“Nella situazione di confusione iniziale derivata dalla emergenza profughi dal Nord Africa, i Comuni si sono dimostrati uno degli unici punti certi di riferimento” ha affermato il sindaco di Padova e vicepresidente Anci Flavio Zanonato. “I comuni infatti -prosegue- hanno saputo fronteggiare non solo l’emergenza ordinaria ma anche quella straordinaria mettendo a disposizione altri 1900 posti di accoglienza oltre ai 3mila disponibili”. A conferma dell'impegno il 20 giugno sono state presentate decine di iniziative promosse dai progetti territoriali dello SPRAR il cui calendario può essere consultato qui.
Lo Sprar basa il suo modello di accoglienza sulla presa in carico del soggetto, il quale viene guidato nel suo percorso di integrazione, fornendo non solo vitto e alloggio ma anche servizi di assistenza sociale (19,8%), mediazione linguistico - culturale (18,9%), assistenza sanitaria - specialistica (17,7%), servizi per l’inserimento lavorativo (14,6%), orientamento e informazione legale (9,5%), servizi per l’inserimento abitativo (4,9%), per la formazione (4,3%) e l’inserimento scolastico dei minori (1,8%); Tali servizi offerti hanno fatto registrare un turnover equilibrato tra gli ingressi e le “uscite per integrazione” nel programma Sprar, rispettivamente pari a 2.886 e 2755.
Inoltre i servizi Sprar garantiscono in relazione alle specifiche esigenze del soggetto strutture di accoglienza ad hoc. L’8 per cento di queste sono destinate ai minori stranieri non accompagnati. Si tratta generalmente di appartamenti (nel 70 per cento dei casi), di centri collettivi (nel 24 per cento dei casi) e di comunità di alloggio (nel 6 per cento dei casi).
Zanonato chiarisce che “L’idea fondamentale che guida ormai da dieci anni lo Sprar è che il rifugiato non è soltanto una persona a cui dobbiamo garantire cibo e un luogo dove dormire, ma è un soggetto che al termine di un percorso si inserisce nella nostra comunità. Lo Sprar è diventato perciò lo strumento attraverso cui il rifugiato e il richiedente asilo entra in una comunità, in quella comunità impara una lingua, in quella comunità impara una professione, e quella comunità si occupa poi di inserirlo nel tessuto sociale del territorio. E questo è importante perché altrimenti il rifugiato che arriva e rimane in una struttura dove riceve semplicemente cibo, un posto dove dormire e degli abiti con cui vestirsi alla fine del periodo è esattamente come il giorno in cui è entrato nel territorio italiano”.
Dalla relazione emergono dati che ci permettono di individuare i flussi migratori in relazione ai paesi o aree di provenienza.Le prime cinque nazionalità di provenienza e accolte nelle strutture Sprar si registra la Somalia, l’Eritrea, l’Afghanistan, la Nigeria e l’Iraq.
Delle 6.852 segnalazioni le persone che hanno fatto ingresso per la prima volta nel sistema di accoglienza sono state 2.886 pari al 42% delle segnalazioni totali. Il 78% di questi nuovi ingressi sono uomini mentre le donne il 22% e i minori il 13%. Le città che hanno registrato il più alto numero di nuovi ingressi sono state, oltre a Roma e Milano, Genova (83 nuove persone), Venezia (75), Crotone provincia (58), Firenze (48), Modena (41) e Verona (35).
Il dato più rilevente che emerge è la diminuizione dei nuovi ingressi dei minori stranieri non accompagnati, in calo rispetto al 2009. Infatti, si è passati dai 320 del 2009 ai 253 accolti nel 2010 di cui 235 maschi e 18 femmine. Quindi è possibile creare dei percorsi di integrazione qualitativamente migliori che possano accompagnare il minore verso l’integrazione e l’autonomia.
Dal lato delle uscite, per l'integrazione su 2.755 soggetti, di cui il 43% risulta aver concluso il proprio percorso di integrazione, il 20% ha abbandonato l’accoglienza di sua iniziativa, il 32% ha visto scaduti i termini dell’accoglienza, il 4% è stato allontanato mentre l’1% ha scelto il rimpatrio volontario e assistito.
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