A Roma ha compiuto il primo anno di attività “A 28″, il primo centro notturno italiano per minori stranieri non accompagnati che attraversano l’italia diretti verso il Centro e il Nord Europa. Aperto dall’Ong Intersos con la collaborazione di Save the Children Italia e della cooperativa sociale Civico Zero, il servizio ha già accolto 600 ragazzi, che non si fermano più di 15 giorni.
Strano Paese, l’Italia: capace di respingere a tempo di record in Grecia minori non accompagnati e richiedenti asilo (v. notizia precedente).
Ma anche capace di mettere in campo, con professionalità e risorse del privato sociale (e private), servizi a bassa soglia per categorie di utenti “invisibili”, mal raggiunti da altri servizi: come nel caso di “A 28”, il primo centro notturno d’emergenza italiano per minori stranieri non accompagnati.“Fermati un poco…”
La struttura, aperta poco più di un anno fa dall’Ong Intersos con la collaborazione di Save the Children Italia e della cooperativa sociale Civico Zero, ha sede in via Aniene 28, a Roma, e ospita ogni notte fino a 24 minori, in particolare afghani “in transito”. L’obiettivo del servizio: offrire a questi ragazzi un luogo protetto, alternativo alla strada, ma anche informazioni sui loro diritti, per dar loro l’opportunità di prendere decisioni un minimo consapevoli, cioè di «decidere, in un ragionevole arco di tempo e con il sostegno educativo dello staff, se accettare l’accoglienza e la protezione dell’Italia o proseguire il viaggio verso i paesi del Nord Europa», come spiega Intersos Italia.
A partire dal dicembre 2011 “A 28” ha offerto riparo e protezione notturna a circa 600 ragazzi, che oltre a usufruire dei servizi di base (igiene personale, lavaggio abiti usati e distribuzione di abiti nuovi), hanno potuto raccontare a educatori professionali e a mediatori culturali la loro esperienza di adolescenti in viaggio e il loro mondo interiore. Senza questo spazio di “sosta”, secondo Intersos, di questi 600 ragazzi «non si sarebbe mai trovata traccia né nelle banche dati istituzionali, né tantomeno nelle case famiglia accreditate con gli enti locali».
Tempi brevi (e quasi brevi)
L’età media dei minori ospiti è di 15 anni e la loro permanenza media all’interno del centro è di 9 giorni. «Una parte cospicua dei minori si ferma per poco tempo (da una a cinque notti), mentre ce n’è un’altra, altrettanto consistente, il cui periodo di permanenza è più ampio, tra i 9 e i 15 giorni: si tratta di minori che non riescono a partire e che talvolta rimangono bloccati in Italia. I fattori critici che determinano l’immobilità di questi ragazzi possono essere i più disparati, dalla variabilità delle alternative indicate dai trafficanti, sia come rotte sia come modalità di partenza (treno, aereo, auto usate come taxi collettivi), alla disponibilità economica dei minori stessi: in pochi partono dalla Grecia con denaro a sufficienza per ripartire subito. Al contrario, la maggior parte dei minori aspetta che la famiglia nel Paese d’origine o un parente (in Iran, o talvolta nel paese di destinazione) invii i soldi necessari. Stando a quanto riferito da alcuni minori, spesso i tempi si dilatano a causa delle difficoltà della famiglia nel raccogliere la somma necessaria. In alcuni casi i minori hanno riferito di avere esaurito la loro disponibilità economica a causa di furti o truffe da parte di adulti o degli stessi trafficanti».
Meno ricattabili
«Siamo ancora distanti dal decodificare tutte le variabili del fenomeno e le dinamiche di questi flussi migratori – continuano gli operatori –, ma sicuramente la protezione che questi ragazzi trovano al loro arrivo a Roma rende la loro ripartenza meno impellente e loro stessi meno ricattabili. Tutto ciò consente da un lato di effettuare scelte più oculate rispetto al Paese di destinazione e alle modalità di partenza, dall’altro di esercitare meno pressione sui familiari che devono finanziare il loro viaggio; inoltre favorisce nei minori un atteggiamento di relativa serenità e ascolto nei confronti degli operatori i quali, a loro volta, “approfittano” di questa disposizione e con maggiore facilità riescono a fornire informazioni e orientamento legale».
Il centro notturno “A 28” è stato finanziato da Enel Cuore Onlus, Nando Peretti Foundation, InfoCamere e Ikea Italia. Sempre a Roma, la cooperativa Civico Zero gestisce l’omonimo centro diurno di Save the Children per minori immigrati.
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