Regolamento di Dublino, un fallimento lungo dieci anni


Le famiglie sono separate, le persone vengono lasciate senza mezzi di sostentamento o detenute e l’accesso alla procedura d’asilo non è sempre garantito. È il fallimento del regolamento di Dublino, che identifica lo Stato europeo competente per la decisione su una domanda d’asilo. Ieri ha compiuto dieci anni.
A tracciare un bilancio così negativo sono Forum Réfugiés-Cosi, ECRE, l’ Hungarian Helsinki Committee, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e altri partner nazionali, che per il decennale (“c’è poco da festeggiare”, dicono) hanno pubblicato uno studio sull’applicazione del regolamento in Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Slovacchia, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Si intitola The Dublin II Regulation: Lives on Hold
Tante le storie raccolte. C’è un padre ceceno separato dal suo bambino appena nato dalle autorità austriache. Mentre il bambino è stato riconosciuto rifugiato in Austria, il padre è stato mandato in Polonia sotto il Regolamento Dublino
. La richiesta del padre per il ricongiungimento familiare in Polonia è stata rifiutata dalle autorità austriache e così il padre è rimasto separato da sua moglie e dal figlio a causa dell’applicazione meccanica del sistema.
O la vicenda di una famiglia Irachena di richiedenti asilo il cui allontanamento imminente dalla Bulgaria alla Grecia – nel quadro dell’accordo di riammissione tra i due Paesi – è stato impedito solo attraverso l’intervento dei tribunali nazionali ed il coinvolgimento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha temporaneamente bloccato il trasferimento.
Kazim, afghano, ha viaggiato invece dalla Germania alla Svezia, dove le autorità hanno richiesto alla Germania di riprenderlo. La Germania ha accettato la responsabilità di esaminare la sua richiesta di asilo, che è stata respinta dalle autorità in quanto manifestatamene infondata a causa dell’assenza di Kasim al colloquio e della mancanza di una spiegazione ragionevole per tale assenza. In realtà, si trovava ancora in Svezia dato che le autorità svedesi lo hanno espulso due settimane dopo la data del colloquio.
Il rapporto spiega che la maggioranza delle persone rinviate in un altro paese sotto il Regolamento Dublino sono effettivamente ritornate nel primo stato in cui sono entrate irregolarmente in Europa. E denuncia che i richiedenti asilo della Procedura Dublino sono frequentemente trattati come “persone di serie B” che godono di meno diritti in termini di condizioni di accoglienza.
Ogni volta che ci sono carenze nella capacità di alloggio per i richiedenti asilo, chi è sotto la procedura Dublino è spesso il primo ad esserne colpito. L’accesso all’alloggio in alcuni Stati Membri non è assicurato e alcuni richiedenti asilo sono costretti a prendere misure drastiche quali ricorrere ai tribunali per accedere all’abitazione o addirittura la costruzione di alloggi di fortuna.
Meno della metà dei trasferimenti concordati sotto Dublino sono realmente portati a termine, il che suggerisce il fatto che ci sia molta burocrazia sprecata. Tuttavia, nessun dato completo sul costo finanziario dell’ applicazione del Regolamento Dublino è stato mai pubblicato.
Secondo i promotori del rapporto, “la futura adozione del Regolamento Dublino III contiene delle significative aree di miglioramento, come il diritto ad un colloquio personale, ma mantiene i principi alla base del Sistema Dublino e non affronterà tutte queste carenze. L’applicazione del Regolamento richiederà uno stretto monitoraggio da parte della Commissione Europea al fine di assicurare la sua corretta implementazione da parte di tutti gli Stati Membri”.
Infine, scrivono ancora il Consiglio Italiano per i Rifugiati e le altre associazioni, “i principi alla base del regolamento Dublino debbono essere rivisti in maniera strutturale per disegnare un sistema più equo e umano che consideri il caso individuale dei richiedenti asilo e le loro connessioni con particolari Stati Membri, e quindi favorisca le loro prospettive di integrazione in Europa”.
Caritas Italiana – Ufficio Immigrazione
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