Approfondimenti: Che ne è stato dell’Emergenza Nord Africa?



Nel mese di febbraio del 2011, il Governo dichiarò lo stato di emergenza umanitaria sul territorio nazionale, in relazione all’eccezionale afflusso di persone provenienti dal Nord Africa devastato dagli scontri tra opposte fazioni. Da quel momento sino al maggio dell’anno in corso sono stati registrati quasi 65.000 migranti sbarcati in Italia, dove attualmente ne restano poco più di 26.000. Qualcuno parlò addirittura di “invasione”, fomentando tensioni e paure che- alla fine- sono risultati immotivati: i problemi verificatisi non sono stati così diversi da quelli registrati negli anni passati.


Ma chi sono e dove sono oggi tutte queste persone? La maggior parte di loro sono uomini e donne che vivevano e lavoravano in Libia, dove erano arrivati fuggendo dai loro paesi d’origine (Nigeria, Somalia, Mali, Ghana, Somalia, Togo…) con la speranza di una vita migliore. Quando sono iniziati gli scontri tra le milizie di Gheddafi e i suoi oppositori si sono ritrovati “pizzicati” in mezzo ai due contendenti che, entrambi, li consideravano nemici. A quel punto non è rimasta altra alternativa che un’ennesima fuga verso un paese dove potersi costruire un futuro. Tra quelli che sono rimasti, oggi poco più di 18.000 sono suddivisi nei centri di accoglienza diffusa organizzati nelle Regioni, altri 7.000 nei centri CARA e Mineo mentre i quasi 1700 minori non accompagnati sono ospitati nei centri accreditati sparsi sul territorio nazionale.

Anche noi del Centro di Solidarietà di Genova abbiamo aderito alla richiesta della Regione Liguria, accogliendo sia minori non accompagnati, sia adulti inseriti nell’Emergenza Nord Africa. Abbiamo iniziato nel mese di aprile 2011 accogliendo 10 minori richiedenti asilo nell’ambito delle nostre comunità Tangram e Samarcanda, poi sono arrivati un gruppo di uomini e donne provenienti dall’area maghrebina, infine una nutrita schiera di uomini originari della Nigeria e della Somalia, in totale sono “approdati” al Centro una cinquantina di migranti e attualmente, tra adulti e minori, seguiamo 25 persone che hanno fatto domanda di protezione internazionale. Il nostro lavoro di questi mesi mirava sostanzialmente a questi obiettivi: la regolarizzazione della loro presenza in Italia, l’apprendimento della lingua, orientarli e accompagnarli nella conoscenza delle risorse territoriale a cui accedere per il loro inserimento nella nuova realtà, prepararli e supportarli per le audizioni presso la commissione territoriale e gli eventuali ricorsi ad esiti negativi.

Dietro ai numeri e alle azioni elencate sopra, come per tutti i nostri servizi, ci sono comunque delle persone con le loro storie, sofferenze, emozioni e aspettative; ed è di alcune di queste che voglio parlare.

In ordine cronologico inizio da Faith, una ragazza nigeriana che al suo arrivo a Lampedusa ha perso di vista il marito che era su una barca diversa. Lei è al 2° mese di gravidanza, il viaggio avventuroso non le ha sicuramente giovato, ma è giovane e sana , la mettiamo subito in contatto con una ginecologa per eseguire una batteria di test clinici i cui esiti tranquillizzano tutti. Il passaggio successivo è l’individuazione di una struttura più idonea al suo stato (noi abbiamo accolto le persone in quattro appartamenti dove non c’è un controllo sulle 24 ore), e contemporaneamente la ricerca del marito. Dopo un mese circa dal suo arrivo viene trasferita in una struttura che accoglie nuclei familiari e ha iniziato le pratiche per ricongiungersi al marito. Attualmente la coppia è riunita in un campo nel sud della penisola.

