Unicef, in 6 mesi arrivati in Italia più di 12mila minori, il 93% ha viaggiato da solo

Secondo un nuovo studio commissionato dall'UNICEF e realizzato da REACH*, i minorenni migranti che giungono in Europa provenienti dall'Africa prendono la decisione di lasciare casa di propria iniziativa, e non necessariamente con l'intenzione di raggiungere l'Europa.

Per la maggior parte di essi, sono i traumi e gli abusi sistematici a cui hanno assistito o che hanno subito durante la permanenza in Libia a portarli alla fuga verso l'Europa e a spingerli a intraprendere la rischiosa traversata del Mediterraneo Centrale.

Il 75% dei minorenni rifugiati e migranti intervistati in Italia dall'indagine prendono la decisione di mettersi in viaggio da soli.

Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest'anno, addirittura il 93% ha viaggiato da solo.

Per questi ragazzi, il viaggio può richiedere due anni o più.

Una delle motivazioni principali fornite riguardo alla fuga dal paese di origine è la violenza domestica, ma anche le privazioni e i conflitti.

Il matrimonio infantile è stato indicato come la motivazione principale da un quinto delle minorenni intervistate.


Il viaggio dei minorenni verso l'Europa è stato spesso frammentato e la loro destinazione mutata lungo la strada.

«Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è che esso mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono più complesse rispetto a quelle identificate in precedenza, e che i fattori di attrazione che li portano verso l'Europa sono minori di quanto previsto» commenta Afshan Khan, Direttore UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale.

L'inferno della Libia, la fuga verso l'Europa
Lo scopo dello studio, frutto della partnership fra UNICEF e REACH, è di fornire ai responsabili politici, alle organizzazioni partner e ai governi informazioni su cosa porti i minorenni a scappare dai loro paesi e dalle loro case.

Le interviste sono state condotte nelle due principali porte d'Europa – Italia e Grecia – su un campione di 850 minorenni fra i 15 e i 17 anni.

Tutti i bambini rifugiati e migranti in Italia hanno dichiarato che il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatica del loro viaggio via terra.

Circa metà di loro (47%) ha dichiarato di essere stata sequestrata a scopo di estorsione in Libia, e un minorenne su 4 (23%) ha dichiarato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse.

La maggioranza di essi proviene da diversi paesi dell'Africa subsahariana, ma alcuni anche da regioni ben più lontane, come il Bangladesh.

«Per coloro il cui scopo era esplicitamente quello di arrivare nel continente, l'attrattiva dell'Europa era la possibilità di migliorare la propria istruzione, vedere rispettati i propri diritti e avere successo nella vita»prosegue Afshan Khan. «Tuttavia, una volta raggiunta l'Europa, la realtà è tristemente diversa e le loro aspettative sono frustrate».

L'indagine condotta in Grecia ha dimostrato che per un terzo dei genitori o tutori di minori migranti e rifugiati cercare un'istruzione migliore per i loro bambini è stata la motivazione principale per cui hanno lasciato i loro paesi per recarsi in Europa.

Tuttavia, l'indagine rivela anche che sia in Italia che in Grecia le procedure troppo lunghe e confuse spingono molti ragazzi ad abbandonare i sistemi di accoglienza, perdendo così la possibilità di frequentare una scuola ed esponendoli ad alti rischi di abuso e sfruttamento.

Grecia e Italia, due modelli migratori radicalmente diversi
Come sottolineato dallo studio, il profilo dei bambini arrivati in Italia e in Grecia varia significativamente.

I minorenni in Italia hanno tendenzialmente deciso di migrare soli e di affrontare in questo modo il viaggio. La maggior parte sono maschi, non accompagnati, tra i 16 e i 17 anni.

I minorenni in Grecia hanno tendenzialmente preso la decisione insieme alle famiglie e quindi di arrivare insieme (il 91% dei minorenni intervistati). Qui la distribuzione tra i generi è omogenea e i minorenni appartengono a tutti i gruppi di età.fonte UNICEF

Scarica il REPORT


*REACH: è un’iniziativa congiunta di due ONG internazionali – ACTED e IMPACT Initiatives – e UNOSAT/UN Operational Satellite Applications Programme



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