La Croazia si trova sulla cosiddetta Balkan route dell’immigrazione che passando dalla Serbia corre verso i Paesi Ue. Ma come si comporta nei confronti del tema immigrazione l’ormai prossimo 28smo membro dell’Unione? Ce ne parla Julija Kranjec, esperta del diritto di asilo e immigrazione del Centro studi per la pace di Zagabria
Secondo le vostre stime quanti sono i richiedenti asilo e quanti gli immigrati clandestini in Croazia? Da che Paesi provengono?
Secondo i dati UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) dall’inizio del 2012 sono 122 le persone – in maggioranza provenienti da Afghanistan, Somalia, Pakistan e Iraq – che hanno fatto richiesta di asilo in Croazia. Nel periodo tra il 1997 e il 2011, 2035 persone hanno fatto domanda di asilo. Di queste 47 hanno ottenuto un qualche tipo di protezione in Croazia: oltre alle 29 domande di asilo accolte, dal 2004 18 persone hanno ottenuto la cosiddetta protezione sussidiaria. Per quanto riguarda invece i migranti irregolari, nel 2011 presso il Centro di accoglienza di Ježevo hanno soggiornato in tutto 649 persone, migranti illegali, provenienti per la maggior parte da Afghanistan, Turchia, Albania e Kosovo.
Negli ultimi 2-3 anni il numero dei richiedenti asilo sia in Croazia che nella regione è cresciuto continuamente. Quali sono le ragioni? Cosa pensate possa succedere quando la Croazia diventerà un membro dell’Unione europea e della zona Schengen?
Per essere più precisi, è cresciuto sia il numero di coloro che hanno fatto richiesta di asilo in Croazia che di coloro che hanno cercato di entrare per vie illegali. Rimane però aperta la domanda se tutti costoro abbiano effettivamente intenzione di rimanere. Secondo le statistiche del ministero degli Interni la maggior parte dei richiedenti lascia la Croazia prima che venga presa la decisione definitiva sulla loro richiesta, il che suggerisce come gli stranieri percepiscano la Croazia solo come un Paese di transito verso la meta desiderata. Tuttavia dalla nostra esperienza di lavoro quotidiano abbiamo notato che cresce l’interesse per la Croazia come luogo di destinazione. Le ragioni che più spesso vengono menzionate sono una democrazia ormai sviluppata e la sicurezza, a differenza delle situazioni dalle quali i migranti fuggono. L’ormai vicino ingresso della Croazia nell’Unione europea è una ragione in più per rimanere.
Vi sono previsioni di un aumento del numero di immigrati irregolari e dei richiedenti asilo con l’avvicinamento dell’entrata nell’Unione europea. Ciononostante ci si scontra con l’impreparazione del sistema ad accettare un numero più alto di profughi con standard soddisfacenti di alloggio e di procedure inadatte. Sebbene la Croazia abbia fatto un uso consistente dei fondi a disposizione dell’Unione europea per il miglioramento del suo sistema di asilo, la maggior parte dei mezzi e degli sforzi sono stati diretti allo sviluppo dei meccanismi di polizia confinaria e all’acquisizione di attrezzature altamente sofisticate per il controllo delle frontiere. In questo contesto è evidente l’ipocrisia rispetto all’applicazione dei valori sui quali si fonda l’Unione europea. La creazione di proprie capacità per un efficace controllo delle frontiere e delle migrazioni illegali sembra abbia una priorità rispetto alle attività in direzione della costruzione della pace e di un conseguente rispetto dei diritti umani dei profughi.
Quali sono i punti di ingresso e di uscita dalla Croazia? Dove passa il percorso migratorio?
Secondo le statistiche del ministero degli Interni il numero maggiore di migranti illegali entra in Croazia dalla Serbia, nel territorio della contea di Vukovar-Srijem, che è una parte della cosiddetta “Balkan route”, mentre la maggior parte dei migranti illegali esce dalla Croazia alla frontiera con la Slovenia nella contea di Zagabria e nella contea Primorsko-goranska. Ci sono diverse diramazioni di questa “Balkan route” e spesso succede che i trafficanti di esseri umani abbandonino i migranti in Croazia dicendo loro che sono già nell’Unione europea.