Kinsley, anche lui originario della Nigeria. In Libia lavorava in proprio come imbianchino e la moglie gestiva una lavanderia. Quando sono costretti a scappare perdono tutto, non possono tornare in Nigeria dove rischierebbero la vita per questioni di odi tribali. Anche loro si perdono perché imbarcati su differenti natanti e in Italia vengono dirottati in due diverse regioni : lui in Liguria e lei in Lombardia. Fortunatamente riescono a contattarsi telefonicamente, si iniziano le pratiche per la loro riunione in un unico progetto. Nel frattempo, lui guadagna qualche soldo con una borsa lavoro e si incontrano ogni tanto. Durante uno di questi incontri lei rimane incinta, entrambi hanno fatto l’audizione in commissione e ad entrambi viene dato il diniego (ossia la Commissione non ritiene che le loro storie siano congrue alla concessione di un qualche tipo di protezione). Mentre vengono fatti i ricorsi si cerca una struttura che possa accoglierli entrambi. La burocrazia italiana non aiuta in questo e, nel frattempo, nasce la loro figlia molto in anticipo rispetto ai tempi per cui viene ricoverata a Milano. Finalmente si sblocca la pratica della riunificazione, c’è la struttura disposta ad accoglierli ma la bambina è intrasportabile. Loro affrontano con fede questa situazione sperando che il loro ricorso venga accettato, anche per poter offrire alla figlia le cure di cui necessita.

Emmanuel, è un ragazzone alto e robusto, per questo viene inserito in un gruppo di adulti e solo all’arrivo a Genova si scopre che è minorenne. Viene spostato in una delle due comunità per minori non accompagnati, si impegna moltissimo a scuola e impara l’italiano abbastanza bene, fa teatro e socializza anche con alcune persone che frequentano la chiesa anglicana di Genova. Lui ha la possibilità di essere seguito fino al raggiungimento della maggiore età e sta proseguendo il suo percorso di integrazione.

Augustine è appena maggiorenne, è scappato dalla Nigeria perché cristiano e perseguitato dai seguaci di una setta. E’ stato ospitato di uno zio in Libia, quando sono scoppiati i disordini è stato incarcerato per tre mesi insieme ad altri immigrati, infine liberato dal carcere ed imbarcato a forza come indesiderato. Carattere molto schivo non ha mai legato molto con gli altri, a giugno ha utilizzato la possibilità del rimpatrio assistito, accordandosi con la madre e la sorella per trovarsi in una città che non fosse quella da cui era dovuto fuggire. Siamo rimasti in contatto via internet, non è completamente tranquillo ma contento di essere con la mamma e la sorella.

Nick è un omone nigeriano con un carattere mite e una grande voglia di imparare ed inserirsi. Ha una storia pesantissima alle spalle di persecuzioni (anche lui è cristiano) e violenze di ogni tipo. Nei primi tempi da noi non riusciva a dormire, gli viene diagnosticato un disturbo post traumatico da stress e inizia una terapia psichiatrica. Viene inserito in una attività lavorativa tramite una borsa-lavoro e prende contatti con la comunità che frequenta la chiesa anglicana di Genova. Nel mese di settembre riceve la notizia: è il primo nigeriano inserito nell’Emergenza N.A. a cui, a Genova, viene riconosciuto lo status di asilo politico e un permesso di soggiorno di 5 anni.

Tra le altre persone che seguiamo nei nostri appartamenti, un altro ragazzo somalo ha ricevuto il permesso di 5 anni, quattro giovanissimi somali il permesso per 3 anni e un altro profugo il permesso umanitario per un anno, 4 hanno avuto il diniego e proposto ricorso alla sentenza, tutti gli altri sono in attesa della risposta dalla commissione.

Per concludere, mi preme ricordare che al 31 dicembre terminerà il progetto Emergenza Nord Africa, lo Stato ha impegnato parecchi soldi, tutti gli Enti- pubblici o del Terzo settore- coinvolti in prima persona nell’accoglienza hanno lavorato al meglio per favorire l’integrazione di queste persone, tutta questa profusione di risorse,però, rischia di produrre risultati minimi dovuti in parte alla situazione di crisi economica in cui versa il paese ma , soprattutto, direi che la colpa va ricercata nell’esasperante lentezza degli apparati dovuti ad una burocrazia esasperante. Pensare che ci sono persone che rischiano di avere la risposta della commissione quando il progetto sarà finito, senza questa risposta non possono avere una possibilità lavorativa con tutto quello che ne consegue… è avvilente per coloro che hanno operato al massimo delle loro possibilità in questo anno e mezzo.

Mi rimane un’ultima, amara riflessione: i politici, invece di occuparsi dei propri interessi, dovrebbero impegnare tempo e risorse intellettuali per fare in modo che l’Italia torni ad essere un paese in cui la vita non sia una lotta continua per i vecchi e i nuovi cittadini del nostro Paese e dove le leggi siano fatte per favorire le persone e non per complicare loro la vita.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

 

Minori Stranieri Non Accompagnati © 2015 - Designed by Templateism.com, Plugins By MyBloggerLab.com