italia; i controllers o luogotenenti, che informano i trafficanti sullo sbarco in Italia delle ragazze e le istruiscono sull’iter da seguire nelle operazioni di accoglienza e nella fuga dalle strutture; i sodali, attivi nello smistamento e nella gestione delle ragazze nei diversi luoghi della prostituzione. Le ragazzine vittime possono subire ogni tipo di violenza durante il viaggio, nel quale vengono vendute e ricomprate, e una volta in Italia sono obbligate a restituire un debito che può arrivare a 40-50.000 euro, ma devono pagare alla maman anche vitto e alloggio, bollette, vestiti e fino a 150-200 euro al mese per il posto in strada in cui sono costrette a prostituirsi, spesso accettando rapporti senza protezione, e con tariffe che in zone più periferiche possono scendere a 10 o 5 euro.

Secondo le stime di Save the Children, le ragazze rumene sono il secondo gruppo più numeroso dopo quello nigeriano tra le giovani vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale in strada in Italia, e tra il 2016 e i primi mesi del 2017 le unità di strada del progetto Vie d’Uscita ne hanno contattate 375, tra minori o neo-maggiorenni. Si tratta in prevalenza di adolescenti provenienti da contesti socio-economici molto poveri, come le regioni della Muntenia e Moldova, nei distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava, che in alcuni casi erano senza genitori o affidate a terzi, quando sono state attratte e manipolate da coetanee, ragazzi o uomini adulti, sulla base di proposte di lavoro fasulle e della speranza di un riscatto. Vengono fatte entrare in Italia su mezzi privati via Trieste, dichiarando falsi legami parentali, e poi costrette a prostituirsi, spesso sotto il controllo di fidanzati/sfruttatori, in un continuo stato di sopraffazione e paura, nel quale sviluppano spesso dipendenza da droghe, alcol e abuso di medicinali.

I minori bengalesi e i minori egiziani

Il numero dei minori non accompagnati bengalesi giunti via mare in Italia è cresciuto progressivamente in modo significativo. Dall’assenza totale di minori soli nel 2015 si è passati ai 1.053 arrivati nel 2016 (il 13% del totale dei migranti originari del Bangladesh sbarcati), e solo nei primi 5 mesi del 2017 hanno già raggiunto quota 1.170 (16,5% del totale dei bengalesi) segnalandosi come il primo gruppo numeroso tra tutti i minori non accompagnati, se pur composta anche da una certa parte di giovani auto dichiaratisi come minori per ottenere più facilmente un permesso di soggiorno per lavoro. Nella maggioranza dei casi, i minori bengalesi provengono da contesti familiari molto poveri e deprivati e da famiglie numerose con scarsa scolarizzazione, e sono vere e proprie vittime della tratta per lo sfruttamento lavorativo da parte di connazionali, italiani o cinesi, per i quali lavorano fino a 12 ore al giorno per 6 giorni di seguito e una paga misera in piccole attività commerciali o come ambulanti.

Per i minori non accompagnati egiziani, giunti in Italia in numero crescente negli ultimi anni, fino a raggiungere il numero di 2.467 nel 2016 (+ 340% rispetto al 2011), la rete degli sfruttatori agisce nelle loro zone di provenienza in Egitto incentivando le partenze e stabilendo con le famiglie contratti di debito che possono variare da 4.000 euro, nelle aree meridionali del Paese, o 2.000 euro se si è già più vicini ai porti di imbarco. La necessità di restituire rapidamente il debito una volta arrivati in Italia, spinge questi minori ad abbandonare le strutture di prima accoglienza in frontiera sud per raggiungere principalmente Roma, Milano e Torino, dove sperano nelle opportunità offerte dalla comunità di connazionali presente. Nella realtà, e nella maggioranza dei casi, vengono sfruttati nel lavoro in nero a Roma e Torino nei mercati generali, negli autolavaggi 12 ore al giorno 7 giorni su 7 per 2 o 3 euro all’ora, nelle pizzerie, kebabberie e frutterie anche in turnazioni notturne, nelle aziende edili a Milano, per compensi che raggiungono raramente i 300 euro al mese. In molti casi si rendono anche disponibili a svolgere attività illegali, come lo spaccio di droga, o vengono adescati e sfruttati sessualmente nel circuito della pedofilia e pedo-pornografia.

