La situazione dei minori migranti: centri di accoglienza ancora al collasso


Centinaia di giovani immigrati rischiano l'abbandono nei centri di accoglienza o la dispersione a causa della mancanza di fondi per garantire il loro accesso nelle comunità.

Il 31 dicembre è scaduto il decreto che sanciva lo stato d'emergenza relativo all'immigrazione e trovare altri fondi per garantire accoglienza a tutti i minori arrivati nel nostro paese, sarà molto difficile.


Alcuni dati
Fino al 17 dicembre erano 1383 i migranti arrivati a Lampedusa, 200 donne e 294 minori, di cui 268 non accompagnati (da settembre, sono stati 1.272, il 14 per cento del totale).

Le condizioni in cui si trovano a vivere sono inaccettabili, infatti, dopo le rivolte e l'incendio del 2011, la struttura di Lampedusa è tornata ad essere funzionante solo in parte. Ci sono solo 330 materassi disponibili per mille persone e molti migranti sono costretti a condividere il letto con altri o a dormire sul pavimento ammassati, questo vale anche per i minori non accompagnati, che dovrebbero essere accolti in strutture e ambienti più adeguati.

Il problema non riguarda tanto la mancanza di posti disponibili in comunità, che risultano infatti esserci, «quanto la mancanza di garanzie rispetto alla copertura economica di tale accoglienza, fatto che induce i Comuni a diffidare le comunità con posti liberi a dare la loro disponibilità ad accogliere i minori non accompagnati. Manca un sistema di accoglienza informatizzato in grado di garantire il collocamento dei minori non accompagnati sull'intero territorio regionale o nazionale in strutture che offrano standard di accoglienza conformi al rispetto dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. E dunque i posti disponibili vengono attualmente reperiti telefonicamente, continuando a privilegiare le comunità prossime alle località di arrivo, indipendentemente dalle condizioni di accoglienza effettivamente offerte e all'idoneità delle stesse a rispondere a specifiche esigenze di ciascun minore».

Le conseguenze delle "carenze di sistema" che alimentano questa situazione potrebbero essere molto gravi, favorendo la dispersione dei minori e il loro sfruttamento da parte della criminalità organizzata. Rischio che non può essere evitato perché «il fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati, creato ad agosto 2012, non è un fondo pluriennale e non è stato dotato di risorse sufficienti» e perché, non essendo stato rinnovato lo stato di emergenze nazionale, saranno i prefetti a dover «istituire un tavolo di coordinamento per coordinare gli interventi a livello territoriale».

Anche se nelle ultime settimane Save the Children si è impegnata per far trasferire molti dei minori del centro di Lampedusa in comunità, 37 si trovano ancora al CPSA. La criticità continua ad essere la mancanza di garanzie da parte del Governo per la copertura economica riguardante il trasferimento di tutti i minori e la loro successiva permanenza nelle comunità di destinazione.


A questo proposito ricordiamo alcuni interventi auspicabili in situazioni come quella di Lampedusa, riportati in uno dei rapporti del progetto Presidium.


Rispetto all’individuazione dei minori è opportuno distinguere i seguenti casi: presunti minori per i quali è dubbia la minore età e minori erroneamente identificati come maggiorenni o dichiaratisi maggiorenni.

Nel caso di presunti minori non richiedenti asilo rispetto per i quali sussistano dubbi fondati circa l’età dichiarata, si raccomanda che l’Autorità di Polizia proceda, in primo luogo, alle verifiche consolari presso le Rappresentanze diplomatiche dei Paesi di origine dei migranti e richieda ai migranti, in considerazione dei possibili tempi di attesa per tali verifiche, l’inoltro di copie o originali dei documenti identificativi eventualmente in loro possesso. A tal fine è opportuno che il migrante
disponga del telefono e di un numero di fax per l’invio del documento. Solo nel caso in cui tali accertamenti non siano possibili, si dovrebbe procedere a esame medico per l’accertamento dell’età.
Nel secondo caso, in considerazione della possibilità di errata attribuzione della maggiore età a un migrante in realtà minorenne, è opportuno che il personale dell’ente gestore o di un’Agenzia/Organizzazione specializzata effettui una ricognizione nell’edificio dove sono alloggiati i migranti adulti per verificare la presenza di migranti sedicenti minori ma non identificati come tali, che ne raccolga le dichiarazioni e proceda a colloqui individuali per approfondire le dichiarazioni rese e la dinamica dell’identificazione. A seguito di tali accertamenti è opportuno che i soggetti nominati indirizzino un’opportuna richiesta all’Autorità di Pubblica Sicurezza per procedere alle verifiche già indicate (attraverso il contatto con le Autorità consolari competenti e l’invio di documenti identificativi da parte dei migranti). Nell’attesa dell’espletamento delle verifiche presso le Autorità consolari o nelle more dell’accertamento dell’età è comunque opportuno che i soggetti che hanno effettuato la segnalazione di presunta minore età del migrante richiedano allo stesso, laddove possibile, l’invio di copia o originale del documento di identità dal Paese di origine. Una volta ricevuta copia del documento di identità attestante la minore età, l’operatore dovrebbe, previo consenso del minore, presentare un’istanza all’Ufficio Immigrazione per il riconoscimento della minore età.
È necessario che, nelle more dell’espletamento delle procedure necessarie per l’individuazione del minore, venga sempre riconosciuto al migrante il beneficio del dubbio e che il minore sia trattato come tale (ad esempio, rimanendo alloggiato nell’edificio destinato ai minori).
Rispetto alla procedura di accertamento dell’età, si auspica ormai da tempo una modifica tale da garantire il rispetto dei diritti del minore, ivi compresa l’adozione di modalità di accertamento meno invasive possibili. Nel frattempo, è indispensabile garantire almeno che l’accertamento sia attuato con i seguenti accorgimenti: sia indicato il margine di errore nel referto medico; sia fornita al minore informazione e sia richiesto il suo consenso alla sottoposizione all’esame, delineando una procedura per il caso di eventuale rifiuto al consenso; sia consegnata copia del referto; il minore sia informato, anche con l’ausilio di mediatori culturali, dell’esito dell’esame e delle relative conseguenze.

Save The Children
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