Diffuso il 6° Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, a cura del Gruppo CRC, alla presenza del Ministro per il lavoro e le Politiche Sociali, Enrico Giovannini, e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora. Necessario l’impegno immediato del nuovo Governo.
Povertà ma non solo tra i principali problemi dell’infanzia in Italia. Solo il 14% della popolazione sotto i tre anni risulta presa in carico da parte degli asili nido pubblici. Appena un quarto delle scuole in regola con certificazioni. Ben 29.309 persone di minore età vivono al di fuori della propria famiglia d’origine.
L’intensità della povertà, che misura di quanto in percentuale la spesa media delle famiglie povere è al di sotto della soglia di povertà, nel 2011 è risultata pari al 21,1%, mentre nel Mezzogiorno è del 22,3%. Le situazioni più gravi si osservano tra i residenti in Sicilia (27,3%) e Calabria (26,2%), dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. In condizione di povertà relativa soprattutto le famiglie più numerose: il 28,5% delle famiglie con cinque o più componenti, che diventa il 45,2% fra le famiglie che risiedono al sud.
Al contempo, continuano a diminuire i fondi: le risorse destinate all’infanzia e all’adolescenza per le 15 città riservatarie sono passate dai 43,9 milioni di euro del 2008 ai 39,6 del 2013, mentre il fondo straordinario per la prima infanzia è passato dai 100 milioni del 2008 a zero.
Questi alcuni dei dati che emergono dal 6° Rapporto CRC, cui hanno contribuito 113 operatori delle 82 associazioni coordinate da Save the Children che appartengono al Gruppo e che ormai dal 2001 continua con l’impegno assunto di fornire un aggiornamento puntuale dell’attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese. il rapporto è stato illustrato oggi da Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo, in una conferenza stampa alla presenza del Ministro per il lavoro e le Politiche Sociali, Enrico Giovannini, del Vice Ministro Maria Cecilia Guerra e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora.
“La pubblicazione del 6° Rapporto CRC avviene all’inizio di una nuova legislatura e all’avvio del lavoro del nuovo esecutivo, con l’auspicio che i neo Ministri possano trarre spunto dalle raccomandazioni e dall’analisi contenuta per sanare alcune criticità del nostro sistema e che i diversi livelli istituzionali riescano a rimettere i diritti dell’infanzia al centro dell’agenda politica. – ha commentato Arianna Saulini di Save the Children e Coordinatrice del Gruppo CRC - In positivo si evidenzia l’operatività dell’autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza: il 2012 è stato infatti il primo anno in cui in Italia è stata presente tale figura”.
“Con il 6° Rapporto CRC è stata effettuata un’attività di monitoraggio che fornisce una chiara fotografia sulle necessità e i problemi dell’infanzia nel nostro Paese, sull’attuazione o la violazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti presenti in Italia e le zone d’ombra che emergono sono numerose. Per contro si sta assistendo ad un progressivo abbattimento delle risorse e una carenza di attenzione per strumenti fondamentali per garantire un welfare a misura di bambini, come il Piano nazionale infanzia, che continua ad essere adottato in maniera discontinua o senza copertura finanziaria adeguata, o per organismi come l’Osservatorio nazionale per l’infanzia dell’adolescenza che ha concluso il suo mandato alla scadenza prevista, nel novembre 2012 e non è stato rinominato”, conclude Arianna Saulini.
Diritto alla cittadinanza: la necessità di una riforma normativa e di una chiara informazione
I minori di 18 anni nati in Italia da cittadini stranieri sono ormai poco più di 500.000. I minori rappresentano il 23,9% dei 3.637.724 cittadini non comunitari, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente (21,5%,. Tali dati indicano una presenza sempre più radicata nel nostro Paese di minori nati sul territorio italiano da genitori stranieri e pertanto il Gruppo CRC raccomanda l’attuazione di una riforma della Legge 91/1992 che garantisca percorsi agevolati di acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia e per i minori arrivati nel nostro Paese in tenera età.