I minori “in transito”

I minori non accompagnati eritrei, 3.832 quelli arrivati via mare in Italia nel 2016 in fuga da violenze e torture, mancanza di libertà civili e obbligo di leva militare quasi a vita per ragazzi e ragazze, sono il gruppo più numeroso tra gli adolescenti soli anche giovanissimi, con meno di 13 anni, che si considerano “in transito” nel nostro paese, e hanno l’obiettivo di raggiungere familiari, parenti o amici nei paesi del nord Europa. Un obiettivo condiviso con la maggioranza dei minori somali, etiopi, palestinesi, siriani e afghani, che per questo motivo si allontanano dalle strutture di prima accoglienza per riconsegnarsi nelle mani di una rete mista di connazionali e trafficanti, facilitatori e passeurs che li aiutano a raggiungere prima Roma o Milano, e poi i valichi di frontiera nord per tentare di lasciare il Paese. La sempre maggiore difficoltà incontrata nell’attraversamento delle frontiere, a Ventimiglia, Como/Chiasso o al Brennero, ha prolungato via via la loro permanenza nel nostro Paese in una condizione di grave vulnerabilità, al di fuori del sistema formale di accoglienza, esposti al rischio di violenze e sfruttamento per la necessità di reperire cibo, un posto dove dormire e i soldi necessari per pagare i trafficanti nei ripetuti tentativi di lasciare l’Italia. In base ai riscontri “sul campo”, a Roma, nel 2016, tra i minori soli eritrei in transito, si è anche registrato un aumento di presenze femminili (+10-15% rispetto al 2015) e di bambini tra i 10 e i 14 anni, mentre a Milano in centinaia hanno condotto e conducono vita di strada nei pressi della Stazione Centrale in promiscuità, esposti ad ogni rischio. Nonostante l’Eritrea sia un paese d’origine riconosciuto come eligibile per la procedura di ricollocamento in Europa, solo pochissimi minori hanno potuto finora beneficiare di questa opportunità.

“I paesi europei hanno la possibilità di offrire un’opportunità di salvezza e futuro concreta a tutti questi minori che hanno già vissuto esperienze orribili. L’accesso alla procedura di ricollocamento dei minori soli deve essere una priorità assoluta e, nel loro caso, la lista dei paesi di origine eligibili dovrebbe essere estesa anche agli altri paesi d’origine dei minori che si considerano in transito[11]. Dal punto di vista più generale dell’accoglienza di tutti i minori non accompagnati presenti nel nostro paese, l’Italia ha fatto molto approvando la nuova legge 147/2017 che istituisce finalmente un sistema nazionale strutturato, che deve ora essere applicata al più presto per rafforzare la rete di protezione. Inoltre, l’emanazione del Piano Anti-Tratta 2016-18, costruito anche grazie al contributo di molte organizzazioni impegnate nel settore tra cui Save the Children, rappresenta una grande opportunità se verrà previsto un adeguato e specifico intervento dedicato ai minori attraverso servizi di contrasto e fuoriuscita a loro destinati.” ha concluso Raffaela Milano.

Sacrica il rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – 2017

Le infografiche tratte dal rapporto sono disponibili al link: https://media.savethechildren.it/?c=1669&k=ee3ecc0f62

Le foto tratte dal rapporto sono disponibili al link: https://media.savethechildren.it/?c=1668&k=e74a55d654

Fonte: Comunicato Save The Children

[1] Fonte Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) – 2016 sul periodo 2012-2014.

[2] Fonte Commissione Europea – 2016

[3] Fonte Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio

[4] Il progetto nazionale Vie d’Uscita è attivo in Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e Roma

[5] Rilevazione compiuta in 19 regioni (su 21) sui territori di 50 province (su 93) e 11 Città Metropolitane (su 14).

[6] Commissione Europea – dati 2010-2012 diffusi nel 2016.

[7] Ministero della Giustizia – denunce 2015 ex art. 600 (riduzione e mantenimento in schiavitù), 601 (tratta di persone) e 602 (acquisto e alienazione di schiavi)

[8] Ministero della Giustizia - 2017

[9] Ispettorato Nazionale del Lavoro - 2016

[10] Fonte Ministero dell’Interno – cruscotto 14/7/2017

[11] Il criterio per stabilire i paesi eligibili è il 75% di successo delle domande di asilo in paesi europei di persone originarie di ciascun paese. Tra i principali paesi di origine dei minori soli che si considerano in transito in Italia attualmente gli unici eligibili sono Eritrea, Siria e Yemen.

Dossier Piccoli Schiavi Invisibili 2017 - Save The Children

Il Dossier Piccoli Schiavi Invisibili 2017 offre un’istantanea sulla tratta e il grave sfruttamento di bambini e adolescenti in Italia...

