“family tracing” a favore dei minori stranieri non accompagnati


Con il progetto firmato dall' Organizzazione internazione delle Migrazioni ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si vogliono realizzare circa 700 “family tracing” a favore dei minori stranieri non accompagnati residenti in Italia. 


L'OIM aveva già avviato l'attività nel 2008 e con il nuovo accordo si propone di approfondire le ragioni soggettive e oggettive che portano alla migrazione di migliaia di ragazzi che ogni anno raggiungono l’Italia alla ricerca di un futuro migliore per sè per le famiglie rimaste nel paese di origine. 


L'OIM provvederà a rintracciare le famiglie dei minori non accompagnati e raccogliere informazioni utili alla comprensione del contesto di origine del minore, un’attività per la quale l’OIM si avvale delle informazioni di base fornite dal Comitato per i Minori Stranieri, struttura che, all’interno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è impegnata nel sostenere i diritti e il benessere dei Minori stranieri e agisce da  organo responsabile del monitoraggio dello status dei minori.

Operativamente le indagini saranno condotte direttamente nei paesi d’origine da team specializzati al trattamento di migranti in situazione vulnerabile e coordinati dall’OIM di Roma.

L'attività dovrà essere realizzata conformemente al superiore interesse del minore.


“I rintracci”, spiega José Angel Oropeza, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo,  “non portano necessariamente al ritorno e al ricongiungimento familiare, bensì si rivelano più spesso un utile strumento per gli operatori sociali impegnati nell'assistenza ai minori stranieri non accompagnati e nell'orientamento dei loro processi d’ integrazione in Italia.”


“La conoscenza della storia familiare di questi ragazzi”, continua Oropeza, “le motivazioni che li hanno spinti a migrare, l’approfondimento di loro eventuali vulnerabilità, sono tutti elementi che permettono da una parte di calibrare un efficace percorso di accoglienza e di integrazione in Italia a loro dedicato, e dall’altra di valutare le eventuali possibilità di reintegrazione nel paese di origine, in un’ottica di sostenibilità e di tutela del Superiore Interesse del Minore”.



Inoltre, qualora il minore dovesse fare esplicita richiesta di ricongiungersi con il proprio nucleo familiare di origine, saranno previsti dei progetti di reintegrazione sociale, come inserimento lavorativo, educativo e, se necessario, di assistenza sanitaria.



“La realizzazione del progetto implica uno stretto raccordo non solo con il Comitato per i Minori Stranieri, ma anche con gli enti locali, i centri specializzati e gli esperti del settore”, conclude  Oropeza.”Tale approccio, frutto di una sperimentazione durata quattro anni, è stato ritenuto dalle autorità italiane come buona prassi da condividere con altri paesi europei”.



LEONARDO CAVALIERE


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