I minori fuori dalla propria famiglia di origine
Dai dati statistici risulta che, rispetto all’anno precedente, nel 2011 sono aumentate sia le sentenze di adottabilità sia quelle di adozione nazionale: sono stati infatti dichiarati adottabili 1.251 minorenni (erano 1.177 nel 2010); sono stati pronunciati 965 affidamenti preadottivi (776 nel 2010) e 1.016 adozioni legittimanti (932 nel 2010). Resta quindi ogni anno una percentuale di minorenni che, pur essendo adottabili, non vengono adottati.
Dei 29.309 minorenni che al 31/12/2010 (3) erano ancora in affidamento familiare o in collocamento in comunità in Italia, il 7% - pari ad oltre 2.000 bambini e ragazzi - era in attesa di adozione. Un dato che fa emergere la realtà italiana di quei minorenni che, probabilmente perché grandi o con disabilità, non vengono adottati, malgrado le oltre 11.665 domande di adozione nazionale presentate nello stesso anno.
L’attuale sistema di welfare italiano evidenzia un grave disinvestimento nell’ambito delle politiche e degli interventi di sostegno, accompagnamento e riattivazione della famiglia d’origine, a causa dei tagli nei servizi tutela dell’ente pubblico. La progressiva riduzione degli interventi di prevenzione, di cura della comunità locale, di implementazione della coesione e delle reti sociali, dà origine ad interventi tardivi, spesso emergenziali e segnati da grave disagio socio-relazionale, la cui “presa in carico” avviene quasi esclusivamente a seguito di un provvedimento del Tribunale per i Minorenni. Si sottolineano, inoltre la situazione di abbandono istituzionale, che attualmente coinvolge ragazzi e ragazze neomaggiorenni, e i tempi eccessivamente lunghi dell’Autorità Giudiziaria Minorile nell’assunzione delle decisioni e dei provvedimenti a tutela del superiore interesse del minorenne e la mancanza di dati sui minori fuori famiglia.
Troppi parti chirurgici non tutelano la naturalezza della nascita
Nel nostro Paese si ricorre ancora troppo frequentemente ai parti chirurgici. Anche se purtroppo i dati relativi al numero di parti cesarei (TC) effettuati in Italia risalgono al 2009, si segnala che più di un quarto dei parti avviene chirurgicamente, nello specifico il38%: il 23,6% in Toscana, il 52,6% in Sicilia e il 59,6% in Campania. Le percentuali sono superiori rispetto alla media europea (26,8%) e soprattutto alla soglia del 15% che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino.
Il diritto all’educazione fin dalla prima infanzia e la sicurezza degli istituti
Il diritto all’educazione dei bambini da tre a sei anni trova risposta in una normativa nazionale, che la riconosce come parte del sistema dell’istruzione e ne definisce le norme generali e i livelli essenziali, così come il titolo di studio del personale insegnante. Diversa la situazione per la fascia 0-3 anni: al 31/12/2011 la percentuale di presa in carico complessiva della popolazione sotto i tre anni da parte dei servizi a titolarità pubblica (asili comunali, privati convenzionati o sovvenzionati dal settore pubblico (4) era pari al 14%, largamente inferiore al 33% auspicato dalle autorità europee (5). I diritti dei bambini sono ulteriormente minacciati in molti Comuni dalla richiesta alle famiglie di una maggiore compartecipazione alla spesa del servizio, che, a fronte delle attuali difficoltà economiche, causa una diminuzione delle iscrizioni.
Per quanto riguarda gli aspetti di carattere strutturale, la situazione permane estremamente grave: solo un quarto delle scuole è in regola con le tre certificazioni, di agibilità statica, igienico-sanitaria e di prevenzione incendi che risultano presenti nel 24% delle scuole monitorate.