La società croata è una delle più “bianche” in Europa, molto più oggi che alcuni decenni fa, quando gli studenti dei Paesi non allineati venivano a studiare in Jugoslavia…
La società croata è in larga misura omogenea in senso etnico, culturale e confessionale. I risultati di una ricerca che il Centro studi per la pace ha svolto nel 2009 hanno mostrato che il 25% degli abitanti della Croazia sono completamente o parzialmente d’accordo con affermazioni decisamente stereotipate su base nazionale, di genere, razza, orientamento sessuale, religione e stato civile. Inoltre, una persona su quattro riteneva inaccettabile che il proprio figlio potesse sposare una persona di un’altra religione, nazionalità, colore della pelle. Come organizzazione pacifista, che da molti anni lavora nell’ambito dei diritti umani degli stranieri, in particolare dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei migranti irregolari, osserviamo problemi complessi e stratificati, in particolare xenofobia e aumento dei pregiudizi verso rifugiati, richiedenti asilo e migranti irregolari e mancanza di volontà politica di sviluppare fino in fondo determinati aspetti del sistema di asilo.
E qual è la rappresentazione mediatica degli stranieri?
E’ particolarmente problematica la combinazione tra una debole rappresentazione mediatica e un modo negativo di fare informazione su questi temi. Utilizzando espressioni come “approfittare della nostra accoglienza”, “invasione dall’est e dal sud”, oltre a informazioni deformate e incomplete sul contesto dell’arrivo o del passaggio di richiedenti asilo o migranti irregolari, su chi siano queste persone e sul perché vengono in Croazia, si contribuisce alla creazione di un clima inospitale e alla mancanza di comprensione per persone che, in fuga da pericoli, cercano di trovare protezione nel nostro Paese.
Tutto questo sebbene i cittadini e le cittadine croati abbiano un’esperienza recente sia della guerra che della condizione di profughi in altri Paesi. Noi crediamo necessario avere un momento di riflessione basato sul fatto che la Croazia è stata soprattutto un Paese di emigrazione e continuare a promuovere la solidarietà non solo verso coloro che ci assomigliano perché questo è molto semplice, ma anche verso coloro che sono diversi da noi e che percepiamo come diversi. Invece spesso i profughi vengono inseriti nella stessa categoria di “pericolosità” con terroristi e criminali internazionali. A questo ci opponiamo con forza.
Come può essere considerata la politica migratoria attuale in Croazia?
In questo momento la Croazia non ha una politica migratoria valida e rilevante. L’ultima legge è del 2007. Sarebbe necessario adottare al più presto una normativa che prenda in considerazione in modo complessivo tutti i tipi di migranti e tutti gli aspetti delle migrazioni. In questo momento è particolarmente evidente la necessità di riordinare l’ambito riguardante l’integrazione degli immigrati nella società croata, e in particolare dei minorenni senza accompagnamento.
Quali sono le posizioni dei principali partiti politici?
In Croazia a questo tema non viene rivolta molta attenzione nemmeno a livello politico. Anche se nei paesi dell’Unione europea è un tema con il quale si perdono o si guadagnano voti, qui non è percepito come qualcosa di importante. L’HDZ, il più grosso partito di centro-destra, per esempio, non se ne è mai occupato. La coalizione di governo di centro-sinistra in campagna elettorale ha ricordato che negli anni a venire la Croazia si confronterà con un maggiore flusso di immigrati, che questo porta con sé il rischio di squilibri sociali e di un aumento dell’estremismo politico di destra. Il centro-sinistra ha inoltre affermato che la Croazia, che oggi è totalmente impreparata, in relazione alle risorse disponibili, dovrebbe trovare le strategie giuste per confrontarsi con il fenomeno e aumentare la collaborazione con i Paesi dai quali i migranti arrivano. Rimane da vedere come, se e cosa faranno durante il loro mandato.
La maggior parte dei Paesi europei si confronta da anni con il fenomeno delle migrazioni. Molte politiche migratorie si sono rivelate un insuccesso o hanno addirittura portato a violazioni dei diritti umani. Esiste un modello di politica migratoria che voi giudicate efficace e applicabile alla Croazia?
La situazione attuale in Croazia indica innanzitutto che l’inesistenza di politiche migratorie o di integrazione porta a terribili violazioni dei diritti umani di base. A più livelli la Croazia si è rivelata impreparata per la crescita potenziale del numero di immigrati. Per esempio, la nostra legislazione riconosce solo due categorie di abitanti: i cittadini e gli stranieri. Tutti gli altri, come profughi o stranieri sotto protezione sussidiaria, rimangono fuori e quindi soggetti a sfruttamento e violazione dei diritti. Purtroppo inoltre la politica migratoria e quella relativa all’asilo in Croazia si sono sviluppate esclusivamente per le pressioni dei negoziati di accesso all’Unione europea. Non è un ambito che si è sviluppato perché è stato riconosciuto dalla società croata come importante, né si è cercato con qualità e determinazione di adeguare le direttive dell’Unione europea al nostro contesto.
Francesca Rolandi
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