4° post. I kaçakçılar, i trafficanti di esseri umani, non hanno biglietti da visita, né uffici di vendita. Si confondono tra la gente nei vicoli, nelle caffetterie, nella piazza davanti alla moschea. Sfuggenti, invisibili, onnipresenti sulla rotta dei migranti, potrebbero essere l’unico mezzo per ritrovare le tracce di Mussa Khan
Alle 6 e mezzo Naqeeb mi butta giù dal letto. “In piedi kardash! Dobbiamo andare a firmare prima che si formi la fila. Sbrigati!” Firmare? Fila? Troppo complicato, lo seguo meccanicamente, con la mente ancora intorpidita dal sonno.
La città si sveglia rumorosamente: in strada, una dopo l’altra, si arrotolano le serrande dei negozi, i minibus strombazzano nelle rotatorie, i risciò a pedali scorrazzano scaricando merci nei vicoli già ingombri. Naqeeb si ferma in continuazione per salutare gente alla maniera pashtun, un ampio abbraccio seguito da un tocco reciproco con la spalla destra.
Appuntamento col diavolo
4° post. I kaçakçılar, i trafficanti di esseri umani, non hanno biglietti da visita, né uffici di vendita. Si confondono tra la gen...