Alcol, droga e gioco d’azzardo: rischi collegati al disagio sociale
Il consumo problematico, l’abuso e la dipendenza delle sostanze psicoattive, illegali e legali, mostra nel corso del 2012 sembrano concentrarsi in alcune fasce specifiche di utilizzatori minorenni, su cui convergono povertà economico-sociali, sofferenze psichiche individuali e difficoltà d’ordine relazionale. In particolare sembrano maggiormente a rischio: i minori in cui l’abuso si associa con disturbi della condotta, disturbi del comportamento alimentare, o con altre forme di sofferenza psichica; minori figli di persone alcoldipendenti e tossicodipendenti; minori appartenenti a nuclei familiari multiproblematici, spesso collocati in contesti degradati, in cui al rischio del consumo si associa spesso il rischio di “arruolamento” nello spaccio (i minori ristretti negli istituti di pena con diagnosi di “abuso di sostanze psicoattive illegali” erano 860 nel 2010, per la grande maggioranza di nazionalità italiana); minori stranieri non accompagnati che intraprendono percorsi come “pusher”.Per quanto riguarda l’alcol, si segnala l’aumento tra i giovani (14-24 anni) del consumo di bevande alcoliche fuori pasto. In modo considerevole stanno aumentando le cosiddette dipendenze comportamentali, tra cui quella da gioco d’azzardo. Si stima che l’impennata dell’offerta di gioco d’azzardo nel corso del primo decennio del 2000, abbia indotto dipendenza in almeno il 2% dei giocatori, tra cui alcune migliaia di minorenni.
L’Assistenza neuro-psichiatrica infantile non è adeguata
Restano insufficienti le risorse e la presa in carico territoriale per i disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza.. In Italia la patologia psichiatrica rimane quella maggiormente negletta, in particolare in adolescenza, sia nell’ambito della diagnosi precoce sia in quello della gestione delle emergenze. La maggior parte dei ricoveri psichiatrici in adolescenza avvengono per disturbi della condotta, abuso di sostanze o di alcool, gravi disturbi d’ansia e disturbi del comportamento alimentare. Dei 382 letti di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPI), sono solo 79 quelli disponibili per acuzie psichiatriche e solo un terzo dei ricoveri ordinari avviene in reparti di neuropsichiatria infantile, mentre gli altri avvengono in reparti inappropriati.
L’urgenza di un Piano Nazionale Infanzia e della Commissione Parlamentare Infanzia
Questi sono solo alcuni argomenti trattati, il 6° Rapporto CRC fornisce un quadro generale dell’andamento delle politiche per l’infanzia, entrando nello specifico di molti aspetti (sono 51 i paragrafi/temi di cui si compone), esaminate da coloro che tutti i giorni lavorano con e per i bambini/ragazzi ed avendo come punto di riferimento il superiore interesse del minore.
“ Stiamo vivendo un momento molto delicato per le politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza, che non deriva solo dalla crisi economica” commenta Arianna Saulini Coordinatrice e portavoce del Gruppo CRC. “Chiediamo un impegno concreto al nuovo esecutivo ed al neo Parlamento affinchè, partendo da un monitoraggio delle risorse e delle azioni implementate, si agisca al più presto sulle aree di criticità segnalate nel Rapporto”.
“Promozione degli affidamenti familiari, con lo stanziamento di finanziamenti adeguati, investimenti sui servizi educativi destinati alla prima infanzia che garantiscano un’educazione prescolare su tutto il territorio nazionale, con livelli essenziali in termini qualitativi e quantitativi, una normativa più restrittiva in materia di limitazione della pubblicità di bevande alcoliche e di gioco d’azzardo: questi solo alcuni degli interventi che il Gruppo CRC chiede al Governo e al Parlamento. Senza dimenticare però che è urgente l’adozione di un “Piano Nazionale Infanzia” e la nomina della Commissione Parlamentare Infanzia, che potranno essere utili strumenti per il Governo appena insediatosi.”
savethechildren.it
È possibile scaricare il 6°Rapporto CRC completo dal sito: www.gruppocrc.net
È possibile scaricare il 6°Rapporto CRC completo dal sito: www.gruppocrc.net