Il libro di Marco Accorinti dell’Irpps-Cnr che raccoglie i dati su questo complesso fenomeno immigratorio. Nel 2013 l’Italia ha registrato il più alto numero di presenze di minori non richiedenti: 8.461 su 12.770 in tutta l’Unione Europea, oltre due terzi. I minori cercano da noi la regolarizzazione per poi transitare in Germania o Belgio al diciottesimo anno. Nel 2014 si è avuto un forte aumento delle domande di protezione internazionale soprattutto da parte di ragazzi provenienti dall’Africa occidentale. Purtroppo si evidenziano anche casi di traffiking, vendita e sfruttamento


immagini di bambini rimasti vittime durante i viaggi della disperazione sono le più drammatiche relative al fenomeno delle migrazioni. Il volume di Marco Accorinti dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr), Politiche e pratiche sociali per l’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia’, pubblicato da Cnr Edizioni in versione italiana e inglese, raccoglie il quadro delle informazioni, disposizioni e modalità di assistenza sui minori stranieri non accompagnati (Misna), ricostruito dal Punto di contatto nazionale dell’European Migration Network-Emn, di cui il Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale (Dsu) del Cnr è partner con il Ministero dell’interno. Il libro sarà presentato domani, presso il Centro di Accoglienza Caritas Roma (via Venafro 30, ore 8,30-14,00).

I percorsi e le motivazioni che spingono questi adolescenti senza alcun parente sono tra i più complessi dell’immigrazione verso l’Italia. “Dal 2009 il loro numero è andato aumentando con un tasso di crescita molto alto: fino al 2012 la media annuale è stata di circa 7.000/8.000 minori, con un picco di oltre 14.000 nel 2014”, spiega il ricercatore. “La maggioranza è di sesso maschile, la presenza delle poche ragazze è anzi scesa dal 9-10 al 5%. La distribuzione per età mostra una quota più consistente di 17enni e le provenienze più rilevanti sono da Egitto (18%), Albania e Bangladesh (entrambi all’11%), Afghanistan (9%), Marocco (7%), Somalia (6%). Il 2014 ha però mostrato aumenti da Gambia (+436%), Mali (+439%) ed Eritrea (+374%)”.


Il fenomeno da noi si presenta però con una particolarità: “Abbiamo ricevuto meno di 1.000 domande di asilo di ragazzi, ma nel 2013 abbiamo registrato il più alto numero di presenze di minori non richiedenti: 8.461 su 12.770 in tutta l’Unione europea, oltre due terzi. E nel 2014 si è avuto un forte incremento delle domande di protezione internazionale, da 805 a 2.557, soprattutto da parte di Misna provenienti dall’Africa occidentale”, prosegue il ricercatore. “In pratica il minore in Italia ‘sfrutta’ la regolarizzazione per poi transitare in Germania o Belgio al compimento del diciottesimo anno. Secondo la legge italiana infatti tutti i minori senza adulti di riferimento sono ‘inespellibili’ e hanno diritto a un permesso di soggiorno anche se privi di documenti, in base alle loro dichiarazioni. Nel frattempo sono affidati al sindaco del luogo in cui sono ritrovati, che ha l’obbligo di garantire l’assistenza necessaria”.

I numeri più alti di richieste asilo di minori si sono registrati in Norvegia, Regno Unito, Germania e Svezia: secondo un’indagine del 2014 nell’Ue sono state complessivamente 12.685, per lo più da maschi (le ragazze erano 2.080), provenienti da Afghanistan (3.295), Somalia (1.580), Siria (1.020), Eritrea (710), Marocco (525). “L’Unione sta comunque adottando un’armonizzazione delle procedure e delle politiche di accoglienza, considerati i transiti tra i paesi membri”, prosegue Accorinti. “Una forte eterogeneità si coglie anche tra i modelli di accoglienza italiani, anche se ormai si è collaudato uniter che vede quali prioritarie misure l’accoglienza alloggiativa, la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. Occorre inoltre il rafforzamento dei rapporti tra i soggetti istituzionali che si occupano di questi ragazzi e l’adeguamento delle risorse economiche”.


Tra le motivazioni che spingono i ragazzi a lasciare il proprio paese da soli, anzitutto la fuga da persecuzioni o danni gravi, poi i motivi economici e aspirazioni quali poter avere una istruzione migliore, e infine il ricongiungimento con altri familiari. “Purtroppo si evidenziano anche casi di vittime di traffiking, cioè vendita e sfruttamento sessuale forzato. L’Europa è comunque diventata un’area di protezione per i minori: in virtù di accordi internazionali, i paesi europei non possono rifiutare una richiesta di protezione alla frontiera, anche se alcuni (non è il caso italiano) espellono i minori non richiedenti asilo”, conclude il ricercatore Irpps-Cnr.(agenparl)


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